8~ «Tu sei il mio alzatore.»

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Era il loro secondo anno di superiori, e Hinata e Kageyama si erano appena messi insieme.

Era insolito vederli: si azzuffavano come loro consuetudine, ma ogni tanto li si poteva intravedere confabulare, con le guance arrossate, timidi, impacciati.

Durante gli allenamenti erano più uniti che mai: Hinata volava per il campo come una scheggia, quando saltava fendeva l'aria e si innalzava nel cielo.
Kageyama non si sarebbe mai stancato di quella vista.

«Oi, Hinata!» lo apostrofò un pomeriggio, durante una pausa.

Il rosso smise di bere, si asciugò le labbra con la manica e si avvicinò al compagno, in attesa.
Lo strano impulso di baciarlo si fece strada dentro Kageyama: ancora non aveva avuto il coraggio di fare quel passo, anche quando ogni fibra del suo essere gli gridava di abbassare il viso e farlo, senza starci a pensare troppo.
Ogni volta desisteva.

«Cos'era quella ricezione schifosa di prima?» gli chiese invece, scorbutico come sempre.
Hinata fece una smorfia.

L'altra squadra aveva con sé Nishinoya, già era tanto che Hinata fosse riuscito a tenerla in gioco così a lungo.

«Ehi, Re, non credi di essere troppo severo con il tuo fidanzatino?» ghignò Tsukishima, facendo ridere Tanaka.

Kageyama avvampò, Hinata invece fulminò il biondo:«Almeno lui il ragazzo ce l'ha!» lo difese.

L'alzatore pensò che a breve sarebbe collassato: Shoyou riusciva a dire certe cose con naturalezza, totalmente a proprio agio con i sentimenti.
Lui a stento riusciva a trattarlo come prima, senza scappare per l'imbarazzo.

La replica di Hinata mise a tacere Tsukki, per una volta.
«Comunque, vedrò cosa posso fare.» si rivolse poi a Kageyama, riferendosi alla ricezione.

L'alzatore annuì, ammutolito dalla forza che Hinata sprigionava ogni giorno più del precedente.

Ripresero la partita, non compiendo azioni straordinarie finché Tanaka, nella squadra avversaria, non schiacciò una diagonale strettissima.

Con un istinto animale, Hinata si posizionò sulla sua traiettoria, gli occhi che brillavano, immobili.
Ricevette la palla non senza difficoltà, spedendola a Kageyama che la alzò ad un primino, segnando.

Finita l'azione, Hinata sollevò il pugno al cielo, sorridendo, contento:«Oi, Kags, hai visto? Hai visto, vero?» gli chiese, ridacchiando, soddisfatto.

Il cervello di Kageyama si era fermato al nomignolo "Kags".
«B-boke...» balbettò, arrossendo.

«Shoyou! Nice receive!» si complimentò Noya, alzando il pollice in direzione del rosso, che si gonfiò d'orgoglio.
Si avvicinò a Kageyama e gli diede una pacca giocosa sulla spalla:«Perfino Noyassan mi ha fatto i complimenti, baka» gli sussurrò.

Finiti gli allenamenti ( anche quelli extra, durante i quali Hinata convinceva puntualmente Kageyama ad alzargli la palla fino a quando scendeva la sera), si ritrovarono solo loro due a cambiarsi, nello spogliatoio.

«Kags, domani che lezioni hai?» domandò Hinata, finendo di infilarsi la maglietta e aspettando l'altro.
«"Kags"?» si decise finalmente a chiedere il corvino, arrossendo appena.

Il rosso sgranò gli occhi, portandosi un dito al mento, pensieroso:«É...un nomignolo. Le coppie lo fanno, sai? E poi, volevo vedere come mi suonava sulle labbra.» spiegò.

Kageyama non sapeva cosa facessero le coppie. Non sapeva se ci fosse un manuale, o una lista di regole da seguire.
L'unica cosa che sapeva era che con quelle labbra non voleva solo far suonare un nomignolo.

Era sul punto di baciarlo.
Ora lo sapeva.
Il punto di non ritorno: lo stava per superare.

Ma proprio quando fu a pochi centimetri dalla bocca di Hinata, si immobilizzò.
Una marea di incertezze lo travolse, una marea di dubbi: non aveva abbastanza coraggio.

Si scostò da Hinata, scusandosi con lo sguardo.
Il rosso non sembrò darci troppo peso: gli prese la mano, ed insieme uscirono dallo spogliatoio.
Mentre Kageyama chiudeva, Hinata osservava in alto, in silenzio, pensieroso.

Ad un tratto, alzò la mano verso il cielo buio.
«Che stai facendo?» gli chiese l'alzatore.

«Ti stancherai mai di alzare per me, Kags?» gli domandò lo schiacciatore.

La luna rendeva i suoi capelli quasi violacei, la sua pelle era candida, le sue labbra sembravano morbide.
Gli occhi scintillavano come le stelle.

«Alzerò sempre per te, Hinata. Anche se il pallone fosse fatto di ferro, lo alzerei per te.» gli confidò, continuando ad osservarlo.

Le labbra del rosso si curvarono verso l'alto. Chiuse le mani a pugno, come se potesse raccogliere le stelle nel palmo della sua mano.

«E tu...tu schiaccerai sempre?» chiese Kageyama.

La paura di essere lasciato solo ancora non l'aveva abbandonato.
Ancora ripensava, ogni tanto, ai fantasmi della sua partita delle medie, quando la squadra gli aveva voltato le spalle e nessuno aveva schiacciato la palla.

La risata di Hinata fu simile ad un ansito.
«Ovviamente, Kags. Sarò grato per ogni palla che mi verrà alzata, e la schiaccerò. E poi, tu...» si interruppe, voltandosi completamente verso Kageyama.

Il cuore del corvino prese a battergli forsennatamente nel petto.
Avrebbe voluto così tanto fare quel passo, ma non ci riusciva.
C'era qualcosa che lo bloccava, lo immobilizzava, lo paralizzava.

«...tu sei il mio alzatore.» concluse, con una sincerità disarmante, spazzando via ogni reticenza di Kageyama.

Non esitò più.
Afferrò Hinata per il colletto e lo avvicinò a sé, abbassando il viso e premendo le sue labbra su quelle del rosso.

Non baciarlo era stato un male fisico.
Hinata si alzò in punta di piedi, circondandogli il collo e tirandolo giù.

Era una sensazione paradisiaca.
Lo splendore della luna, la morbidezza dei petali di rosa, il profumo dei fiori di ciliegio: nulla poteva competere con quella sensazione.

Profumava di arancia e zucchero, e da quel momento in poi, Kageyama gli avrebbe per sempre associato quell'odore.

Hinata lo stava travolgendo.
I soli cinque sensi non bastavano per sentirlo completamente.

Il rosso sorrise contro le sue labbra, lasciandosi sfuggire un risolino che lo lasciò senza fiato.
Come aveva fatto a resistergli per tutto quel tempo?
Come poteva, ora che sapeva, limitarsi?

Avrebbe continuato per ore: non sentiva più il freddo della notte, la fiamma di Hinata bastava a scaldarlo e ad accenderlo.

Il rosso si scostò appena, le labbra rosse di baci, gli occhi grandi e splendenti.
Sorrideva.
Sorrideva nel modo in cui sorrideva sempre: senza filtri, senza doppi fini, senza ombre.

«Ripetilo.» ordinò il corvino, roco.
«Cosa?»
«Quello che hai detto prima: ripetilo.» mormorò, poggiando la fronte contro quella del più basso.

«Tu sei il mio alzatore.» gli disse.

«E tu sei il mio schiacciatore.» replicò Kageyama, prima di tornare a baciarlo.

E per loro, quelle parole significavano quanto un "ti amo".

Fly away ||KagehinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora