capitolo 13

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«comunque vez ti devo lasciare»
«ma come... eravamo alla fine» disse scioccato Cesare.
«scusami, sto lavorando ad un album per nelson e...»
Non finì di sentire la frase perché il nome lo rapì in modo così istantaneo che neanche lui ebbe la capacità di rendersene conto.
«vez-? - chiese allora Francesco preoccupato, percependo limprovvisa mancanza mentale del moro - tutto ok..?»
«cosa-?» rispose di getto Cesare, senza neanche riflettere.
«ti sei bloccato non appena ho nominato nelson...»
«s-si scusa, sono... sono solo stanco... ciao tone»
«Cesare non sei stanc--» non finì di parlare a causa del rumore sordo che ti riempie il timpano quando colui con cui stai parlando ti attacca "in faccia" la chiamata, proprio come il riccio fece con il biondo, che sbuffò confuso dal loro comportamento ed andò a prendere una qualche tazza per prepararsi un bel tè caldo.
Effettivamente in quei giorni a Bologna faceva abbastanza freddo. Si respirava un clima tipico da neve, che però non si decideva ad uscire. Come quando sei così triste tanto che ti si legge in faccia ma non riesci a mettere un punto alla situazione con un pianto liberatorio. Ecco cosa stava succedendo in casa del Cantelli.
Era steso sul letto, stanco, con le occhiaie sotto gli occhi, pallido.
Sentì l'abbaio del suo cane che lo avvisava fosse il tempo di uscire per la loro solita corsetta, anche se quel giorno, questo, al cantelli, non andava proprio. Si sentiva più stanco, troppo stanco, come se il peso del mondo gli stesse sulle spalle e lo spingesse sempre più in basso fino a schiacciarlo. Si poggiò una mano sul petto e iniziò a schiacciare, stanco di tutto quello che stava passando, come se in quel modo le mille paranoie che lo affliggevano potessero sollevarsi e volare via senza lasciare traccia. Poggiò il suo busto sulle gambe alzandosi, trascinandosi poi verso l'armadio ed indossando la solita tuta. Si avvicinò al bagno e si guardò in viso.
«cazzo...» sussurrò passandosi una mano sul viso. Si sistemò velocemente i capelli con una mano mentre l'altra cercava il rasoio per definire meglio il baffo sopra le sue labbra sottili. Appena lo trovò alla cieca, usando solo il tatto, per sbaglio passa il dito sulla lametta. Allontana di scatto la mano dal punto trattenendo una qualche bestemmia.
«PERCHÉ CAZZO NEL 2025 NON ESISTE UN CAZZO DI COSO PER--» non continua la frase che urla straziato lanciando un pugno contro lo specchio. Afferra il rasoio e delicatamente si sistema, rasando quasi totalmente la barba e accorciando di poco i baffi. Si lava velocemente la faccia e si tampona il viso con l'asciugamano, mentre esce dalla stanza per prendere il guinzaglio per il cane.
«andiamo.» brontolò attaccando il cane alla corda uscendo poi di casa.



spazio autrice
ei ragazzi, si questa storia esiste ancora e scusatemi se non aggiorno ma col tempo mi sto allontanando sempre di più dalla nicario/celson, ma vi prometto che concluderò questa storia.
perdonatemi anche il capitolo corto ma ho bisogno di transiti che senza questi capitoli non ci sarebbero.
detto questo spero di tornare a scrivere, buona giornata!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 31, 2021 ⏰

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𝒂𝒇𝒕𝒆𝒓 𝒂𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒊𝒔 𝒕𝒊𝒎𝒆 ..? - 𝒔𝒑𝒂𝒄𝒆 𝒗𝒂𝒍𝒍𝒆𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora