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Mi guardo attorno. Siamo dalla piscina naturale di pochi giorni fa, quella dove vado per schiarirmi le idee. 

In. Totale. Solitudine.

«Non sapevo ci si potesse arrivare anche con il pick-up» ammetto, mentre scendiamo.

«Sono un uomo dai tanti talenti» esclama mentre accende delle fairy lights che illuminano tutto il cassone posteriore del furgone. Abbassa la sponda centrale e vedo una coperta con dei cuscini e un cesto da pic-nic, con tanto di calici e vino.

«Ti sei voluto rovinare eh?» chiedo retoricamente.

«Beh, se devi essere mia moglie devo darti il meglio» ammicca.

Lo guardo stupita  «Alle volte non capisco se fai sul serio» dico con scherno.

«Ouch parte 2, non siamo ancora sposati e già mi smonti così» dice con un finto broncio.

«Caleb, io e te non ci sposeremo mai» lo ammutolisco «Insomma merito di più di un uomo che crede che dare il meglio alla sua partner sia un dovere. E comunque è tutta una farsa?»

«Lo so Ronny, l'ho capito dal momento in cui mio padre mi ha comunicato che saremmo venuti a casa tua questo pomeriggio. Come vedi non sono poi così stupido. Sto solo cercando di sfruttare le opprotunità che mi regala il fato per conoscerti» sembra sincero «E per la cronaca, no. Non penso che sia un dovere, ma un piacere» fa l'occhiolino.

Lo guardo quasi ammaliata. Forse davvero non sa nulla, forse davvero è interessato a me. Ma non si può vivere di forse ed io di certo non gli chiederò nulla. 

Sospiro «Tra un mese partirò e tutto questo sarà finito, perciò.... Al diavolo» esclamo e salto sul cassone sedendomi vicino a Caleb.

Mi passa il calice di vino e facciamo cin-cin. «Ai migliori aggiratori di sistema del pianeta terra» esclama, io rido «Touche» rispondo. 

Mangiamo noccioline, salatini e stuzzichini per tutta la sera, parlando di cavalli, del tempo che ho passato a New York e di quello che ha fatto lui qui a Bandera nell'anno in cui non c'ero.

«Sai... non ho mai capito perché te ne eri andata, e non ho mai creduto alla versione che avevano dato i tuoi genitori» rompe il momentaneo silenzio mandando giù un sorso di vino. 

Il cuore inizia a battermi forte.

«Te ne eri andata per un crollo psicologico e per frequentare una clinica in cui avresti perso peso... Insomma non ci credevo. Tutto qui, poi nello stesso periodo Josh è stato arrestato... Qualcosa non andava, si vociferava di cose che erano state condivise ma nessuno è mai riuscito a vedere cosa perché qualunque cosa fosse è stato fermato subito dalla polizia. Che cosa è successo Ronny? Con me ti puoi confidare...>> 

Allora è proprio così, lui non ne sa niente! Scolo il vino tutto d'un fiato, e dopo i pochi bicchieri che avevamo bevuto prima sento caldo, come se fossi brilla. Non rovinerò questa notte parlandogli di cosa sia successo.

«Vieni» dico prendendogli la mano «Facciamo un bagno»

«Ora?»

«E perché no? Cogli l'attimo Wilson» esclamo mentre salto giù dal cassone, mi sciolgo i capelli, e tolgo le scarpe. Sento i suoi occhi addosso e l'elettricità corrermi in corpo come se fossi un quadro elettrico. Non voglio più pensare. Non stasera, perché stasera voglio vivere. 

Cerco di arrivare alla zip, ma non ci arrivo. 

«Hai bisogno di una mano per questa?» mi sussurra sul collo, mentre afferra il tiretto fa scorrere lentamente la cerniera verso il basso, sfiorandomi la pelle con le punte delle dita.

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