Caro Dimitri,
credo che questa sarà la lettera più significativa e più complessa fra tutte quelle che ho scritto nel corso della mia vita. Non ti ho mai dedicato delle parole, ma solo pensieri. E sono tanti i ricordi che ci accomunano.
Ti sto scrivendo ma non so nemmeno se tu sia vivo o morto, eppure una cosa la so per certo: sei tu colui che mi ha privato della felicità.
Ora ho ventun anni, lo sai? Chissà se tieni il conto, chissà se pensi a me nel giorno del mio compleanno. Perché, Dimitri? Perché? Perché hai deciso di distruggere tutto compiendo un gesto così folle? Perché mi hai fatto del male? Proprio a me, fra tutti?
Ti ricordi di mia sorella, vero? Lei non parla mai di te, credo che neanche ti pensi. Ha questo straordinario dono di stare bene anche quando sta male, e non impazzisce mai quando viene menzionato il suo passato. Il nostro passato. Nel caso in cui te lo stia chiedendo, è diventata una bella ragazza, una ragazza forte con un talento incredibile per l'arte. Saresti stato fiero di lei, se solo avessi dato una possibilità alla nostra famiglia. Mia sorella è incredibilmente coraggiosa, e mi chiedo come abbia fatto a superare il traumatico distacco dai suoi genitori, guardando allontanarsi non solo loro, ma anche il fratello maggiore e la sorella minore. Mi hanno allontanata da lei, ed è solo colpa tua. Hai idea di ciò che hai combinato? Ti senti almeno un po' in colpa? Ci hai private l'una dell'altra quando ne avevamo più bisogno. E non potrei mai perdonarti per questo. No, mai.
Ti ho sempre difeso, sai? Quando le persone mi chiedevano come cazzo facessi a sorridere mentre raccontavo di te, quando mi guardavano stranite nel sentirsi dire che ti volevo bene, io non capivo, e loro non capivano me. Ma ora eccomi qua, davanti all'ennesima pagina bianca, e finalmente ho capito. Ho capito che non ti voglio bene, ho capito che non mi manchi, ho capito di aver sbagliato quando nel cuore della notte scappai dalla famiglia in affido per venirti a cercare. Ho capito che sono sola e vuota a causa tua, perché tu mi hai privato di una famiglia che mi crescesse e educasse, mi hai privato dell'affetto di mia sorella, mi hai privato della mia infanzia, delle prime scoperte che avevo tutto il diritto di affrontare con dei genitori, e non con dei tutori rigidi e senza cuore, non con dei ragazzini estranei che non perdevano occasione di picchiarmi giorno e notte. Tu mi hai privato della voglia di vivere.
Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri. È impresso nella mia mente e non vuole andare via. Sento questa irrefrenabile voglia di staccarmi la testa dal collo e smettere di pensare. Ma in realtà sono una fifona. Se pensi che io voglia togliermi la vita, ti sbagli. Tu hai fatto una scelta sbagliata, ma io non ripercorrerò i tuoi passi. Mi pento di essere venuta sotto casa tua, nostra, quella notte, dopo che ho vagato per la città come un cane randagio. Ero alla ricerca di un riparo sicuro, di calore e affetto, ma ora mi sento una totale idiota ad aver pensato di poter trovare queste qualità fra le tue braccia.
Sono stanca di sentirmi dire che ho qualcosa che non va, che sono strana, che ho un carattere debole, che piango sempre, che sono costantemente triste, che sono svogliata, che non apprezzo la bellezza della vita. Ma come faccio ad accettare e ad amare la vita di ora, che agli occhi degli altri appare perfetta, se ogni volta che chiudo i miei occhi la notte rivedo te? Prima non lo capivo, forse per l'ingenuità, forse perché credevo alle stronzate che diceva la gente, del tipo che tutti cambiano, ma ora ci sono arrivata finalmente. E la verità è che sei un mostro. Non meriti le mie attenzioni. E, se prima volevo tornare in Bielorussia a cercarti, ho capito solo adesso che sarebbe la cosa più sbagliata.
Dicono che io abbia bisogno di aiuto. Ma io odio la gente. E anche questa è opera tua. Tutto ciò che ho fatto e pensato nel corso degli anni è stato influenzato da te. Dal tuo sguardo quando ci siamo salutati per l'ultima volta. Ero piccola allora, ma noi cani randagi siamo più maturi di quanto la gente pensi, siamo forti e coraggiosi, riusciamo sempre a sopravvivere. Ma la verità è che io non dovevo essere così a quell'età. Dovevo essere ingenua, innocente, educata, seguita passo dopo passo. Era il tuo compito e l'hai mancato.
Chi l'avrebbe detto che avrei incontrato una famiglia straordinaria dall'altra parte del mondo? Chi l'avrebbe detto che avrei visto il mare e che ci sarei potuta andare ogni qualvolta volessi? Chi l'avrebbe detto che avrei ricevuto un'adeguata istruzione? Chi l'avrebbe detto che sarei finita a frequentare la facoltà di Lettere Moderne all'Università di Napoli? La vita è imprevedibile, ed è per questo che non voglio arrendermi. Spero ancora che un giorno mi sveglierò felice. Le magie a volte accadono.
Sai, ho anche un trauma abbastanza particolare. Ti ricordi quando mi hai portata nella casa in campagna per un fine settimana? Gli adulti dell'istituto si fidavano di te, credevano che affidarti me, dopo tutto quel tempo lontani, e nonostante la prigione, sarebbe stato positivo per la mia crescita, ma tu avevi combinato un altro casino. Invece di passare il tempo con me, di recuperare quel che tu stesso avevi portato via, hai invitato in casa quella gentaglia che tu chiamavi amici. Mi hai fatto bere, ed io avevo meno di dieci anni. Tu questo non lo sai, ma durante la notte mi ero sentita male, mentre tu dormivi profondamente al mio fianco. Avevo vomitato così tanto, e mi sentivo così male, da non riuscire neanche a svegliarti e chiederti di aiutarmi. Per paura che potessi arrabbiarti, avevo pulito il mio vomito con delle pagine strappate da un libro. Da allora, quando qualcuno vomita, io mi sento male a mia volta. Da allora ho una paura tremenda di rimettere, e quando mi capita di sentirmi nauseata, vado nel panico più totale. Anche questa è opera tua.
Non riesco ad aprirmi con le persone perché tutto ciò che sto scrivendo adesso, loro non lo capirebbero. È facile dire che sono ciò che sono a causa della mia infanzia tormentata, ma la verità è che c'è altro. È più complicato di così, e sono sicura di non essere la sola nel mondo ad aver passato dei momenti brutti. Ma questi momenti hanno determinato la persona di oggi, una persona che io detesto profondamente, una persona che fa sbagli continuamente, una persona che sta in silenzio quando qualcuno prova ad aiutarla. Mi chiedo chi sarei diventata se tu ci avessi pensato due volte a fare ciò che hai fatto. Mi chiedo come sarebbe stata la nostra famiglia. Mi chiedo come mi sarei sentita ad avere un fratello maggiore che mi protegge. Mi chiedo come sarebbe stato il mio rapporto con mia sorella, perché non so se lo sai, ma ho passato dei mesi lontana da lei per il semplice motivo che non eravamo abbastanza legate da rimanere insieme. Mentre lei fremeva dalla voglia di andare in Italia, io ho scelto di restare in Bielorussia e provare a vivere con una famiglia diversa. Una famiglia che in realtà non lo era affatto. Chissà cosa diresti se ti dovessi raccontare ciò che ho passato in quella famiglia, chissà se ti sentiresti in colpa o se ti venisse voglia di uccidere anche loro. Come ti farebbe sentire il pensiero di tua figlia che viene toccata da un sessantenne contro la sua volontà? Te lo chiedo perché a me non ha fatto sentire per niente bene. È esattamente questo il motivo per cui sono venuta a cercarti nel cuore della notte, con le lacrime agli occhi e i pantaloni bagnati. Ma sappiamo entrambi com'è andata a finire.
Quindi, caro papà, grazie per avermi rovinato l'esistenza. Ma grazie anche per avermi permesso di avere tutto ciò che ho ora, tutto ciò che tu non saresti mai stato in grado di darmi, indipendentemente se avessi ucciso la mamma o meno.
Le persone cercano in tutti i modi di capirmi, lo vogliono veramente! Credono che io sia interessante! È interessante tutto ciò che ho scritto? È interessante questo sfogo? È così interessante la mia vita di merda? Tutte le esperienze che ho fatto a soli dieci anni, o poco meno, esperienze che invece avrei dovuto affrontare come minimo partendo dai quattordici, sono davvero così interessanti? Come potrebbe mai rendermi più facile da capire leggendo tutto ciò? Perché è esattamente questo che direi a chiunque mi chiedesse di parlare di me, e di spiegargli il perché io sia assente con la mente. Il perché cerchi sempre di allontanare tutti, di non fidarmi di nessuno, il perché io pianga costantemente, il perché io abbia incubi la notte, il perché abbia paura di fare il primo passo con i ragazzi.
È così interessante, papà? La mia incompetenza nel vivere, mi rende davvero interessante? Io non voglio essere capita, io voglio essere amata, e accettata per ciò che sono. E io sono questo, papà. Sono il tuo creato. Il tuo capolavoro. Sono un ammasso di cellule, nervi, muscoli, ossa, ma non ho un cuore. Seppur cerco di amare, non ne sono capace. Mi dispiace.
Tua figlia, Natasha.
13/10/2020
16:08
STAI LEGGENDO
Lettere fantasma
Narrativa generaleE' una raccolta di lettere private indirizzate a persone che hanno fatto o fanno parte della mia vita.