Gita

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Clara era seduta nei posti centrali del pullman, la testa appoggiata alla spalla di Federico, mentre lui la stringeva a se con il braccio destro, ed insieme guardavamo fuori dal finestrino.

Avrebbe tanto voluto che ci fosse anche Nelson lì con lei perché mai era stata così male.

Invece no, il loro amico, andava in un'altra scuola quindi ancora non sapeva niente di quello che era successo in quella gita.

Lì, su quel pullman, di ritorno dalla visita al museo egizio di Torino, Clara si rese conto di avere una cotta per Cesare.

Era una cosa così impetuosa e travolgente che la distruggeva.

Durante le elementari tutti le avevano chiesto se lei e Cesare fossero "fidanzatini" perché erano sempre insieme, inseparabili.

Ma lei aveva sempre negato, perché insomma loro erano amici.
Eppure si incantava a vedere le sue compagne di classe parlare delle loro cottarelle passeggere, e si stupiva sempre perché, come faceva Gaia, la ragazza che meno le stava simpatica di tutta la classe, a dire che le piaceva Federico?
Non si erano quasi mai parlati!

Non capiva nessuna di loro e mai si era avvicinata oltre, passando tutti gli intervalli con Cesare, Federico e altri ragazzi.

Non aveva quindi mai avuto modo di pensare, alle elementari, a quei sentimenti per lei irreali e insensati.
Sentiva sicuramente qualcosa di forte per Cesare, più forte che per Nelson e Federico, ma lo associava al fatto che il loro legame era speciale, al fatto che lui l'avesse presa sotto la sua ala protettrice, a molte cose.

Erano come fratello e sorella.

Eppure li, in quella gita, finalmente si accorse.
Si accorse che no, quello che provava per Cesare non era amicizia, ma qualcosa di più. Non era neanche una cotta perché non si poteva stare così per una cotta, no?

Sì girò, per cercare lo sguardo nel ragazzo, e lo vide avvinghiato, in fondo al pullman, con una ragazza di prima.
Si rigirò di scatto, premendo la faccia contro il petto di Federico, le lacrime incessanti.

No, non era una cotta.

Le piaceva Cesare ed era assurdo che se ne fosse accorta solo in quel momento, il giorno del primo bacio di lui.

Federico non disse nulla, consapevole di quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi fosse qualcosa di difficile. Si limitò a non lasciarla andare, a darle sostegno.

Tirò fuori dalla tasca il suo Motorola e guardò gli sms.
Nelson gli aveva scritto: sarebbe venuto a prenderli all'arrivo del pullman.

Lo disse a Clara e lei annuì solo.

"Non so se vengo stasera" Disse poi, dopo averci pensato un po'.

I tre ragazzi avevano in programma di suonare ed esercitarsi un po' con la chitarra a casa del padre di Nelson e poi, essendo venerdì, di restare a dormire da lui.
Ovviamente avevano invitato anche Clara, nonostante non suonasse la chitarra.

Lei era sempre con loro per ogni cosa, a volte li ascoltava e basta, altre cantava, altre ancora Cesare la coinvolgeva e le faceva provare a suonare la sua chitarra.
Cesare.

"Non dovresti farti fermare da questo".
Disse, alzandole il mento verso l'alto per guardarla bene negli occhi.
Occhi che erano arrossati dal pianto.

Lei sbuffò, asciugandosi le ultime lacrime.

"Inoltre comunque si è comportato un po' da pirla oggi, è stato con noi davvero tre minuti all'inizio, poi è sparito con quel gruppetto li, hai un motivo per essere incazzata, senza fargli vedere che stai così per Ilaria" Continuò lui, sorridendole.

Ti terrò per mano | PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora