Caro Sergey,
manca sempre meno a Natale, il periodo dell'anno che più amavamo. Temo che non sia più così. Il mio Natale ha perso fascino da quando non lo passo più con te, e ha decisamente perso fascino quest'anno, con la pandemia in corso e con la malinconia che abita il mio cuore. In questo momento sto ascoltando James Blunt. Ho sempre dedicato le sue canzoni a te e, su queste note sensazionali, sto per scriverti finalmente una lettera completa.
Dunque, il Natale. Riesco ancora a percepire quella magica sensazione nel petto che provavo quando restavo sveglia insieme a te, in attesa che si facesse mezzanotte, per poi sgattaiolare fuori dalle stanze e scartare i regali. Non erano esattamente dei tipici pacchetti regalo, con fiocchi e carta colorata, ma si trattava dei nostri quaderni, con le pagine piegate a triangolo e i vari mini-regalini fissati con lo scotch. Ogni pagina aveva un numero preciso, e ogni numero apparteneva a precise persone anonime. Era bello giocare a Babbo Natale segreto con gli altri, Babbo Natale che di fatto non era così segreto, dal momento che i regali provenivano dagli effetti personali di ognuno di noi, di conseguenza sapevamo a chi appartenevano. Ma era divertente lo stesso, e non hai idea di cosa darei pur di tornare indietro nel tempo e rivivere, almeno una volta, quelle notti. Nonostante le varie società di beneficienza riuscissero quasi sempre a soddisfare i nostri desideri, regalandoci bambole e macchinine, ricevere in anonimo un braccialetto di perline fatto a mano, una matita, una gomma a forma di coccinella o persino un bottone, decisamente non aveva prezzo. Mi sono sempre accontentata di poco, e tu questo lo sai.
Riesco ancora a sentire il sapore della prima neve sulle labbra, di quando bastavano solo un paio di ore per vedere ogni prato ricoperto di bianco, E i nostri immensi sforzi per ghiacciare le discese, in maniera tale da poter usare lo slittino o i pezzi di cartone. Il colore del nostro sangue è ancora vivido nella mia mente, quello stesso sangue che non ci importava di far gocciolare sul ghiaccio, perché volevamo continuare a divertirci. E ricordi le nostre pattinate? Beh, erano tutt'altro che delle pattinate. Non ci importava mai di farci male, rammenti? Mi viene da ridere se ripenso a quando ti arrampicasti sul tetto di un deposito per raccogliere i ghiaccioli limpidi solo per me. Per me che ero viziata e li preferivo raccolti dal tetto, piuttosto che farli cadere prima nella neve, rischiando che si rompessero. E quel giorno hai rischiato di romperti anche tu.
E i giochi olimpici invernali? Credo che fossero i miei giorni preferiti in assoluto. Eravamo molto competitivi, io e te, e volevamo vincere a tutti i costi. Non riesco a ricordarmi tutte le discipline, ma di sicuro la sfida artistica era quella più bella. È incredibile come fossimo creativi con la neve allora! Riuscivamo a fare creazioni di ogni tipo, e ora invece, durante quelle scarse e brevi visite in montagna, a malapena riesco a fare un pupazzo di neve. Ti prenderesti gioco di me se dovessi scoprirlo, e di sicuro me lo rinfacceresti a vita. Come vorrei che lo facessi davvero! Perché questo significherebbe averti ancora al mio fianco.
Sergey, ripensare ai nostri inverni passati insieme mi riempie il cuore di gioia. Pensavo di piangere duraNte questa lettera, ma stranamente non sento le lacrime salirmi agli occhi. E questo perché? Perché tu sai e sempre saprai, anche a distanza, come rendermi felice e sorridente. Sei e sempre sarai quella persona in grado di alleviare il mio dolore, proprio come facevi quando eravamo ancora insieme.
Spero che il tuo Natale sarà migliore del mio. Te lo auguro con tutto il cuore.
N.F.
13/11/2020
18:17
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Lettere fantasma
General FictionE' una raccolta di lettere private indirizzate a persone che hanno fatto o fanno parte della mia vita.