Viaggio verso Singisterm

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Cap. 4

Viaggio verso Singisterm

Ogni giorno ormai passava inesorabile, ora che mancava una sola settimana a settembre. Le due ragazze preparavano freneticamente il loro baule. Cercavano ovunque, in tutta la casa, degli oggetti utili per la loro permanenza a Singisterm. Avevano paura di dimenticare qualcosa. Intanto tutti i pomeriggi rimanevano a chiacchierare ore e ore sulle lezioni di quella scuola così magica, intrisa di mistero.
Tra discussioni cariche di curiosità, di magia e d’incantesimi, tra letture veloci e approfondite dei libri di testo, il primo di settembre arrivò senza indugio.
« Forza cuginetta! E’ ora di partire! Forza, forza! Non fare quella faccia assonnata! Ci aspetta una scuola speciale, tutta per noi! » esortò Sarah che non stava nella pelle. Non vedeva l’ora di arrivare a Singisterm.
« Cuginetta… ho sonno… sono le sei e mezza… » disse sospirando Denise, che aveva ancora la testa nel mondo dei sogni.
« Ho sonno anch’io, ma non vedo l’ora di visitare la scuola! Dai, forza! Il tuo baule dov’è? Il mio l’ho già messo in macchina! » soggiunse Sarah quasi saltellando intorno alla cugina.
« E’ ancora dentro! Lo vado a prendere! Mi dai una mano? » chiese Denise dirigendosi verso la casa dei suoi nonni, nella quale alloggiava ogni estate da quando l’anno prima si era trasferita in Puglia insieme ai suoi.
« Certo! Andiamo! » esclamò Sarah seguendo la cugina.
Dopo una manciata di minuti entrambi i bauli furono caricati in macchina. Le ragazze, così, partirono all’interno della Panda bianca di Donatella, la madre di Sarah. Qualche minuto dopo arrivarono alla stazione di Castelfranco, e anche questa volta era insolitamente deserta, tranne due o tre paia di ragazzi.
« Come sono pesanti questi bauli! » dichiarò Sarah.
« Hai ragione! » asserì Denise.
« Ciao mamma! Ci vediamo a Natale, allora! » salutò Sarah dando un bacio alla madre.
« Ciao Donatella! A presto! » si congedò Denise.
« Ciao ragazze! Fate le brave! » accomiatò Donatella chiudendo il bagagliaio.
Le due entrarono in stazione trascinando a fatica i bauli. Ormai mancava poco e il treno sarebbe arrivato.
Qualche minuto dopo, infatti, il treno giunse al binario uno. Le due cugine e altri sei tra ragazzi e ragazze salirono con i loro enormi e gravosi bauli.
Durante il viaggio c’era chi dormiva, chi leggeva, chi chiacchierava. Arrivarono presto a Padova dove, dopo il cambio treno, il vagone si riempì d’altra gente. E così accadde durante tutto il viaggio verso Rimini. Una volta a destinazione, dopo dieci minuti di camminata, arrivarono dinnanzi l’Arco d’Augusto.
« Beh, cuginetta/sorellina! Siamo arrivate! Forza! Ora dobbiamo dire “Aeroporto per Singisterm” toccando l’Arco! Pronta? » chiese Denise appena giunte al grande e maestoso Arco.
« Bene! Vai pure! Io ti seguo! » rispose Sarah con un cenno della mano.
« Bene… » cominciò Denise allungando la mano verso l’arco.
« Aeroporto per Singisterm! » recitò ad alta voce, sparendo.
« Ora vado io… » accennò Sarah parlando tra sé e sé.
« Aerop…» cominciò a recitare Sarah, ma una mano si era appena poggiata sulla sua spalla. Lei sussultò. Era forse ancora il ragazzo misterioso?
« Che cosa vuoi ancor… Mattia! » aveva cominciato a pronunciare, ma si era accorta che non era lui, bensì un suo grande amico. Mattia, appunto. Aveva diciannove anni, capelli biondi e mossi e gli occhi chiari.
« Ciao sciocchina! Sei una strega? » esclamò Mattia.
« Zin Zin! Basta chiamarmi sciocchina! » replicò Sarah.
« E tu basta chiamarmi Zin Zin! » ribatté Mattia.
« Zin Zin! Zin Zin! Zin Zin! » strombazzò Sarah per prenderlo in giro.
« Sciocchina! Guarda che ti magio tutta! » soggiunse Mattia sorridendo.
« Andiamo! Dai! Sennò mia cugina si preoccupa! » avvisò Sarah.
« Ok! Dopo di te! Prego! » disse Mattia.
« Aeroporto per Singisterm! » annunciò Sarah, sparendo col suo baule.
In un turbinio verde giada arrivò all’aeroporto in qualche frazione di secondo. Lì c’era la cugina con aria preoccupata e spazientita.
« Ma quanto ci hai messo? Dov’eri finita? » ingiunse Denise.
Sarah si girò. Era appena apparso Mattia. Lei fece segno verso di lui, come spiegazione.
« Ah! E’ colpa tua Zin Zin! » prese la parola Denise.
« Basta chiamarmi Zin Zin! » ribadì Mattia.
« Basta! Questo è l’aeroporto? » interloquì Sarah.
« Sì… vieni! Portiamo i bauli all’interno! Che tra un po’ l’aereo parte! » esortò Denise.
Così dicendo i tre andarono verso l’aereo, entrarono e cercarono dei posti liberi. Questo aereo, a differenza degli altri, era diviso in piccoli scompartimenti, nei quali ci stavano circa mezza dozzina di ragazzi. Sarah, Denise e Mattia entrarono nello scomparto numero dodici, il primo che trovarono libero e caricarono i bauli nel portabagagli sottostante ai sedili.
« Io tiro fuori soldi e bacchetta, perché poi i bauli si lasciano qui. Si arrangiano quelli della scuola a portarli nelle camerate. » annunciò Denise, controllando la borsa che li conteneva.
« Bene! Allora li metto nella borsa pure io! » aggiunse Sarah aprendo il baule e tirando fuori bacchetta e soldi. « Fatto! » esclamò rimettendo apposto il baule nel vano apposito.
« Quanto manca alla partenza? » chiese Mattia alle ragazze.
« Dieci minuti, direi! » rispose Denise scrutando l’orologio posto sulla parete dietro Mattia.
« Potevi dirmi che c’era un orologio dietro di me! » pronunciò Mattia.
« Eh… » cominciò Denise e sia lei che Sarah scoppiarono a ridere. Passarono altri cinque minuti a rimbeccare scherzosamente Mattia sulla storia dell’orologio, quando la porta dello scoprimento si aprì. Era una donna, presumibilmente un’hostess.
« Quanti posti liberi ci sono qui? » chiese lei con voce scorbutica.
« Tre… » rispose Denise. L’hostess sparì dietro la porta scorrevole.
Qualche minuto dopo l’hostess riapparve « voi tre, venite! Qui dentro c’è posto per voi! » disse con il solito tono scorbutico a tre ragazzi fuori dello scompartimento.
Entrarono due ragazze ed un ragazzo trascinando ognuno il proprio baule. Lo sistemarono nello spazio apposito e si sedettero nei posti liberi: le due ragazze accanto a Mattia, mentre il ragazzo a lato di Sarah. Una delle giovani aveva i capelli biondi e raccolti in una treccia, l’altra abbastanza corti di un rosso intenso. La bionda era alta e slanciata, mentre la rossa era più tarchiata, ma aveva un sorriso simpatico. Il giovane, invece, sembrava un tipo riservato e taciturno. Aveva capelli castano scuro, quasi nero, e degli occhi blu intenso. Sembravano tutti e tre di prima o, almeno, dimostravano diciassette anni.
« Aereo per Singisterm in partenza fra cinque minuti. Assicurarsi di aver chiuso bene i bauli negli appositi vani. Allacciare le cinture di sicurezza. In caso di guasti premere il pulsante accanto alla porta. In caso di malfunzionamento dell’aeroplano sono disponibili sei paracaduti per scompartimento e si prega di premere il pulsante accanto al vano, cosicché si potranno portare in salvo anche i vostri bauli. Buon viaggio! » annunciò la voce proveniente dall’altoparlante.
« Beh, bella prospettiva se dicono già cosa fare in caso di guasti eccetera eccetera…!  E’ sicuro quest’aereo? » chiese Sarah guardando Denise e Mattia alternativamente.
« Anche l’anno scorso ha tenuto lo stesso discorso e ne siamo usciti tutti sani e salvi. Sta’ tranquilla! » asserì Denise.
« Sono le solite frasi di repertorio! Le annuncia ogni anno! Secondo me la voce è registrata! » aggiunse Mattia che stava guardando fisso l’altoparlante nero accanto alla porta.
« Capito…!  Dai! Allacciamo le cinture intanto! » propose Sarah cercando la sua.
« Già… meglio! » confermò Denise.
« Aereo in partenza. Assicurasi d’aver allacciato bene cinture e bauli. Cinque, quattro, tre, due, uno… partenza! » annunciò nuovamente la voce dall’altoparlante. Intanto l’aeroplano era partito. Poco dopo si stabilizzò la quota e la voce parlò nuovamente « Ora è possibile togliere le cinture. Buon viaggio e buona permanenza nell’aeroplano n°126, destinazione Singisterm. ».
« Che palle queste cinture! Menomale che bisogna allacciarle solo alla partenza e all’atterraggio! » pronunziò Denise.
« Già… » sospirò Sarah.
« Sempre a lamentarvi voi donne, eh? Avete tutto fatto e ancora non vi va bene! » disse Mattia in tono scherzoso, come suo solito. Era un ragazzo molto simpatico ed in più aveva l’onore o meno, dipende dai punti di vista, di fare sogni premonitori.
Sarah e Denise ridacchiarono divertite. Anche le due ragazze emisero una risatina. Il ragazzo invece se ne stava seduto nel suo angolino a guardare il vuoto, con le mani sotto il mento e i gomiti che poggiavano sulle gambe aperte.
« Zin Zin! » strombazzò Sarah.
« Zin Zin! » ripeté Denise.
« Basta con questo Zin Zin! » ribadì Mattia. « Siete delle bimbe cattive! » sostenne Mattia facendo finta d’essere offeso.
Le ragazze all’interno dello scompartimento ridacchiarono all’unisono.
« Perché lo chiamate “Zin Zin”? » chiese ad un certo punto la ragazza bionda.
« Eh… » cominciò Sarah.
« Guai a te se glielo dici! Se fai la cattiva, glielo dico alla mamma! » sostenne Mattia.
Dopo una risatina Sarah disse « …te lo dico dopo… »
« …ok! » rispose la bionda con un’altra risatina. « Comunque, piacere! Mi chiamo Stefania! » si presentò.
« Io Sarah! Con l’h finale, mi raccomando! » precisò Sarah dando la mano prima alla bionda e poi alla rossa.
« Io sono Eleonora! »
Man mano si presentarono anche Denise e Mattia. Tutti quanti con stretta di mano e tre baci. Dopo le presentazioni iniziarono tutti e cinque a chiacchierare allegramente. Dopo un po’ di conversazione arrivarono all’argomento “ragazzo-che-guardava-il-vuoto-e-si-trovava-nello-stesso-scompartimento”.
« Lo conoscete? » chiese Sarah alle due ragazze.
« No! Mai visto prima! » rispose Eleonora.
« Penso sia del primo anno… non l’ho mai visto a scuola! » esordì Mattia.
« Piacere! Denise! » andò lei a presentarsi.
« Cosa? Io sono Edoardo, piacere! » rispose lui come risvegliato da un sonno profondo ad occhi aperti.
« Io sono Sarah! Con l’h finale, eh! » precisò, andando anche lei a presentarsi. E così fecero anche Mattia, Stefania ed Eleonora. In solo dieci minuti di viaggio si erano già conosciuti tutti all’interno dello scompartimento.
Passarono altri minuti tra chiacchiere, conoscenze e pettegolezzi. Era mezzogiorno e l’aereo era partito da mezz’ora ormai. I ragazzi cominciavano a sentire un certo languore.
« Pizzette, panini, arrosti! Cioccorane, gelatine Tuttigusti+1, Zuccotti di zucca! » annunciò una voce all’esterno, nel corridoio. Stava passando un carrello dal quale si poteva acquistare il pranzo.
« Che fame! Voglio andare a prendere qualcosa da mangiare! Che cosa sono le Cioccorane e tutte le altre cose, comunque? » chiese Sarah rivolta alla cugina.
« Sono tutti i dolciumi del regno magico. Come da noi i Ciupa-Ciupa o le Big Bubble. »
« Ah! Ora ho capito! Vado a comprare qualcosa allora! »
« Vengo anch’io! » esclamò Eleonora scattando in piedi.
Pochi minuti dopo le due tornarono. Sarah aveva in mano una pizzetta, una Coca-Cola, cinque gelatine Tuttigusti+1, due polentine, tre Bacchette Magiche alla Liquirizia e un pacchetto di Cioccorane. Eleonora invece teneva sei pacchetti di gomme Bolle Bollenti, dieci gelatine Tuttigusti+1, due Coca-Cola, tre panini e un paio di pacchetti di Cioccorane.
« Quante cose avete preso? » chiese Denise sconcertata vedendo tutto quel bendiddio.
« Beh, parecchie! Sai, no, che sono golosa di queste cose! Inoltre non le ho mai assaggiate! Nel nostro mondo non esistono! » rispose Sarah sedendosi al suo posto, poggiando le cibarie sulle sue gambe. « Volete? »
« Sì, grazie! Mi dai una gelatina Tuttigusti+1? » chiese Denise.
« Io invece voglio una Cioccorane! » esclamò Mattia.
« Prego! Prendete pure! » rispose Sarah.
Nei venti minuti successivi tutti erano impegnati a mangiare. Sarah aveva cominciato dalla sua pizzetta, sorseggiando Coca-Cola. Eleonora aveva ingurgitato in pochi secondi tutti e tre i panini e bevuto le due Coca-Cola d’un fiato. Poi, tutti insieme, si erano messi a mangiare tutti i dolciumi. La gelatina Tuttigusti+1 di Denise era al gusto di patatine fritte. Quelle che mangiò Sarah erano al gusto di Spritz, olive, cioccolato e rosa. Eleonora, invece, che n’aveva offerta una a Stefania e a Edoardo, le trovò al gusto di fragola, uva, asparago, pomodoro, menta, zucchero, erba fresca e polenta. Stefania al gusto d’arancia e Edoardo al gusto di Bacardi. Poi, tra enormi mangiate di Cioccorane, Bacchette Magiche alla Liquirizia, gomme Bolle Bollenti e polentine, il tempo passò in fretta. Ormai era quasi l’una. I ragazzi erano in viaggio da un’ora e mezza.
« Quante ore ci si mette per arrivare?» chiese Sarah, curiosa.
« Dipende tutto dal traffico aereo! Ad esempio in prima siamo arrivati dopo sette ore, invece in seconda dopo otto » affermò Mattia.
« Traffico aereo? » così dicendo Sarah si affacciò all’oblò e vide che l’esterno era come una grand’autostrada per aeroplani. Sarebbe per cui più corretto chiamarla aereostrada. Gli aerei della corsia opposta erano incolonnati in una lunga fila che mai finiva, mentre nella carreggiata dove si trovavano i ragazzi diretti a Singisterm procedeva senza problemi.
Passarono presto, tra una chiacchiera e l’altra, due ore. Ormai erano le tre, erano in viaggio da tre ore e mezza ed il volo si prospettava ancora lungo. Lo scompartimento stava diventando sempre più caldo.
« Non si può di certo aprire il finestrino perché siamo in aereo… allora serve l’aria condizionata! C’è? » chiese Sarah togliendosi il coprispalle.
« E’ vero! Servirebbe proprio! Lo scorso anno non era così caldo! Non ne capisco il motivo… » aggiunse Denise.
« Non so se ci sia l’aria condizionata! Provo a guardare fuori se vedo un’hostess o un professore, così chiedo! » suggerì Mattia alzandosi e uscendo. Pochi minuti dopo tornò assieme ad un professore. Era basso e quasi completamente calvo. Aveva la faccia da procione e degli occhialetti a mezzaluna in bilico sul naso dritto e perfetto. Aveva un vestito da mago color senape e teneva in mano, nervosamente, un cappello enorme per la sua testa minuta. Appena entrato spiccò un salto all’indietro.
« Che caldo bestiale, madonci! » esclamò il professore. « Nello scompartimento degli insegnanti non c’è questa calura, madonci! » continuò. « Vado a vedere se è presente lo stesso fenomeno anche negli altri scomparti… voi state qui. Tornerò tra un po’! Madonci… » finì, uscendo.
« E’ una cosa strana… avete visto? Abbiamo fatto bene ad avvertire un prof! » dichiarò Stefania.
« HO fatto bene, vorrai dire! Sono andato io! » ribadì Mattia.
« Certo Zin Zin! » ridacchiò Stefania.
« Basta chiam… » cominciò Mattia, ma si bloccò immediatamente perché si spalancò la porta di colpo. Era ancora il professore.
« Ragazzi, lo scompartimento di fronte al vostro, il tredici, ha qualche problema… sembra sia intaccato da fuoco magico… faremo il possibile per spegnerlo fra breve. State pure tranquilli! Non c’è da aver paura! Madonci…» spiegò l’insegnante sparendo dietro la porta scorrevole.
Però i minuti passavano e faceva sempre più caldo. Non si respirava più.
« Io non ce la faccio a stare qui dentro! Vado fuori! » esclamò Sarah avviandosi all’uscita. « Chi viene con me? » chiese poi.
« Vengo anch’io! » disse Denise, alzandosi in piedi e raggiungendo la cugina. Le due sparirono dietro la porta. Fuori la calura era ancora più insopportabile. Le due si avvicinarono allo scomparto di fronte, il tredici, e tesero l’orecchio. Si sentivano urla, voci e strani versi.
« Che cosa sta succedendo lì dentro? » sussurrò Sarah, un po’ spaventata.
« Non ne ho idea… ma ho dei dubbi che sia davvero un fuoco magico… » mormorò Denise.
« Che cosa facciamo? »
« Non saprei! Io devo iniziare il secondo anno e tu il primo e non hai mai studiato magia… non credo saremmo di grande aiuto… »
« Non m’interessa! Voglio andare a vedere! Qui fa un caldo madornale! Non riesco a stare così! Un altro po’ e mi tolgo in reggiseno! » esclamò Sarah.
« Beh… hai ragione… vengo con te! » confermò convinta Denise.
« Prima ascoltiamo, però! Sentiamo le voci… » propose Sarah, per sapere se sarebbe stato pericoloso entrare lì dentro, per essere consapevole a cosa si sarebbero dovute preparare.
Tesero nuovamente le orecchie. Sentirono una voce femminile « …no Andreas, secondo me questo non è un fuoco magico! E’ qualcosa di molto più grave e pericoloso! Sennò avremmo dovuto averlo sconfitto con i semplici incantesimi anti-fuoco magico! »
« Athena, ne sei proprio sicura? » chiese un’altra voce femminile, ma molto più anziana.
« Non ne posso essere certa, ma secondo me è una maledizione. Dobbiamo stare molto attenti! Sennò come si spigherebbe questo continuo aumento di calore? » rispose la prima voce femminile, Athena.
Sarah, da fuori, ascoltava attenta. Appena sentita la parola “maledizione” sgranò gli occhi e guardò Denise. Anche lei aveva gli occhi spalancati. Sarah, d’impeto, aprì la porta.
« …maledizione? » chiese lei entrando di tutto punto.
« Chi sei tu? » chiese la donna più anziana.
« E’ una ragazza che si trovava nello scompartimento numero dodici… madonci! » rispose l’insegnante con la faccia da procione, Andreas.
« Signorina, può essere pericoloso… soprattutto per lei che deve ancora cominciare il primo anno. » disse la donna più anziana.
« Ma non possiamo continuare a stare con questa calura! » ribatté Sarah un po’ spazientita.
« Esatto professoressa! » sostenne Denise.
Dopodichè Sarah e Denise si girarono. Videro un enorme ammasso bluastro. Sembrava un incendio di fuoco blu. Non si espandeva, ma emanava sempre più calore.
« Professoressa, mi scusi, ma quando il fuoco, se così si può chiamare, era meno caldo, era di colore rosso? » chiese Sarah rivolta all’insegnante anziana.
« Sì… era proprio rosso! Come fai a saperlo? » esclamò.
« Beh, l’anno scorso, a scuola, ho studiato le stelle. Quelle più calde emanano lunghezze d’onda corrispondenti al blu, invece quelle più fredde al rosso. Tutto qui. » rispose Sarah, tranquilla.
« Non credo ci possa essere utile sapere ciò, però… che peccato! » ingiunse Athena, l’insegnante più giovane, con rammarico.
« E’ strano… la vita di una stella comincia da una nebulosa, poi si evolve in nana bianca, passa per la sequenza principale e ci resta per molto tempo, poi diventa una gigante rossa e infine, seconda le situazioni, buco nero o stella di neuroni. Ora invece questo specie di fuoco fa il processo inverso! Forse il prossimo stadio sarà di nebulosa e poi si estinguerà. Non ne posso essere certa, però. » spiegò Sarah tenendo gli occhi fissi su quello strano fuoco.
« Brava! Madonci, ottimi collegamenti! Devo parlare di te all’insegnante d’Astronomia. In questo momento si trova già a Singisterm. Lo avvertirò. Nome e cognome? Madonci…» chiese Andreas.
« Io? Sarah Bergamin! Grazie, comunque! » rispose lei arrossendo un po’.
« Che cosa si può fare, allora? » prese la parola Denise.
« Tu sei Barichello, vero? Beh, se quello che pensa la signorina Bergamin è vero si può stare tranquilli, il problema sarà solo scoprire da che cosa è stato originato. Se invece non si tratta di ciò potrebbe trattarsi di una maledizione o altro. L’unica cosa da fare è aspettare. » concluse Athena.
« Capisco… ma come facciamo a resistere con questo caldo che aumenta sempre più? » ribatté.
« Ci conviene globalizzare questa stanza in modo che non si espandi altro calore… poi una volta arrivati a Singisterm si potrà togliere, in una maniera o in un’altra… che ne dite? Andreas? Athena? » chiese la più anziana ai colleghi.
« Buon’idea Holly! Forza ragazze! Ora tutte in cabina! » ordinò Athena.
« Va bene prof! » risposero in coro Sarah e Denise avviandosi verso la porta e sparendo dietro di essa. Attraversarono il corridoio ed entrarono nella cabina dodici, la loro.
« Ehi, sciocchine! Quanto ci siete state? Che cosa succede allo scompartimento numero tredici? » chiese Mattia alle due, appena entrate.
« Sarah ha scoperto che questo fuoco magico potrebbe essere, in realtà, la vita all’inverso di una stella. Invece i professori, inizialmente, optavano per una maledizione. » rispose Denise.
« La mia è solo un’ipotesi, essendo che l’anno scorso ho studiato le stelle e il colore di quel fuoco era blu, come quelle più calde… e prima era rosso come quelle più fredde… » aggiunse Sarah.
« Brava, brava la mia sciocchina! In Astronomia farai scintille! Come me del resto! Astronomia e Divinazione sono le mie due materie preferite, nelle quali vado meglio! » recitò Mattia.
« Beh, non esagerare ora! In ogni modo, bravo! Mi sembrano delle belle materie da ciò che ho letto nei libri. » rispose Sarah.
« Ma ti sei già letta i testi scolastici? Tu sei matta! »
« Sì! Che cosa c’è di male? »
« Mah, non lo so… parliamo d’altro, va’… »
« Di che cosa? » chiese Edoardo, stranamente risvegliato dal suo sonno ad occhi aperti.
« Che io ho fame! » interloquì Sarah massaggiandosi la pancia.
« Ma tu hai sempre fame? » esclamò Denise.
« Sì…! In ogni modo… tra quanto saremmo arrivati? Io mi sto annoiando… »
« Non ne ho idea! Che ne dici di fare un giretto per l’aereo? Ti faccio vedere una persona… » propose Denise.
« Va bene! Mi sembra una buon’idea per passare il tempo! Però aspetta che mangio una Cioccorana! » dichiarò Sarah, ficcandosene in bocca una e seguendo la cugina alla porta che l’aspettava.
« Bene! Andiamo! » disse Denise e sparirono dietro la porta. Camminarono lungo il corridoio. A destra scorrevano i numeri pari, mentre a sinistra quelli dispari.
« In che cabina andiamo? Quale numero? » chiese Sarah.
« La numero ventitrè! Ci dovrebbe essere Danilo, il mio ex… » cominciò Denise.
« Danilo? Ma è anche lui un mago? » domandò Sarah sgranando gli occhi.
« Sì… sennò come pensi che io l’abbia conosciuto? »
« E’ vero! Non ci avevo pensato! »
Camminarono ancora per poco. Il ventitrè non distava molto. Appena arrivate di fronte Denise aprì la porta scorrevole.
« Ciao! » salutò Denise.
« Ehi! Ciao! » fece cenno col capo Danilo.
« Ciao! » salutò anche Sarah.
« Ciao Sarah! Sei una strega pure tu? » rispose Danilo.
« Già…! E anche tu, vedo! » considerò Sarah.
« Denise, Sarah. Venite dentro che vi presento i miei amici e le mie amiche! » propose Danilo.
Tra una presentazione e l’altra volò presto una mezz’ora. Quattro ragazzi e due ragazze, alcuni simpatici, altri meno. Una volta passata la mezz’ora Sarah e Denise se n’andarono salutando calorosamente.
« Bene, bene… ora dove andiamo? Torniamo al nostro scompartimento? » domandò Sarah guardando la cugina che fissava dritto avanti a sé.
« Sì… direi di sì! Non credo ci sia nessun altro da farti salutare! Andiamo? » chiese Denise dirigendosi nuovamente allo scompartimento numero dodici.
« Perfetto! » rispose Sarah con un sorriso.
Il corridoio era abbastanza stretto, ma ci potevano stare comodamente due persone. Il pavimento era di moquette rosso scarlatto, perfetto e impeccabile. Ai lati le cabine erano rivestite con carta da parati marmorea e avevano ognuna una porta scorrevole con la targhetta del numero di scomparto. Le due ragazze stavano camminando tranquillamente, lentamente, senza alcuna parola, volgendo avanti lo sguardo. Alcuni metri così, cinque o forse sei. Ad un certo punto, però, una porta alla loro destra si spalancò e ne uscì una ragazza che andò a sbattere contro Sarah.
« Ahi! » esclamò Sarah cadendo addosso alla cugina.
« Scusa… » cominciò la ragazza, ma si bloccò appena alzò lo sguardo e incrociò quello di Denise. « Oh, oh, oh… Barichello… ancora tu… pensavo te ne fosti andata dopo la figuraccia dello scorso anno… »
« Non ci contare Masini…! Quest’anno prenderò il Boccino prima di te! Puoi scommetterci! »
« Voglio proprio vedere io… al massimo cadi dalla scopa… anzi! Al minimo! » disse la ragazza sparendo dietro la porta con una risata di scherno.
« Chi era quella lì? » chiese Sarah guardando interrogativa Denise.
« Una ragazza della scuola del mio stesso anno. Però lei è della casata della Terra… siccome a scuola si può praticare uno sport, il Quidditch, entrambe siamo in una squadra… ognuna quella della propria Casa! E’ così antipatica, guarda… è bella, ma non ha cervello. »
« Ah, ho capito! »
Dopo aver detto ciò Sarah si mise a riflettere. In effetti, quella era una bellissima ragazza. Alta, magra, con lunghi capelli biondi e due occhi cristallini profondi e magnetici.
Dopo qualche metro ancora arrivarono di fronte al loro scompartimento e entrarono salutando tutti.
Passarono così pian piano le ore tra chiacchiere e risate, tra prese in giro e scherzi. Erano ormai le sette e mezza, era da otto ore che stavano viaggiando e cominciavano tutti ad essere stanchi. Sarah si era appisolata sulla spalla della cugina, mentre lei era appoggiata al muro con la testa. Eleonora e Stefania giravano per tutto l’aereo, Mattia ed Edoardo avevano instaurato una conversazione sul Quidditch. Ad un certo punto una voce acuta e piatta trillò nell’aria.
« Tra cinque minuti atterreremo all’aeroporto davanti la scuola di Singisterm. Preghiamo i passeggeri di allacciare le cinture e di lasciare i bauli negli appositi vani. Buona permanenza a Singisterm! »
« Finalmente siamo arrivati! » esclamò Sarah destandosi dall’assopimento.
« Era ora! » esclamò Mattia. « Non ce la facevo più! »
Pochi secondi dopo entrarono freneticamente Stefania ed Eleonora e, tutti assieme, quasi contemporaneamente, si allacciarono le cinture.
Passarono così un paio di minuti. Qualche chiacchiera, qualche commento sulla cintura troppo stretta, qualche altro sulla cintura troppo nera.
« Stiamo atterrando all’aeroporto, si prega coloro che non l’avessero ancora fatto di allacciare le cinture di sicurezza immediatamente. Grazie di avere scelto la compagnia aerea “Singiali”. Arrivederci. » annunciò la voce.
L’aereo cominciò ad atterrare; si stava inclinando lentamente. Un minuto dopo era atterrato.
« Ora è possibile slacciare le cinture di sicurezza. Arrivederci e al prossimo volo! »
« Arrivati, finalmente! Che bello, cuginetta! Andiamo, dai! » esclamò Sarah piena d’enfasi. Non stava più nella pelle. Finalmente avrebbe potuto imparare a praticare magie. Sarebbe stata una strega. Le pareva ancora tutto un sogno, un bellissimo sogno! Era tutto così magico e fantastico… le sembrava di essere in un libro fantasy.
« Un altro anno a Singisterm… » cominciò Denise ammirando la scuola. Erano tutti appena scesi dall’aereo e c’era un caos infernale di persone.
« … sono davvero contenta! Andiamo! » esclamò infine Denise prendendo la cugina per un braccio e dirigendosi dove c’era meno calca.
Ad un certo punto si sentì urlare una voce « i ragazzi del primo anno da questa parte! »
« Vai cuginetta! Ci vedremo dopo! » salutò Denise spingendola verso il posto da dove proveniva la voce.
« Ciao! Ci vediamo! » salutò Sarah.

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