XXIII - Nessuno può farti piangere

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Seth non può permettere che qualcuno faccia soffrire Kym.

Non lo ha permesso al professore e non lo permetterà a quelle due stronze. Nessuno può farla piangere, nessuno può trattarla male e, soprattutto, nessuno può mettersi in mezzo alla loro storia. Perché è una fiaba, e le fiabe hanno il lieto fine. Seth ne è sicuro, ormai: l'ha salvata da se stessa, e ora deve salvarla dagli altri e fare in modo che vivano insieme, felici, per sempre.

Seth, in realtà, di Kym non sa niente.

Non la conosce davvero. Ha costruito una sua idea, tutta cresciuta in base alle parole dell'altra e ai suoi racconti, e non sa che ha omesso una marea di dettagli.

A volte ci sforziamo di non vedere qualcosa che può farci male, perché ignorarlo e fingere che non esista è molto più semplice. Un po' come fa la madre di Kym, che chiude gli occhi di fronte agli strani comportamenti della figlia, alle uscite notturne. 

Seth non sa che lui e Kym non potranno mai stare bene per sempre, non riesce a comprendere che il lieto fine non esiste neppure se hai trovato qualcuno da tenere al tuo fianco.

Kym, però, è come gli oggetti che vedi in camera di giorno, normali pezzi dell'arredamento. Appena spegni la luce iniziano a distorcersi, le ombre li cambiano e fanno paura, e così il comodino sembra uno Slime venuto fuori da Minecraft e i quadri sono piccoli spazi che lasciano giocare le ombre.

L'idea è una pellicola che scorre in immagini rosse quanto l'inferno.

È tutto molto veloce.

Chiama Kym, le dice di venire a casa. Quando arriva, Seth le offre da bere e Kym accetta. Ha sciolto nel whisky i sonniferi che a volte prende sua madre per dormire, e che Seth le ruba spesso quando non ne può più di stare sveglio e vuole azzerare i pensieri senza avere gli incubi.

Conosce la password del suo cellulare, l'ha vista diverse volte di sfuggita e l'ha memorizzata. Quando Kym si addormenta, Seth sblocca lo schermo e contatta le sue amiche. Gli manda l'indirizzo, le invita lì, si finge Kym e dice che devono parlare, usa le sue stesse emoticon sbirciando fra quelle più utilizzate per camuffarsi al meglio. 

Ma loro non sono le uniche che rischiano di portargliela via. C'è anche il professore.

Cerca il suo numero, e non fatica a trovarlo nelle recenti chat di Whatsapp. Il sangue gli si gela nelle vene quando legge gli ultimi messaggi. Sono recenti, sono strani. Lo invita lì, spedisce l'indirizzo.  

Altri esseri umani, esterni alla loro relazione, potrebbero portargli via Kym. Non possono, non devono. 

Sa che cosa fare per impedirlo. Deve risolvere quei problemi, e solo il sangue può cancellarli. 

Non può vivere senza di lei.

Il primo ad arrivare a casa, convinto di trovarci Kym soltanto, è il professore. Sciocco e stolto a fidarsi così velocemente di un messaggio.

Seth lo vede dall'occhiello, le sue labbra si piegano in un ghigno sadico, soddisfatto.

Apre la porta, lo guarda, e il professore pare chiedersi perché ci sia di nuovo lui lì; lo guarda con il terrore impresso come un marchio di fuoco nelle pupille che tremano, smarrite. Seth non gli lascia il tempo di parlare, né di scappare. Lo tramortisce con un colpo in testa, ha una mazza stretta fra le mani, la presa talmente salda da sbiancare i polpastrelli.

Lo trascina dentro, guardandosi intorno per accertarsi che non l'abbia visto nessuno. È faticoso sollevarlo e legarlo a una sedia, è pesante.

È tutto pronto, gli è servita mezz'ora per calcolare ogni cosa, tutto andrà secondo i piani. Come ha scelto il destino in quel momento, illuminandolo, mostrandogli le possibilità.

Una ferita superficiale gli attraversa la fronte, ma non sembra niente di troppo grave; in fondo non ha certo il cervello sfracellato. Il cruore che gli infetta il volto però sgocciola ancora e traccia linee sulle palpebre.

Seth si rende conto che se non è morto, l'uomo morirà presto. Forse è un trauma cranico, forse è peggio.

Sospira, va in cucina e prende una ciotola. L'appoggia sulle gambe del professore, ormai quasi ridotto allo stato di un cadavere, in modo da raccogliere il sangue che viene giù e non sporcare casa – impossibile riuscirci, d'altra parte il pavimento è già troppo rosso. 

Seth non prova niente, nemmeno soddisfazione. Non avverte alcuna traccia di rimorso o senso di colpa. Sa di essersi messo in un immenso casino, ma è certo di poterlo gestire, è sicuro delle sue azioni. 

E non intende fermarsi. 


Eclissi di cenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora