13~ «Il tuo posto è con me»

1.4K 78 16
                                    

Hinata non pensava che comprare casa fosse così difficile.

Il problema non erano i soldi, erano gli appartamenti che non erano in vendita.

Aveva pensato di andare a casa di qualcuno, ma Kenma al momento era in Russia, per lavoro; se fosse andato da Atsumu, non se lo sarebbe mai perdonato, perché avrebbe fatto soffrire Kageyama ancora di più; e Bokuto faceva praticamente vita da sposato con Akaashi. Non avrebbe retto a fare il terzo incomodo per ricordarsi in ogni istante di ciò che aveva perso.

Era meglio starsene da soli, in un comodo vicoletto, dentro un grande cartone umidiccio.
Ogni sera gli veniva da piangere.

Se qualcuno, tempo addietro, gli avesse detto che si sarebbe ritrovato ad abitare in un cartone dopo aver perso l'amore della sua vita, gli avrebbe riso in faccia .
E invece era andata proprio così.

Attirò le ginocchia al petto, posandoci la testa sopra ed osservando il cielo stellato: per il momento era ancora fattibile dormire all'aperto, ma sapeva che presto avrebbe dovuto trovare un'altra soluzione per l'inverno.

Chiuse gli occhi, scacciando di nuovo le lacrime e i pensieri su Kageyama.

Gli aveva sbattuto la porta in faccia. Gli aveva urlato contro. Lo aveva ignorato.
Eppure continuava ad amarlo.

La consapevolezza di averlo perso per sempre, di aver perso quello specchio della sua anima, che in fondo aveva il suo stesso modo di amare, lo devastava ogni giorno.
Non aveva voglia di mangiare, di divertirsi.
L'unica cosa che poteva ancora fare era giocare a pallavolo, perchè in qualche modo quello era il suo modo per dimostrare di essere ancora vivo.

Vivo, anche con il cuore in pezzi e senza un tetto sopra la testa.
Il telefono gli squillò, destandolo dal suo stato di dormiveglia.

-Pronto?-

-SHOYOU, MA DOVE CAZZO SEI?- sbraitò la voce di Atsumu nel suo orecchio.
Sembrava leggermente alterato.

-Cosa?- chiese, confuso.

-DOVE CAZZO SEI? E PERCHÉ NON MI HAI DETTO CHE QUEL COGLIONE DI KAGEYAMA TI AVEVA SBATTUTO FUORI DI CASA? TI PREGO DIMMI CHE HAI UN TETTO SULLA TESTA PERCHÉ SENNÒ VI AMMAZZO ENTRAMBI.- rettificó: l'alzatore era furioso.

Hinata rimase in silenzio, ispezionando il proprio cartone.
Be', un tetto c'era.
Rosicchiato dai topi, umido e poco coprente, ma c'era.

-Mmmh, cosa intendi per tetto?- domandò, non sentendosela di mentire.

-MA PORCA DI QUELLA...— dall'altro capo del telefono si sentì un'interferenza. Hinata riuscì a distinguere varie voci che confabulavano, e poi di nuovo la quiete.

Qualcuno respirava lentamente, dall'altra parte.
E Hinata conosceva quel respiro, perché l'aveva assorbito tante volte.
Serrò le dita sull'apparecchio, improvvisamente cominciò a tremare.

-Hinata.- mormorò la voce di Kageyama.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Avrebbe voluto che ripetesse il suo nome altre mille volte, solo perché con la sua voce suonava bellissimo.

-Kageyama...- sussurrò, quasi senza fiato.

-Dimmi dove sei. Ti vengo a prendere.- gli ordinò pacato.

Hinata temeva di aver sentito male.
Forse stava sognando.
Forse stava delirando.

-C-cosa?- balbettò.

-Ti vengo a prendere, e poi parleremo, oppure no: faremo tutto quello che vuoi. Però ti prego, dimmi dove sei.- lo supplicò, con voce soffocata, l'altro.

Hinata aveva voglia di urlare.
Sentiva tutti i cocci del suo cuore palpitare, uno per uno.
Era reale?
Kageyama voleva davvero parlare?

E se poi non avessero risolto niente? Se poi fosse stato del tutto inutile? Come si poteva riaggiustare un cuore rotto due volte dalla stessa persona? Come avrebbe potuto resistere?

-I-io...- non voleva.
Non voleva dirgli dove fosse. Voleva continuare a credere che ci fosse una speranza, anche se non si sarebbe mai realizzata. Avrebbe tirato avanti con quella.

-Ti prego, Hinata.-
Kageyama non supplicava mai. Kageyama era il re del campo che dirigeva tutti quanti con maestria.

Il rosso chiuse la mani a pugno, raschiando il cartone con le dita.
-Se poi parliamo, e ciò che sentirai non ti farà cambiare idea? Non posso distruggere due volte il mio cuore, Kags. Non posso.- sussurrò, gli occhi pieni di lacrime.

-Non c'è nulla da cambiare, boke. Miya mi ha detto quello che è successo, so di aver sbagliato a non averti ascoltato. Ma io non posso fare tutto da solo, Shoyou. Non posso venirti incontro se tu ti allontani. Prometto che non ti distruggerò più il cuore, se tu non distruggerai il mio. Prometto che non mi arrabbierò più senza prima sapere le cose come stanno, prometto che non ti lascerò andare così facilmente. Però non lasciarmi da solo. Quindi ti prego, ti prego, ti prego dimmi dove sei.-

Hinata trattenne il fiato.
Con un filo di voce, diede le indicazioni a Kageyama, poi chiuse la telefonata e aspettò.

La luna brillava pallida, quella sera, e il suo chiarore quasi faceva scomparire le stelle.

Un rumore di passi lo distrasse dal cielo.
Abbassò lo sguardo verso l'ingresso del vicolo, e lo vide.

Nei suoi occhi si rifletteva l'intera notte.
Il sollievo invase il suo sguardo quando lo individuò.
Non era un sogno: Kageyama era lì, di fronte a lui.

Hinata scattò in piedi e gli corse incontro, mentre l'altro faceva lo stesso.
Si ritrovarono a metà strada, e si abbracciarono, stringendosi forte come a non volersi lasciare più.

«Prometto che non ti lascerò solo. Prometto di non spezzarti il cuore, prometto che ti dirò sempre tutto, in modo che tu non fraintenda. Prometto di amarti, e ti giuro che non ho mai smesso di farlo, neanche per un istante. Te lo giuro, Kags.» gli mormorò Hinata all'orecchio.

Rimasero abbracciati per un tempo indeterminato.
Eppure non era abbastanza.
Avevano entrambi troppe cose da farsi perdonare: sapevano che sarebbe stato un lungo percorso tortuoso, ma avrebbero iniziato con quelle promesse.

Io prometto che un giorno ti sposerò, Shoyou.
Così, anche quando avrò paura, saprò che non vorrai volare via.

«Mi hai fatto preoccupare, boke.» mormorò Kageyama appena si separarono, prendendogli la mano.

Hinata lanciò un'occhiata al suo cartone.
Era stata un'improvvisata geniale, per tutto quel tempo.

«Non avevo altro posto dove andare.» replicò il rosso, alzando lo sguardo e arrossendo quando la mano di Kageyama si posò sulla sua guancia.

Gli accarezzò lo zigomo col pollice, dolcemente.
«Il tuo posto è con me» gli disse, stavolta senza tacere, senza aver paura delle proprie parole.

Ad Hinata scintillarono gli occhi.
«Andiamo a casa.» replicò allora, stringendo forte la mano dell'alzatore e incamminandosi insieme a lui verso un nuovo futuro.

Fly away ||KagehinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora