Pizza al tramonto

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Clara stava piangendo, seduta sul suo letto, le gambe incrociate.

Odiava quando i suoi genitori si comportavano in quel modo, lo odiava davvero.

Era così difficile darle la possibilità di uscire per qualche ora?
Sarebbe tornata presto; chiedeva solo il permesso di mangiare una pizza a casa di Nelson con gli altri, niente di più.

Invece no.
Tutto questo per via di quel dannato aereo per la Grecia, fissato alle quattro della mattina dopo.

Vacanza che non voleva fare minimamente, vacanza che le avrebbe levato una settimana dalla sua vacanza reale.

Tutto il gruppo sarebbe andato in campeggio con la famiglia di Cesare per due settimane.
Non ricordava il nome del posto, ma era certa che fosse vicino a Rimini.
Sicuramente non c'era paragone tra Grecia e mar Adriatico, ma allo stesso modo non c'era paragone tra una vacanza con i suoi genitori ed una con i suoi amici.

Lei li avrebbe raggiunti una settimana più tardi. Era davvero arrabbiata per tutto: per la vacanza e per quella pizza mancata.

Stava per lanciare uno dei cuscini del suo letto quando sentì bussare alla finestra del suo balcone.

Si affacciò e per poco non le venne un colpo.

Il cuore iniziò a batterle a mille e spalancò la finestra.

"Sei un pazzo, cosa ci fai qui?" Disse a Cesare, mentre lo guardava sorriderle in piedi con in mano il cartone della pizza.

"Sono venuto a salutarti e a portarti la pizza".

Clara tornò in camera e chiuse a chiave la sua stanza, in modo tale da tenere lontani i suoi genitori; non avrebbero rovinato quel momento.

"Seguimi" Disse poi, prendendo Cesare per mano e trascinandolo all'angolo del balcone più nascosto dall'albero del suo giardino.

Li, contro alla parete, c'era una scala in legno.
Clara saliva spesso sul tetto al tramonto o per vedere le stelle; amava quel posto.

Così lei e Cesare si arrampicarono e si sedettero sul tetto, il tramonto davanti a loro, la pizza tra le mani.

"Grazie" Disse lei, dopo aver finito la pizza, appoggiando la sua testa sulla spalla di lui.

Cesare la strinse forte a se.

"Di cosa Clara? Grazie a te, non mi avevi mai fatto salire sul tetto"

Lei sorrise, stretta a Cesare.
Avrebbe voluto rimanere lì, su quel tetto con lui per sempre.

Che importanza aveva il resto?
Che importanza la discussione con i genitori, la Grecia, le vacanze?

Bastava averlo lì.

E in quel momento si rese conto che, a settembre, per la prima volta da quando lo conosceva, non sarebbe più stata nella stessa scuola di Cesare.

Lui aveva odiato con tutto se stesso quel liceo, non riuscendo a starci dietro, non essendo la sua strada.

Eppure non aveva fatto come Nelson, era rimasto, per tutto l'anno, e poi alla fine l'avevano bocciato.

Non le aveva mai risposto chiaramente al motivo per qui non aveva cambiato scuola prima e lei non voleva richiederlo.
Aveva paura della risposta, come aveva paura di quella separazione da Cesare.

L'aveva visto quasi ogni giorno della sua vita da dodici anni a quella parte.
Come sarebbe andata?
Cosa sarebbe successo?

Lui le aveva già promesso una giornata dedicata a loro, il venerdì, in cui si sarebbero trovati in un modo o nell'altro, se possibile sia per colazione che dopo la scuola.
Eppure aveva paura che tutto potesse cambiare.

Gli occhi le iniziarono a pizzicare e una lacrima cadde sulla maglia di lui.

Se ne accorse subito e mise una mano sui suoi capelli, avvicinandosi col viso.

I loro nasi quasi si sfiorarono.

"Ei Clara, che hai?" Chiese a bassa voce, senza spostarsi.

Erano terribilmente vicini e lei, la mente annebbiata dal dolore e il cuore in tachicardia per la vicinanza delle loro bocce, ci mise un po' a rispondere.

"Paura. Paura per quello che ci aspetta il prossimo anno."

Cesare rise ad alta voce.

"Oh andiamo, hai davvero paura di perdermi? Ma dove vuoi che vada senza di te."
Disse lui, allontanandosi dal suo viso, stringendola più a se con le braccia.

"Non dubitare mai di noi Clara, io e te siamo una certezza è sempre lo saremo. Ok?"

"Ok" Disse lei, allontanandosi dal suo abbraccio per vederlo meglio in volto.

Loro due erano una certezza.

Sorrise e tirò fuori il suo telefono, scattando una foto, immortalando le sue due cose preferite al mondo: il tramonto e Cesare, la sua certezza.

Sorrise e tirò fuori il suo telefono, scattando una foto, immortalando le sue due cose preferite al mondo: il tramonto e Cesare, la sua certezza

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