CAPITOLO XV

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Sentii una voce provenire dalla porta di uscita della scuola, mi staccai subito dalle labbra soffici di Matt e vidi mia madre. In quel momento non seppi proprio cosa dire, mi cascò il mondo addosso, non ero assolutamente pronto ad un confronto con i miei riguardo questo argomento e adesso non so proprio cosa dire. In realtà non mi sembrò arrabbiata quanto stupita, immagino non se lo aspettasse.

"Io vado, ci sentiamo più tardi, ti chiamo io", dissi, e feci per andare da mia madre.

"Ti amo." disse Matt prima che mi allontanassi a tal punto di non riuscire più a sentirlo.

In quel momento mi girai, gli sorrisi, diventai rosso come un peperone, e me ne andai con mia madre.

Nel viaggio in macchina non volò una mosca, come uno di quei silenzi rumorosi che si presentano quando la situazione è imbarazzate e sai che sta per partire un litigio enorme.

Appena arrivati a casa non ci parlammo, io salii in camera e mi misi sul letto ad ascoltare della musica prima del momento in cui avrei dovuto parlare con i miei.

Neanche il tempo di finire una canzone che vidi subito entrare mia madre, tolsi le cuffie e mi disse:

"Vieni sotto che io e tuo padre vorremmo parlarti", non mi sembrava molto arrabbiata sul momento ma i miei genitori sono imprevedibili.

Così scesi le scale e mi sedetti al tavolo per parlare.

"io e tuo padre vorremmo parlarti di quello che ho visto oggi a scuola", disse mia mamma.

Mi sembra piuttosto tranquilla.

Feci una faccia disperata.

"Vorremmo solo capire come mai non ci hai detto nulla prima. Con noi devi sentirti libero di parlare di ogni cosa e soprattutto di una cosa così importante".

"In realtà non mi sono mai sentito di riuscire a parlarne con voi e tutta la nostra storia è sempre stata molto complicata, non volevo dirvi cose troppo affrettate che poi non sarebbero avvenute. Mi sentivo come oppresso da tutto ciò e parlarne anche solo con qualcuno mi faceva sentire a disagio, e poi dai lo sanno anche tutti i vostri amici che i gay non sono i vostri preferiti!"

"Quindi ci vedi come omofobi?" disse mia mamma che, per come si rivolse, sembrava ci fosse rimasta male...

"Beh si, perché non dovrei? Molte volte tra di voi, ma soprattutto papà, fate commenti poco carini, secondo voi come potevo sentirmi a mio agio in un ambiente di questo tipo?"

"Il fatto che noi facciamo commenti sgarbati su determinate persone non c'entra nulla con il fatto che quelle siano gay, lo sai anche tu che abbiamo amici gay in famiglia e non è mai stato un problema per noi, soprattutto dato che sei nostro figlio!"

"Va bene ma ora non ne voglio più parlare, okay?"

Non riesco più a sentire sempre le solite stronzate che escono dalla loro bocca.

Facevo per andarmene quando mia madre disse: "No, non vai da nessuna parte fino a che non abbiamo finito di parlare come persone mature"

In realtà la loro ragione ce l'avevano, era arrivata l'ora che io iniziassi ad affrontare i miei problemi invece che evitarli.

"Va bene, okay, ma non urlare per favore..." e mi rimisi a sedere.

"Quindi, sei innamorato di questo... come si chiama?"

"Matthew, mamma, si chiama Matthew, e si, sono innamorato e quello che hai visto tu è stato il nostro primo bacio in pubblico."

"Perché il primo in pubblico?"

"Perché mi vergognavo a farmi vedere da tutti"

"Ti vergognavi? Ma davvero? Tu, Justin, che ti vergogni, non ci credo!"

Feci una faccia sconsolata e mia mamma capì non che non stavo scherzando.

"Oh, non stavi scherzando? Justin, tu non devi mai vergognarti di ciò che sei, sei bellissimo così e non c'è bisogno di mascherare i tuoi sentimenti solo perché è una cosa nuova; anzi, proprio perché è una cosa nuova non ti devi vergognare, devi essere fiero, è un po' come quando compri un pantalone nuovo o una felpa nuova, la metti in mostra, perché per te è una delle cose più belle che hai, ed è proprio questo che devi fare."

"Va bene mamma, ci proverò grazie mille" dissi sollevato.

"Amore non mi devi ringraziare, se non ti insegno io come approcciarsi alla vita chi lo farà?", mi mise una mano sulla spalla e, insieme a mio padre, che non aveva detto una parola dal momento in cui ero arrivato, se ne andarono.

"Ma quale sarebbe il motivo per il quale a scuola mi siete venuti a prendere prima del previsto?", mi ero scordato di questo piccolo dettaglio.

"In realtà non è niente tranquillo, dobbiamo ancora pensare a diverse cose...", disse con un tono preoccupato.

"Va bene okay, non voglio pensarci".

A quel punto tornai in camera mia e mi misi sul letto a pensare e ad ascoltare della musica. 

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