Ti voglio bene

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<<ei!>> il saluto di Siria si sprigionò per tutto il piccolo camper, facendo sorridere immediatamente Zulema, che si girò verso di lei con occhi brillanti.

Erano passate diverse settimane da quel giorno, e il loro rapporto era radicalmente cambiato.

Tutti i giorni dopo scuola, Siria passava nella roulotte di Zule, e restava con lei anche per tanti giorni di seguito, inventando alla nonna scuse su scuse.

Zulema si era ormai affezionata definitivamente a lei, e quando non si vedevano anche solo per un giorno le mancava, e tanto.

Aveva cercato in tutti i modi di non attaccarsi troppo a lei, di non prenderla sotto la sua ala protettiva, perché sapeva che se le fosse successo qualcosa, come a sua figlia, stavolta non sarebbe stata in grado di superarlo.

Ma la dolcezza e l'allegria di Siria erano riuscite a scavare i tanti strati di cemento intorno al suo cuore, ed era una cosa che le metteva timore.

<<ei.>> le rispose la mora, contenta che stesse lì. Siria posò lo zaino sul divanetto e si tolse il giubbotto nero, rimanendo con un maglioncino   corto.

<<come stai?>> le chiese la ragazzina, lasciando come ogni volta sorpresa la mora.

Nessuno le aveva mai fatto quel tipo di domanda, nessuno si era mai preoccupato per lei, e sapeva che Siria glielo chiedeva sinceramente, perché voleva veramente sapere se lei stesse bene o no. E questo faceva sempre stringere il cuore all'araba.

<<tutto bene. Tu?>> le chiese la mora, alzandosi dalla sedia e dirigendosi a prendere il pacchetto di sigarette nella mensola.

<<bene.>> rispose la ragazza a voce bassa mentre si buttava sul divanetto e incrociava le gambe, ma evitava lo sguardo di Zulema che la guardava ora attentamente.

Capì al volo che aveva qualcosa, non aveva quel suo solito sorriso contagioso stampato in faccia che ogni volta riscaldava il suo cuore, ma anzi il suo volto era serio e... triste.

Con passi lenti e incerti, la mora si sedette affianco della ragazzina, che teneva gli occhi bassi.

<<ehm... è successo qualcosa?>> le chiese lei in modo impacciato, cosa che a Siria intenerì subito, ma non era in grado di sorriderle come faceva sempre.

<<no, è solo che... mi manca.>>

La sua voce era poco più di un sussurro, e alzò i suoi grandi e immensi occhi verdi verso Zulema, che rimase immobile.

Solo allora, capì quanto Maca avesse lasciato un vuoto enorme non solo nella sua vita, ma anche e sopratutto in quella di sua figlia.

Zulema rimase a guardarla, poi lasciò da parte la solita patina di freddezza che l'avvolgeva e allargò le braccia, stringendole attorno al corpo ora percosso da brividi di Siria.

La ragazza si sentì immediatamente rassicurata, sentendo il calore confortante e piacevole del corpo della mora attaccato a lei, e appoggiò la testa sul suo petto, accoccolandosi come un piccolo cucciolo su di lei.

<<anche a me. Ma la troveremo.>> le sussurrò Zulema portando le labbra sul suo orecchio, mentre con lenti gesti le accarezzava piano i capelli, sentendo un groppone in gola e il cuore accellerare.

Quel momento era prezioso. I loro corpi premuti l'uno sull'altro, le loro mani che si sfioravano, i loro respiri che si univano in uno solo, e i loro cuori, che incredibilmente, erano legati da un filo invisibile.

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<<sei sempre abituata a mangiare queste schifezze?>> disse Zulema arricciando le labbra in una smorfia disgustata, mentre osservava Siria mettere nel carrello ogni tipo di cibo pieno di carboidrati.

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