Dopo aver mangiato scrissi a Matilde per convenienza e poi andai a dormire, avevo un dolore alla testa insopportabile, dormire era l'unica soluzione che vedevo disponibile.
Ad addormentarmi ci misi veramente tanto, non riuscivo a smettere di pensare a cosa fare con Matilde, la amavo, o almeno lo credevo.
Intorno a mezzanotte riuscii a cadere tra le mani di morfeo e finalmente a dormire.Mi svegliarono le imposte sbattendo per il forte vento presente fuori, mi alzai, le bloccai e mi resi conto di non aver voglia di tornare a dormire, così andai in cucina a fare colazione.
Mentre mangiavo i biscotti sentii sbattere il portone, era strano che alle 8 qualcuno entrasse nel palazzo ma non ci feci caso e finii la colazione.
Mentre mettevo la tazzina il lavastoviglie, la porta si aprì, era Matilde.
Non capivo, sarebbe dovuta tornare più avanti. Per non farle capire il mio scontento le andai incontro e la baciai nascondendo le domande che si avvicinavano come se si stasse preparando un temporale estivo, forte ma breve, come una litigata.
Dopo vari baci, poco significativi per me e sacri per lei, iniziammo a parlare del più e del meno.
Con il capo a quanto pare era andato tutto bene e aveva fin conosciuto meglio un suo collega, se non ricordo male si chiamava Matteo.
Con la scusa di andare a comprare il pane, uscii a prendere una boccata d'aria.
Speravo mi aiutasse prendermi ancora qualche minuto prima di tornare alla normalità, beh non servì a molto, ma almeno comprai il pane.
Ricordo ancora che l'idea di prendere è scappare mi passò per la testa, ma Matilde non si meritava di certo una cosa simile, perciò tornai a casa e mi convinsi che tutto sarebbe tornato come prima e che ci saremmo nuovamente amati come all'inizio.
STAI LEGGENDO
Sei la normalità di cui ho bisogno.
Fanfiction"E siamo solo noi, appesi l'un l'altro nel vuoto più immenso"