Arrivederci, Singisterm!

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Cap. 22

Arrivederci, Singisterm!

« Ecco il Castello ragazzi. Ora tutti in infermeria a farvi curare e a dormire, e domani parleremo di tutto. » annunciò il preside. Tutti obbedirono senza fiatare. Stanchi, scossi, tristi, feriti.

Il giorno dopo i ragazzi si risvegliarono in infermeria, e non capirono subito il motivo per il quale si trovavano lì. Solo quando incrociarono gli sguardi capirono il motivo. Il giorno precedente avevano combattuto contro Allizionico. Tutte le loro ferite erano state guarite, tranne una. Il loro cuore era ancora a pezzi a causa della perdita di Nicola.
« Vanessa, perché siamo qui? Non è solo un incubo quello vissuto, vero? » chiese Sarah.
« No, purtroppo… »
« Andiamo a far colazione? » chiese Filippo.
« Vengo… » rispose Sarah.
« Spero solo una cosa… » cominciò Victor « …che nessuno nella scuola abbia saputo tutto ciò… »
« Perché? Pensi che la notizia si sia diffusa? » domandò Denise.
« Non saprei… »
Gli undici ragazzi continuarono a camminare lentamente per il corridoio, finché arrivarono in Sala Grande. Lì i loro dubbi furono confermati. Appena entrarono tutti i ragazzi lì presenti a far colazione, si girarono di scatto, guardandoli e bisbigliando. Sarah arrossì violentemente, nascondendosi dietro a Vanessa, che si nascondeva a sua volta dietro Filippo.
« Ci guardano troppo… » mormorò Stefania.
« Lo so… evidentemente hanno saputo qualcosa… » bisbigliò Eleonora.
« Non è bello essere notati per ciò… preferisco quando faccio le mie cavolate e mi guardano per questo… » notò Samuele.
Si sedettero lontani, in un angolo dei loro rispettivi tavoli, Fuoco e Aria. Dopo dieci minuti li raggiunsero Kabir e Irene.
« Sarah, Filippo, Vanessa, è vero ciò che abbiamo sentito? » chiese Kabir.
« Che cos’avete sentito? » chiese Filippo.
« Che alcuni alunni hanno tentato di riportare in vita un certo uomo leggendario, poi rivelatasi vero, e che voi tentavate di fermarli. Inoltre abbiamo sentito che Nicola era la reincarnazione di codesta persona e ora… ora… » disse Kabir, mentre le parole gli morivano in bocca, facendosi cupo, vedendo che Filippo e gli altri non ribattevano il contrario. Gli occhi di Sarah si riempirono di lacrime, e si tuffò sulla spalla di Vanessa, che l’accolse tra le sue braccia. « Scusa… » si scusò Kabir, imbarazzato, ma anche i suoi occhi diventarono un po’ più lucidi del normale. Irene si sedette accanto a Sarah, passandogli un braccio intorno alle spalle.
Quella mattina nessuno del GdR si presentò a lezione. Si ritrovarono nelle sale comuni rispettive, riuniti sulle poltrone attorno al fuoco. La poltrona dove di solito si sedeva Nicola era vuota, in segno di rispetto. Qualcuno ogni tanto cercava di instaurare un discorso, ma moriva subito. Ad un certo punto, dopo ore, una persona entrò dall’arazzo di fuoco. Tutti si voltarono, era Illustrus.
« Sarah, Filippo, potete venire? C’è qualcuno che vuole parlarvi… »
« Chi? » chiese Sarah, ma non col suo solito entusiasmo curioso.
« Vedrete… prego… dopo di voi! » annunciò il preside. I due uscirono dall’arazzo e si trovarono di fronte ai genitori di Filippo e Nicola.
« Mamma… papà… » mormorò Filippo, correndo ad abbracciarli. I due erano in lacrime, avevano evidentemente saputo del fratello maggiore, di ciò che era successo.
« Preside, perché ha chiamato anche me? » domandò Sarah.
« Volevano parlare con te… » spiegò Illustrus.
Passarono parecchi minuti, nei quali Filippo parlò e pianse coi propri genitori.
« Cara, vieni qui… » chiamò ad un certo punto la madre. Sarah assentì con la testa e s’avvicinò.
« Mi spiace per Nicola, non sono riuscita a fare nulla… è colpa mia se non c’è più… » disse Sarah, scoppiando in lacrime di fronte a loro.
« Tranquilla, non è colpa tua… era inevitabile. Anche se stiamo male, avendo perso un figlio, sappiamo che la colpa non è tua, che hai fatto tutto il possibile per salvarlo, che lo ami con tutto il tuo cuore. Troverai altri cento uomini, di questo non devi temere… » cominciò il padre, ma Sarah lo interruppe.
« Non voglio trovarne un altro… amo ancora lui… »
« Lo so… ma devi guardare avanti, sei giovane… non devi sentirti in colpa se un giorno dovesti trovare un altro ragazzo che ami… » disse la madre.
« Grazie per la vostra comprensione… ma per ora non me la sento di trovarne un altro, la mia testa è ancora su Nicola. Grazie ancora… »
« Grazie a te… vieni qui… » annunciò la madre facendole segno d’avvicinarsi. I due genitori, così, l’abbracciarono, comprensivi. Sarah scoppiò in un pianto irrefrenabile. Quelli erano i genitori di Nicola. Ognuno dei due aveva lineamenti che glielo ricordava. Il padre aveva lo stesso profumo, la madre la stessa dolcezza. Chiudendo gli occhi le sembrava di stare ancora fra le sue braccia. Solo che questa volta le braccia erano due paia, anziché uno solo. Ma avevano la stessa forza, la stessa decisione, la stessa linea del suo lui. O meglio, ex lui. Ormai non c’era più. Si doveva rassegnare. Si ricordò di Capodanno, quando li aveva conosciuti, le erano parsi subito simpatici e comprensivi, e lo erano davvero.
« J-Jenny? Come sta? S-sa di Nicola? » balbettò Sarah.
« Jennifer ora è a scuola, sta bene, anche se è un po’ scossa dalla notizia. Nessuno di noi voleva crederci, quando l’abbiamo saputo, ma ci siamo dovuti arrendere all’evidenza. » spiegò il padre.
« Capisco… salutatemela tanto da parte mia… »
« Beh, ma potrai salutarla di persona… » intervenne la signora Zilio.
« Perché? Ora che Nicola non c’è più come faccio a vedervi ancora? » domandò Sarah.
« Beh, non penserai che non ti vogliamo più vedere! Vieni pure a trovarci quando vuoi. Jennifer ne sarà felicissima, inoltre sei compagna di classe anche di nostro figlio Filippo. Sai dove abitiamo, ci conto che quest’estate tu venga! Magari ci giochiamo una partita di Quidditch, chiamo qualche mio amico, e… » disse il signor Zilio, ma la signora lo bloccò.
« Elio, non mi sembra il momento adatto per fare proposte del genere! »
« Dai, Madda! Dovrà pur svagarsi un po’ questa ragazza! Non può avere sempre in mente cose spiacevoli! »
« Vabbé… rinuncio a capirvi vuoi uomini… »
« Signora, anche Nicola era così. Pensava sempre al Quidditch… » intervenne Sarah.
Scoppiarono a ridere, in una risata senza allegria, una risata triste, un sorriso che pareva una smorfia. Smisero subito.
« Sarah, fatti forza, la vita va avanti… sappiamo che hai perso anche tuo padre per mano di Allizionico, dev’essere dura… ora vai, torna pure dentro… ci si vede presto, mi raccomando, vienici a trovare! » replicò la signora Zilio.
« Certo! Arrivederci! » salutò Sarah, dando due baci ad ognuno. Sarah tornò in sala comune. Gli altri erano rimasti immobili, come li aveva lasciati prima di uscire. Si mise in piedi davanti il fuoco e, decisa, squittì: « Ragazzi! Dobbiamo farci forza! Dobbiamo andare avanti! Nonostante questa gran perdita dobbiamo reagire! Non potremmo andare avanti così in eterno a piangere! » esortò lei.
A quel punto s’alzò anche Vanessa ed intervenne pure lei: « Hai ragione, Sarah! Così si parla! Uno per tutti… » cominciò, mettendo la mano in centro. Tutti seguirono il suo esempio. Cinque mani si riunirono davanti al fuoco.
« …e tutti per uno! » urlarono in coro, finalmente consci che nella vita bisogna andare avanti sempre e comunque.

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