XIV - Il criceto

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«Seth, penso che dovremmo seppellire quel criceto.»

È in decomposizione da un po'.

Seth l'ha rinchiuso in una scatola e l'ha messo nel suo zaino, non lo tira mai fuori da lì. Inutile dirlo, devono stare lontani dal corpo per non sentirne il fetore. 

Kym inizia a essere stufa di quella situazione. «Ormai è morto, non tornerà in vita. Merita una sepoltura, e merita di essere lasciato in pace.»

Tenta di farlo ragionare. Sembra quasi una gara: tentano di farsi forza a vicenda, di aiutarsi e di spronarsi a non mollare.

È questo che fanno gli amici, no? Ti aiutano a seppellire il tuo criceto quando i sensi di colpa ti schiacciano.

«Mi spieghi com'è morto?»

Kym lo chiede mentre camminano per il cimitero. Fa freddo, si stringe nel suo cappotto nero e sfrega i palmi delle mani per scaldarsi un po'. Dalle labbra scivolano fuori nuvolette di fumo, ma non ha nessuna sigaretta fra le dita.

Inizialmente, Seth rimane in silenzio. Non sa se può dirle la verità. Poi si dice che fra loro non ci sono segreti, ed è vero. È sempre stato così. «Avevo bisogno di sangue.»

«Lo hai ucciso?»

Seth annuisce. «Sì, non volevo che soffrisse. L'ho ucciso, poi ho provato il suo sangue. Faceva schifo. Mi sono sentito in colpa e non l'ho dissanguato... anche perché aveva un sapore terribile. Il tuo è più buono. Sono pentito, in ogni caso. Non volevo che morisse, ma non ci ho visto più. Avevo sete.»

Eclissi di cenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora