Capitolo 6

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La McGranitt camminava avanti e indietro nel suo ufficio, nervosa.
Stava aspettando l'arrivo dei suoi colleghi per avvisarli.

Quando Chirone l'aveva contattata per un attimo aveva pensato che i suoi studenti avessero fatto qualche casino ma di certo non si era aspettata quello che invece il centauro millenario le aveva detto.

Aveva indetto immediatamente una riunione per prendere delle decisioni. Anche se sapeva perfettamente che non avevano scelta: Hogwarts doveva essere evacuato nell'immediato.

La prima cosa che dovevano fare era preoccuparsi della sicurezza degli studenti.
Poi se era necessario avrebbero pensato al contrattacco.

La McGranitt aveva detto che forse non era necessario abbandonare la scuola visto che con Voldemort e i Mangiamorte erano rimasti e avevano combattuto ma Chirone era stato categorico...

- Non potete combatterlo - aveva detto il centauro - Dovete pensare a proteggere i vostri studenti -

Minerva era stata dubbiosa e aveva insistito per non abbandonare Hogwarts.

- Li abbiamo già affrontati - aveva detto.

- Non sono preoccupato per i vostri nemici - aveva risposto il centauro - Potete affrontare i Mangiamorte ma non Percy, il mio allievo è inarrestabile, forte e ha perso il controllo dei propri poteri. Per non parlare del fatto che ha in sé lo spirito e le capacità di Caos. È sto parlando di ciò da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna -

Dopo quella frase la professoressa aveva capito che non poteva scherzare con il suo nemico questa volta.

- Fidati Minerva, conosco bene i poteri di Percy -

Bussarono alla porta del suo ufficio e la McGranitt tornò presente a sé stessa.
Non avevano scelta, dovevano abbandonare Hogwarts.

Anche perché non c'era da scherzare se una creatura che viveva da secoli avesse tutta questa paura di un semidio.
Da quello che aveva capito nemmeno gli dei sarebbero intervenuti per fermarlo.
Non ne erano in grado.

- Minerva ci hai chiamato? - disse il professor Lumacorno entrando, seguito a ruota dagli altri insegnanti.

- Si - rispose - Abbiamo un emergenza -

                               ***

Annabeth saltò in piedi e si guardò intorno, spaesata.
Si era addormentata nella casa di Poseidone, nel letto del suo ragazzo e non se ne era accorta.

Vide una figura in un angolo della stanza e sobbalzò. Terrorizzata ancora dal sogno da cui era appena uscita.

La figura si alzò e istintivamente indietreggiò alzandosi dal letto.
Vedeva solo dei riflessi argentati e il resto era tutto nero.

Spaventata andò verso la porta per uscire, era buio e non vedeva nulla. Raggiunse la porta e provò ad aprirla ma senza successo, era chiusa a chiave.

- Ma come te ne vai già? - chiese una voce che conosceva bene - Non mi chiedi nulla, Annie -

Si voltò e la figura si tolse il cappuccio e la maschera a metà volto che ormai vedeva sempre nei suoi incubi.

- Percy... - lo chiamò.

Non credeva ai suoi occhi.
Il suo ragazzo, o ciò che era rimasto di lui doveva essere in viaggio per Hogwarts, che cavolo ci faceva lì?

- So che vuoi chiedermi che cosa voglio fare...parla allora, figlia di Atena -

Annabeth non sapeva se era il caso di dirlo, non capiva nemmeno quello che stava succedendo eppure, eppure sapeva che non avrebbe avuto un'altra occasione per parlargli.

- Che intenzioni hai? Dico sul serio - chiese allora.

Lui fece un sorriso malvagio e si avvicinò ancora, la intrappolò contro la porta, mettendole le braccia ai lati della testa.
Chinò il capo, a pochi centimetri dal suo viso.

- Voglio distruggere gli dei - disse soffiando sulle sue labbra.

La ragazza non si era nemmeno accorta che erano secche, non fino a quel momento.

Poi fece la prima cosa che le venne in mente: gli mise le mani dietro la nuca e lo avvicinò a sé baciandolo con forza.
Le labbra di Percy si aprirono subito per lei e gli misi la lingua in bocca, giocando con la sua.
Annabeth gemette e lo strinse a sé.

Non voleva lasciarlo andare...se lo avesse fatto lo avrebbe perso per sempre.

Lo sapeva, Annabeth, lo aveva sempre saputo, Percy era lì sotto, doveva trovare solo il modo di tirarlo fuori.

Il figlio di Poseidone si staccò da lei e la guardò. I suoi occhi erano tornati quelli di un tempo, limpidi e sinceri. La guardava con amore.

Poi vide i suoi incredibili occhi riempirsi di lacrime e quelle stesse lacrime scorrere sul suo viso.

- Aiutami... - disse lui con voce rotta - Ti prego, devi fermarmi...solo tu puoi farlo...devi andare dove gli dei hanno le loro radici e devi impedirmi di fare danno... -

- C... cosa? - chiese lei.

- Solo tu - disse Percy - Solo tu puoi fermarmi Sapientona e lo sai -

Poi si piegò, la baciò di nuovo e si allontanò, sparendo nel buio della stanza, come se fosse stato solo uno spettro.

Annabeth si portò una mano al petto e sentii il cuore battere come un forsennato, poi sentì il pianto di un bambino.

All'angolo opposto dove Percy era scomparso c'era una culla azzurra.
La ragazza si avvicinò e guardò dentro: un bambino la guardava con due occhioni verdi come il mare.

                              ***

- Annabeth! Annabeth! - si sentì chiamare.

Aprì gli occhi di scatto e incontrò gli occhi azzurri di Will e il volto preoccupato di Nico.

Si mise a sedere, agitata.

- Che cosa è successo? - chiese Nico - Ti ho sentito agitarti e non riuscivamo a svegliarti -

Annabeth si portò le mani alla testa.
Era stato un sogno, aveva sognato. Eppure le sembrava tutto reale.

Alzò la testa e guardò Nico e Will.

Il problema era che i sogni dei semidei non lo erano mai e con gli anni aveva imparato a riconoscere quali erano sogni e quali no.

Lei lo aveva visto, quello era Percy, sentiva ancora le sue labbra su di sé. Passò la lingua e si accorse di avere le labbra salate.

Non era un sogno o meglio, lei e Percy ne avevano condiviso uno.

- Ho visto Percy - disse - O meglio ci ho parlato. So dove è diretto -

Poi si ricordò del bambino e il suo sguardo si incupí, mentre il battito del suo cuore aumentava.

- E so come fermarlo... - annunciò.

L'erede di Salazar SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora