Titolo della parte

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Il debole segnale acustico del cardiofrequenzimetro era ciò su cui Kenma stava cercando di concentrarsi. Un promemoria sicuro che Kuroo non era andato, che era ancora a portata di mano. Che era ancora qui. Quel Kenma non era ancora solo.

Sembrava un'infinità prima che Kuroo finalmente parlasse, la sua voce fragile e tremante come un uccello perso in una tempesta tumultuosa. "Kenma."

Kenma si arrampicò sui piedi del letto, invece cadendo in ginocchio al capezzale di Kuroo, afferrando la sua mano molle per avvertirlo della sua presenza. "Sono proprio qui, piccola. Che cos'è?"

"Kenma, fa male."

E oh, come si è spezzato il cuore di Kenma.

Non una volta Kuroo aveva esitato in questo modo; non si era lamentato di nulla. Non si era lamentato quando gli era stata diagnosticata, né quando i sintomi avevano avuto la meglio su di lui, nemmeno su come sarebbe andata inevitabilmente a finire. Nonostante ciò che l'universo gli aveva lanciato, l'aveva gestito con un'integrità che Kenma riusciva a malapena a comprendere. Per il bene di Kenma più che per il suo.

Kenma non si era lasciato ingannare. Era estremamente consapevole del fatto che Kuroo aveva passato più tempo a cercare di proteggere il cuore di Kenma che a dare voce alle sue stesse lotte. Non importa quante volte Kenma gli avesse detto che andava bene, non si era mosso; testardo come non lo era mai stato.

Kenma non poteva immaginare quanto dolore dovesse provare per ammetterlo.

"Vuoi che ti chiami infermiera?" Ha chiesto Kenma. Non c'era niente che potesse fare per fermare la sua voce che si spezzava o il labbro inferiore tremante.

Kuroo ignorò la sua domanda; o come "no", o perché non aveva la forza di rispondere, Kenma non ne era sicuro.

"Posso dirtelo adesso?" Lo chiese così gentilmente, così dolcemente, come se fosse preoccupato che il solo atto di chiedere avrebbe spezzato il cuore di Kenma; distruggere il suo mondo.

E così sarebbe.

Kenma si morse il labbro inferiore e scosse la testa. "No, no Kuro, per favore non farlo." Quella volta non cercò di combattere le calde lacrime che gli pungevano gli occhi, lasciandole scorrere sulle guance.

Un lieve gemito lasciò la gola di Kuroo. "Non posso più farlo." Ogni sillaba era una balbuzie confusa, ciascuna una pugnalata al cuore di Kenma.

Era egoista chiedergli di continuare a combattere?

"Kuro ..." Kenma non sapeva cos'altro dire, invece strinse di nuovo la mano di Kuroo. Kenma cercò di respingere le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi, non volendo che la sua visione di Kuroo venisse oscurata; non in un momento come questo. Rimase in ginocchio, una preghiera silenziosa che andasse bene.

"Mi dispiace, gattino."

the galaxy is endless(i thought we were,too) ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora