12~ «Riportalo indietro.»

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Passarono i giorni.
Giorni senza uscire di casa se non per gli allenamenti.
Giorni col telefono spento, senza voler ricevere chiamate o messaggi, senza voler sentire nessuno.
Giorni senza parlare.
Giorni senza sentire altro se non dolore.

Un dolore che gli scuoteva l'anima e gli stritolava il cuore.
La notte cercava Hinata accanto a sé, e quando non lo trovava, si raggomitolava su sé stesso, desiderando solo sprofondare per non sentire più nulla.

Vagava per casa, e in ogni refolo d'aria, in ogni raggio di sole, lo vedeva e lo sentiva.

Sapeva che lui l'aveva cercato, sapeva che non si era arreso subito, ma aveva fatto di tutto per respingerlo.

Atsumu l'avrebbe consolato, accolto a braccia aperte ed elencato i motivi per cui lui non andava bene per Hinata.
E Hinata si sarebbe rassegnato alla loro rottura.

Questo era il corso che bisognava seguire.
Se solo non avesse fatto così tanto male...

Quel giorno, Kageyama non aveva voglia di alzarsi, proprio come i precedenti.
Eppure lo fece lo stesso.
Bevve il suo latte, si preparò ed uscì per andare in palestra: cercava di non pensare al fatto che a breve l'avrebbe rivisto, e ci avrebbe giocato contro.

Si allenava con impegno come sempre, mettendoci tutta l'anima, perché la pallavolo non era qualcosa che gli si poteva portare via, per quanto fosse a pezzi.

Kourai lo riempiva di domande, cercava di farlo parlare; Ushijima lo osservava dall'alto, senza saper cosa dire.
Che avesse rotto con Hinata era risaputo, le fan già erano in visibilio, eppure non poteva essere consolato.

«Kageyama, fuori c'è qualcuno che vuole parlarti.» gli comunicò l'allenatore.

Il corvino annuì, posando la borraccia e uscendo dalla palestra, pensando di trovare la manager.

Invece, si riempì di rabbia quando vide Miya Atsumu ad aspettarlo, lo sguardo malizioso come sempre, eppure stranamente serio.

«Che ci fai qua?» gli chiese, brusco.
«Dovresti ringraziarmi, Tobio-kun.» gli rispose, tranquillamente.
«Ringraziarti per cosa? Per avermi rubato il ragazzo? Grazie. Ma immagino che tu sia contento.» replicò, sarcastico.
«Non ti ho rubato nessuno.» affermò l'altro.

La rabbia lo accecò.
Si ritrovò a prendere Atsumu per il colletto, e a scrollarlo aggressivamente.
Come osava mentirgli così spudoratamente? Come osava fare quella messinscena?

Atsumu alzò le mani, non rispose all'attacco dell'altro, sebbene i suoi occhi stessero divampando.
«Per il grande rispetto che nutro per Shoyou, non farò nulla contro di te.» lo informò.

Non aveva nessun diritto di pronunciare quel nome.
Non aveva nessun diritto di parlare di rispetto, quando gliel'aveva portato via senza pensarci due volte.

Una parte di Kageyama desiderava che l'altro lo aggredisse, così almeno avrebbe sopraffatto il dolore del cuore con un dolore fisico.
Fallo. Colpiscilo. Se lo merita.

Poi però pensò al viso di Hinata.
Penso all'espressione che avrebbe fatto se avesse saputo di quanto deplorevoli fossero state le sue azioni.
E, nonostante tutto, ancora non riusciva a deluderlo. Ancora teneva alla sua felicità.

«Kageyama!» gridò Kourai, sorpreso, raggiungendolo.
Lanciò un'occhiata ad Atsumu, inarcando le sopracciglia, contrariato.
Non li separò.
«Che vuoi tu?» gli chiese, scettico.

«Sono venuto a parlare con Kageyama. Ora potresti togliermelo di dosso?» ringhiò l'altro alzatore, cominciando ad essere infastidito.

Kourai soppesò i due con lo sguardo.
Kageyama ansimava ferocemente: era un dolore fisico essere così vicino alla persona che lo aveva privato del suo raggio di sole, senza poter - e voler - fare nulla.

«Kageyama-kun.» anche Ushijima uscì dalla palestra.
Osservò la situazione e decise immediatamente di separarli.

Posò una mano sulla spalla di Kageyama, che mollò Atsumu con disprezzo, continuando a fissarlo, furioso.

«Torniamo dentro, Kageyama.» propose Kourai, avviandosi per primo.

Kageyama lanciò un'ultima occhiata ad Atsumu, poi si voltò e decise di lasciar perdere.

«Shoyou ama te, Tobio-kun. Non ha mai pensato a nessun altro.» alzò la voce Atsumu.

Kageyama lo ignorò, proseguendo.
Kourai, invece, si voltò per fulminarlo.

«Devi ascoltarmi! Non hai nemmeno sentito quello che doveva dirti, hai frainteso tutto! Hai gettato al vento anni passati insieme, per nulla!» insistette.

L'alzatore non voleva ascoltare.
Non voleva sentirsi dire di aver sbagliato, perché se ne pentiva già ogni giorno, eppure, al tempo stesso, non poteva tornare indietro, non poteva fare finta di nulla.

«A me già piace qualcuno! Non provo nulla per Shoyou!»

Sta mentendo.
Io vi ho visti, quel giorno.

Atsumu era esasperato.
Sapeva che Kageyama fosse un osso duro, e anche sciocco, ma non credeva che arrivasse fino a questi livelli.

Si passò le mani fra i capelli, si leccò le labbra, degludì, e decise di ammettere il suo segreto.

«IO SONO INNAMORATO DI SAKUSA KYOOMI! CI SIAMO MESSI INSIEME TRE GIORNI FA, SOLO GRAZIE A SHOYOU. BENE, ORA CHE MI SONO RESO RIDICOLO, SEI PREGATO DI RIPORTARE IL TUO CULO QUA, E DI ASCOLTARMI.» tuonò, avvampando.

Kageyama si immobilizzò.
Condivise uno sguardo con Ushijima, poi si voltò.

Atsumu aveva le braccia incrociate, le guance rosse per l'imbarazzo, e, dopo aver ammesso i suoi sentimenti, gli occhi che brillavano.

«Shoyou non ha mai amato altri che te. Quel giorno, quello che hai visto: mi stava suggerendo di farlo con Omi. Stava fingendo. Tutte quelle volte che mi hai visto abbracciarlo, tutte quelle volte che ci chiamiamo per nome, o facciamo cose stupide, è perché noi siamo stupidi! Non c'è nulla di malizioso in tutto ciò! Nessun doppio fine, niente di niente!» affermò Atsumu, dopo aver ottenuto la sua attenzione.

Kageyama non profferì parola.
Ciò che Miya aveva detto era già abbastanza sconvolgente di suo.
Però l'alzatore continuò.

«Ma poi, tu l'hai lasciato. Non gli hai neanche dato modo di spiegare, non hai risposto alle sue chiamate, ai suoi messaggi. E lui... be', sai com'è Shoyou quando litiga con te: si svuota. Resta concentrato nella pallavolo, dà sempre il 100%, ma a parte quello...non c'è più nient'altro. Abbiamo provato ad incoraggiarlo, abbiamo provato a fargli fare cose divertenti, ma non è servito a nulla. E non hai visto com'è cambiato in campo: ora tutti lo vorranno, loro che vorranno portartelo via.» gli comunicò, malcelando la stanchezza nella voce.

Kageyama percepì un brivido dietro la schiena.
Aveva paura di cosa fosse un Hinata vuoto, non era concepibile.
Hinata era sempre stato energia.

«Ma tu...» lo indicò Atsumu, senza esitazione nella voce:«...sei il suo alzatore. Ripotalo indietro.»

Quell'investitura lo riempì d'orgoglio, gli fece tremare le mani.
Solo tu, Kags.

«Sono venuto qui per dirti questo. Ora me ne torno a casa.» sospirò infine Miya, sperando di aver migliorato la situazione.

«Vengo con te.» esclamò Kageyama, d'impulso, ottenendo un'occhiata confusa.
«Voglio vederlo.» spiegò, conciso.

«Shoyou non...Shoyou non è da me.» balbettò Atsumu, allarmato.

Kageyama sbiancò.
«Non è da te?!»
«Perché dovrebbe essere da me? Ha già una casa!»
«Kageyama l'ha buttato fuori.» intervenne Kourai, con un tono di disapprovazione.
«L'HAI BUTTATO FUORI DI CASA?! SEI SERIO?!» urlò Atsumu, sconvolto.

Kageyama era troppo impegnato a far lavorare il cervello per dare retta agli insulti che Miya gli stava rivolgendo:«Ma se...se non è da te. E se non è a casa...» borbottò, alzando gli occhi e guardando uno per uno i presenti.

Una lieve spira di panico si stava avvolgendo attorno alla sua gabbia toracica:«...allora dov'è?»

Fly away ||KagehinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora