Io e mia madre ci presentiamo in salotto. Siamo entrambe sorridenti, con l'unica differenza che il mio sorriso è palesemente finto, anzi sono sicura che se mi guardassi allo specchio potrei risultare come una persona che sta cercando di trattenere una scarica di dissenteria molto forte.
Appena ci penso mi viene da sghignazzare ma mamma, prontamente mi pizzica la pelle del braccio affianco al suo affinché non si veda e io la smetto subito.
«Buon pomeriggio signori e signora Wilson» dico «è un piacere rivedervi dopo tanto tempo» "Buonasera vossignoria, dopo cotanto tempo speso a ricamare fazzoletti da donare a suo figlio, sono così compiaciuta della vostra presenza" «Aah...» ringhio cercando di non farmi sentire.
«Ciao Ronny, è un piacere per noi rivedere te. Sei cambiata molto in un anno, ora sei bellissima, e molto elegante devo dire» mi fa i complimenti la madre di Caleb, Jane.
Reprimo un colpo di tosse, portando la mano di fronte alla bocca. Non c'era ieri sera? Non ha visto lo scandalo che sono?
Mia madre sorride ed entrambe ringraziamo. A questo punto, noi signore ci accomodiamo sui divanetti, mentre gli uomini vanno a parlare nell'ufficio di mio padre.
Mi sento in un film degli anni '30. Dio come sono misogini. Vorrei tanto fare qualcosa, qualunque cosa per uscire di qui pur di non dover sopperire a queste tradizioni così stupide.
Prima che io mi sieda, Caleb mi sfiora la mano ed io alzo lo sguardo. I nostri occhi si parlano con una lingua che non conosco per un secondo fugace poi mi fa l'occhiolino e segue suo padre.
Sorrido e per qualche momento mi sento quasi rassicurata, poi mi volto a guardare sua madre e l'unica cosa che so è che quello che mi si prospetta davanti è un lungo, anzi lunghissimo pomeriggio di agonie, tormenti e domande scomode.
«La prego signora Wilson mi dica, gradisce una tazza di te, qualche biscotto?» chiedo secondo come mi ha addestrata mia madre, neanche fossi un pitbull. Mi sorprende che pensasse non sapessi nemmeno offrire qualcosa a chi è mio ospite, sarò anche una ribelle ma di certo non sono un uomo di Neanderthal suvvia. Oltre a mia madre come esempio ho anche sempre seguito Blair Waldorf.
«No, grazie cara» Mi dice avvicinandosi un po' di più «Dunque raccontami un po' di te. Quali ambizioni hai nella vita? Quanti figli vuoi avere? Raccontami»
A queste domande vorrei rispondere con altre domande, ma devo mordermi la lingua se voglio che se la bevano. E diamine se mi è difficile. Ma perché la donna deve essere considerata tale solo se vista come un'incubatrice? «Oh belle domande, davvero. Sa crescendo...» sorrido mordendomi finemente il labbro inferiore fingendo imbarazzo.
Mi interrompe «Prego cara dammi del tu, non sono poi così vecchia» dice ridacchiando.
Effettivamente ha un aspetto molto ben curato, e non ha nemmeno una ruga in volto. Dev'essere dell'età di mamma, nemmeno quarant'anni ancora. Questo significherebbe che ha avuto Caleb molto giovane. Ancor prima di quando mia madre ha avuto me. Oh Cristo!
Quindi lei non ha mai provato l'adolescenza? Non sa che cosa sia viverla a pieno, non conosce cosa voglia dire scappare di casa quando non ti è stato dato il permesso di uscire, o di rientrare di soppiatto come la pantera rosa per non farsi scoprire quando superi il copri fuoco. Non sa cosa si prova quando ti fai un tatuaggio di nascosto o un piercing come il mio. Ha fatto malissimo il Princess Albertina, ma è così trasgressivo da farmi impazzire.
Distolgo i miei pensieri dal piercing che di certo non approverebbe mai Miss Jane Wilson e sorrido «D'accordo. Come dicevo crescendo con mia madre ho avuto degli ottimi esempi e fin da piccola ho sempre sognato di...» deglutisco. Il panico mi assale e comincio a sudare freddo.
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ChickLitOgni gioco prima o poi viene guardato con occhi diversi. Da piccoli è tutto innocente, poi si cresce e quell'innocenza non c'è più. Voleva giocare al gioco della mela, come si faceva da bambini... Quel gioco mi ha distrutta e mi ha cambiata per sem...