Capitolo 18

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Michele pov's

Solita routine... mi alzo, saluto quello sfigato di mio fratello Davide che ancora passa le sue giornate a scuola e me ne vado al bar a fare colazione.
È sempre stato così.
Arrivato al bar mi sedetti al solito tavolino nell'angolo e ordinai il solito caffè. Poi aspettai il pranzo che feci di nuovo lì.
Dopo pranzo rimasi lì al bar come al solito ad ascoltare la mia musica preferita. Ascoltavo sempre il solito pezzo di pianoforte. Non so perché, ma mi rilassava. E mi faceva sentire al sicuro. Come in un abbraccio di una madre. Non che mia madre mi abbia mai abbracciato... lei è sempre stata molto fredda con me per quello che mi ricordo. Ma non so perché quel brano mi faceva sempre sentire come se per una volta mi stesse abbracciando davvero.
Nel pomeriggio arrivarono un gruppo di otto ragazzini. Due ragazze erano palesemente cotte del riccio accanto al quale si erano sedute entrambe. Una era alta, pelle scura e fitti ricci neri, l'altra medio-bassa, capelli castani e ricci lunghi fino alle spalle. La prima portava un vestito attillato e dei tacchi che esageravano ancora di più la sua altezza. La seconda invece la vedevo di schiena e portava dei jeans neri e una felpa blu della Vans che le ricadeva sul sedere e la faceva sembrare ancora più bassa. Esattamente due opposti. Il ragazzo invece era medio-alto, ricci neri, maglia a maniche corte verde e jeans strappati.
Accanto alla ragazza bassa c'era un ragazzo biondo, abbastanza alto e visibilbente più grande. Al suo fianco un ragazzo non tanto alto, capelli castani sistemati con un po' di gel, camicia bianca e jeans blu scuri, il solito secchione, e si vedeva palesemente che era stracotto della ragazza con i capelli castani e lisci al suo fianco. Poi c'erano altri due ragazzi, uno con un ciuffo nero che stava accanto alla ragazza alta scura di pelle e l'altro con i capelli marroni scuro rasati.
Parlavano animatamente ma non sentivo quello che dicevano data la musica che mi suonava ad alto volume nelle cuffiette.
Sembravano felici e spensierati. Una fitta di gelosia mi trafisse l'anima. Da che mi ricordo non ho mai avuto un gruppo di amici con cui uscire il sabato pomeriggio. Forse uno dei motivi era che, data la mia malattia, non sono mai andato a scuola. Preferivo starmene per conto mio nell'angolo del solito bar in cui vado da quando avevo undici anni. È triste ma i miei genitori non si sono mai interessati a dove passavo la maggior parte del mio tempo. Poi da quando mio padre è morto, mia madre è andata in depressione e allora l'unica persona sana è rimasta mio fratello. Lui era l'opposto di me. Andava a scuola ed era molto popolare. Io con i miei venticinque anni mi sentivo come un vecchio decrepito che passa le sue giornate al bar con i coetanei. Solo che io non avevo coetanei con cui uscire. Uscivo con la mia musicassetta che ripeteva in loop lo stesso brano da quattordici anni e le cuffie anch'esse vecchie e praticamente da buttare.
Mentre pensavo come tutti i giorni alla tristezza della mia vita, la ragazza bassa con la felpa della Vans si voltò. Vidi nella mia testa quella scena al rallentatore un miliardo di volte prima di accorgermi che si era alzata per andare in bagno. Perché mi aveva fatto quell'effetto?
Lasciai perdere, ma quando tornò notai in particolare la sua camminata e lo svolazzare dei suoi ricciolini castani. Si sedette e accavallò le gambe tornando a fissare il ragazzo dai ricci neri che stava accanto a lei. Si sistemò gli occhiali fini dalla leggera montatura di metallo sul naso con l'indice della mano destra.
Mentre parlava ogni tanto si passava la lingua sul labbro come un tic.
E se invece ascoltava, faceva come per nascondere il labbro superiore incurvandolo tra i denti.
Quando annuiva muoveva la testa molto velocemente e socchiudeva gli occhi. Lo faceva sempre, ma solo quando parlava con il ragazzo riccio.

***

Non so perché notai tutte queste piccolezze in quella ragazza.
Rimasi a guardare quel gruppetto riservando occhiate particolari a lei e a quello che sembrava essere suo fratello. Anche se nei modi di fare sembravano essere una l'opposto dell'altro, si vedeva lontano un miglio che avevano lo stesso naso e gli stessi occhi.

Spazio autrice
Hey, come state?
So che questo capitolo è un po' strano ma capirete tutto più avanti.
Michele è un personaggio particolare che approfondirò molto, ma più in là. Per un po' non ne sentirete più parlare. Questo era solo un assaggio di questo personaggio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se è un po' particolare. In tal caso lasciate una stellina e/o un commento per farmi sapere cosa ne pensate.
A venerdì con il prossimo capitolo che tornerà incentrato su Lucia, che vedrete alle prese con la sua cotta 😻.
Bye💕
Sara

Dissonanza perfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora