Nell'ombra si nascondono mostri informi e Seth ne è terrorizzato. Non ha più il coraggio per sopportare l'esistenza. Vive di paranoie, terrore. Esiste per farsi divorare dalle manie di persecuzione, da quella megalomania che lo costringe a pensare che a tutto il mondo importi di lui. Tutti vogliono il suo male, tutti vogliono il suo sangue. Vogliono bruciarlo vivo per cancellare ogni traccia di marcio da quel pianeta.
Ha una visione di sé distorta, ormai si percepisce come uno dei mostri che si nascondono al buio e da cui vorrebbe scappare.
È preda di un delirio psichiatrico e in una situazione del genere i suoi genitori dovrebbero cercare di aiutarlo, fornirgli del sostegno psicologico, pagargli un bravo dottore, uno in grado di curare quel male di vivere. Eppure, presi dalle loro esistenze frenetiche, dagli impegni, dalla vita che assorbe e non lascia tempo né respiro, non si accorgono di niente. Seth è solo un adolescente, è in una fase complicata della sua vita, e come tutti i ragazzi giovani sta molto tempo fuori casa, si chiude in se stesso e non lascia trapelare emozioni.
Sua madre preferisce non averlo in casa perché mette tutto a soqquadro, c'è sempre troppo disordine e lei ha un disturbo ossessivo compulsivo, ha bisogno che tutto sia al suo posto.
Seth non ha nemmeno le forze di alzarsi e lanciare sassolini contro la finestra di Kym.
Cerca il suo cellulare, ha lo schermo rotto in più punti perché gli importa così poco che gli cade di continuo. Trova il suo numero in rubrica – non è stata lei a darglielo, è stato lui a prenderselo –, le invia un messaggio.
"Vieni da me.
Per favore."☾
Kym quasi sgrana gli occhi. Non è un comportamento normale da parte di Seth, lui non chiede aiuto, non si mostra debole davanti a nessuno.
Il loro rapporto è cambiato. Non si sono rivolti la parola per anni, poi si sono ritrovati sul tetto e da allora sembrano essere tornati a quando erano bambini e giocando insieme smettevano di esistere i pensieri cupi e le sensazioni sgradevoli.
Seth c'è sempre per lei quando non ha voglia di stare a casa e litigare con sua madre perché non la lascia fumare in camera, perché non le passa abbastanza soldi per uscire – suo padre è morto quando era bambina, era malato, e le ha lasciato solo il gelo nel cuore perché i risparmi li hanno spesi tutti in cure che non sono servite a niente. Kym ha iniziato a vendere il suo corpo perché è l'unico modo che ha per comprarsi dei vestiti nuovi e non indossare quelli vecchi e usurati, per poter uscire con le sue amiche, per comprare un gelato. Per poter prendere un autobus e arrivare più velocemente a casa di Seth.
Suona il citofono, aspetta per un po' mentre l'ansia la divora.
Seth ha le occhiaie di chi non prende sonno da giorni, il volto pallido. I capelli sono una massa disordinata e confusa, segno che – pur non avendo dormito – è stato sdraiato a letto per ore. La lascia entrare, le dita strette intorno alla maniglia le fanno intravedere degli spacchi rossi sulle nocche. Al principio Kym pensa che si sia tagliuzzato le mani per berne il sangue, ma focalizzandosi con attenzione sulla sua epidermide può rendersi conto che non è come al solito, che Seth non si ferisce mai sulle nocche, ma preferisce i dorsi e i palmi, e che non sono ferite procurate una alla volta e con attenzione, quasi con arte, ma squarci disordinati.
«Mi stavo preoccupando tantissimo. Che succede?»
«Sto annegando nei sensi di colpa e mi sono rotto il cazzo. Preferisco annegare nell'alcool.»
Kym corruga la fronte, si guarda intorno. Le tapparelle sono abbassate, solo una piccola finestra è aperta – serve a far uscire il fumo delle sigarette dalle mura del salotto.
Seth si siede sul divano, riempie il suo bicchiere mezzo vuoto di liquido ambrato e poi ne versa dell'altro in quello pulito a fianco.
«Ti senti ancora in colpa per Pan?», domanda Kym, che cerca di capirlo e lo segue, si toglie le scarpe e incrocia le gambe sul divano.
Seth annuisce. «Sì, e non ne voglio parlare. Volevo solo qualcuno con cui ubriacarmi. Non mi stressare.»
L'attimo prima la cerca e le chiede di raggiungerlo, inserisce perfino un "per favore" nel messaggio, l'attimo dopo le risponde con un tono tanto acido. Kym lo conosce a sufficienza da essere in grado di vedere quei meccanismi che attua per proteggersi dagli altri e fingersi forte, ha quel costante bisogno di circondarsi di orgoglio per non affondare.
Però lo odia quando è così gelido e scostante; le clessidre si bloccano, le lancette degli orologi non vanno più avanti, ed è tutto desolante e triste. Kym paragonerebbe quella sera, o forse paragonerebbe la sua vita intera, a "La persistenza della memoria" di Dalì. Forse perché ha mal di testa, lame che le trafiggono il cranio da una tempia all'altra; forse perché ha come l'impressione che ogni orologio stia iniziando a sciogliersi.
Note d'autore
Buongiorno! Alla fine ho dimezzato il capitolo, non sono riuscita a finirlo - potevo farlo oggi pomeriggio, ma preferisco usare l'altra metà e continuarla per aggiornare puntuale anche domani. Più che altro questo capitolo lo volevo meno di passaggio, ma dovendolo dimezzare non ci sono riuscita. Però mi piace, e spero che sia piaciuto anche voi.
Il quadro che cito alla fine lo conoscerete tutti di sicuro, è famosissimo - ed è bellissimo. Aggiungo solo una nota in merito per dirvi, in merito alla frase "forse perché ha mal di testa" che Dalì lo ha dipinto con il mal di testa, lol.
Poi ci sono io che con il mal di testa non mi alzo nemmeno dal letto.
Vabbè.
A domani!
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Eclissi di cenere
Horror[Completa] Seth e Kym sono stanchi di esistere. La vita è difficile, è una corsa continua, e non è adatta agli inetti, ai masochisti. Quando decidono di uccidersi le loro strade si incrociano di nuovo, ed è come tornare a respirare dopo un infinito...