In tutte le linee di tutto il mondo

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Nomade fisso, nomade.

Nomade fisso, nomade.

Nomade, che non sa dove va.

Era una mattina grigia a Doncaster. Louis era appoggiato con entrambi i gomiti sul banco e stava lottando con tutte sue forze per non addormentarsi, mentre la professoressa Kort spiegava per l'ennesima volta l'ultimo capitolo che avrebbe preceduto il prossimo test.

Naturalmente pensava ancora ad Harry. A cosa stesse facendo più che altro, alla fortuna di poter studiare per conto suo senza aver venti persone inutili nella sua stessa aula da dover sopportare tutti i giorni per forza. Fu proprio in quel momento che sentì il cellulare vibrargli in tasta. Un numero sconosciuto.

'Oggi pomeriggio ci sarà la grande apertura del Luna Park, ti andrebbe di venirci? Non vorrai mica lasciarmi qui da solo? Ci spero. Harry xx'

Il cuore di Louis si fermò per qualche secondo, prima che le sue dita cominciassero a digitare freneticamente una risposta adeguata.

Louis scrisse una ventina di volte qualche frase che poi cancellò subito dopo. Imprecò mentalmente contro se stesso. Voleva fare lo scrittore e non riusciva neanche a scrivere un messaggio di senso compiuto? Non era accettabile. Il vero problema comunque stava nel fatto che lui non fosse capace ad approcciarsi alle altre persone. A parte Niall, che conosceva ormai da anni, lui non aveva mai avuto un amico vero e proprio.

Alla fine optò per una risposta chiara e coincisa senza troppi preamboli.

'Ci sarò, Promesso. Lou xx'

Finalmente quell'interminabile ora di Storia finì e lui si diresse verso l'uscita abbracciando il suo libro.

Una volta arrivato a casa sentì di nuovo il telefono vibrargli nella tasca dei jeans mentre sua madre lo salutava annoiata davanti ai fornelli.

Louis si sedette in attesa del pranzo prima di estrarre il cellulare e leggere il messaggio.

'Ti vengo a prendere alle 16:00 al campetto ok? Non tardare, per le 16:30 dovrò essere per forza a Luna Park ad aiutare i miei con l'apertura.'

Il viso di Louis si illuminò e un sorriso raggiante gli si disegnò sulle pareti del cuore. Non solo avrebbe passato un pomeriggio in compagnia di un ragazzo bellissimo, ma quello stesso ragazzo lo sarebbe andato anche a prendere per non fargli fare la strada da solo. Cosa poteva volere di più da quella giornata?

Niente. O forse solo che sua madre non gli rompesse i coglioni con le sue domande fastidiose.

"Come mai tutta questa felicità oggi Louis Tomlinson?" gli chiese infatti la donna con un sorriso malizioso.

"Quale felicità scusa?"

"Ti ho visto prendere il cellulare e appoggiarti una mano alla bocca mentre sorridevi, lo fai solo quando sei felice o imbarazzato. Sono tua madre, so queste cose."

"Una mia amica mi ha mandato una barzelletta via sms ok? Ridevo per quello." rispose Louis scocciato.

Che scusa imbecille.

"Una tua amica, o la tua fidanzata?" aggiunse lei con un risolino.

"Mamma zitta, fammi un sandwich."

"Come siamo suscettibili Louis... Come lo vuoi questo sandwich?"

"Fallo come ti pare, io vado a guardare la tv."

Una volta arrivato sul divano, Louis guardò lo schermo del suo cellulare e prima di digitare il messaggio di risposta salvò il numero di Harry, che il pomeriggio precedente aveva lasciato lì nelle chiamate senza risposta quando si erano fatti uno squillo a vicenda.

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