Capitolo 10

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Hermione solitamente era una persona composta, intelligente, difficilmente si lasciava sopraffare dalle emozioni, si controllava e ormai ne aveva viste talmente tante nella sua vita che non si stupiva più di nulla, ma quando entrò nella sala dei dodici troni per poco non svenne e non se la diede a gambe levate.

Solo in quel momento si rese conto quanto ciò che sapeva del mondo era piccolo e insignificante. E quanto quello che stava succedendo ai loro mondi potesse essere grave.

Dodici enormi troni erano disposti in semicerchio e su ognuno di essi c'era seduta una persona di si e no 12 metri di altezza.

La strega non ci mise molto a capire che quelli non potevano essere altro che gli dei.

Nel trono centrale c'era un uomo dai capelli castani, lunghi e la barba, mandava una potente aura di energia e aveva gli occhi azzurri come il cielo. Anche da quella distanza riconosceva il colore degli occhi che aveva visto in Jason e Talia. Hermione non aveva dubbi che quello era il padre dei due ragazzi, Zeus il padre degli dei.

- Padre - disse Jason mettendosi in ginocchio e abbassando il capo.

Gli altri lo imitarono tranne Nico e Talia. E, giustamente Hermione e Ron che non sapevano come comportarsi in quel caso.

- Talia, figliola, mai che mi mostri rispetto come tuo fratello - disse il dio.

- Quando lo meriterai da me, Padre - rispose la corvina - L'unica dea a cui porto rispetto è Artemide e lei non mi obbliga a piegarmi -

Zeus sbuffò e una dea dalle sembianze di una dodicenne, dagli occhi argenteii e i capelli ramati ridacchiò.
Probabilmente Artemide, pensò Hermione.

- Nico Di Angelo - disse poi Zeus guardando il figlio di Ade - Con te nemmeno ci provo -

Lui si strinse nelle spalle.

- Non vedo mio padre - rispose il ragazzo noncurante.

Evidentemente era una cosa che succedeva spesso visto che il padre degli dei sembrava solo scocciato dal comportamento degli altri due.

Poi puntò lo sguardo su Hermione e Ron.

- Voi dovreste essere i maghi discendenti di Ecate - disse.

La strega chinò il capo in segno di rispetto e Ron la imitò rischiando di cadere per terra per la velocità con cui aveva fatto il gesto.

- Si signore - rispose Hermione.

- Chiedo scusa a nome di mio fratello per avervi causato tutti questi problemi - disse il dio.

Quello al suo fianco fece un verso che sembrava molto un ringhio.

- Non ho gettato io mio figlio nel Tartaro, fratello, bada a ciò che dici! - esclamò lo stesso che aveva ringhiato l'attimo prima.

Hermione sentì un tuffo al cuore quando lo guardò; quello era indubbiamente Poseidone, sembrava come se stessero guardando Percy da adulto.

- Piantatela! - esclamò una dea dai capelli neri e ricci e gli occhi grigi - Se dobbiamo ricominciare a darci la colpa a vicenda sappiamo già chi ne è la responsabile -

Un'altra dea dai capelli neri e lisci fece un verso stizzito.

- Sei tu che hai mandato la tua figlia prediletta a cercare una statua antica in una missione suicida -

- Non sarebbe successo se tu non avessi aperto quella crepa, Era -

Artemide batté le mani e si alzò in piedi, attirando l'attenzione di tutti gli altri dei.

- Piantatela di fare i bambini. Ormai quello che è fatto è fatto. Cerchiamo di riparare un altro dei nostri casini - disse e nessuno trovò la forza di replicare.

Erano tutti consapevoli che c'era un grosso problema e che il problema lo avevano creato loro.

- Non è difficile - disse uno vestito come se stesse pronto ad andare in guerra - Eliminiamo il problema. Padre, scaglia un bel fulmine e...-

Non finì mai la frase perché due degli dei si alzarono come fulmini e Artemide tirò una freccia che per poco non lo colpì nelle parti basse. Gli altri due erano Poseidone che afferrò il tridente, furioso e l'altra era la riccia che aveva afferrato una lancia e la puntava contro il dio che aveva aperto bocca.

- Non lascerò che mio nipote cresca senza un padre, per quanto lo detesti - disse la dea, che Hermione a quelle parole, capì essere Atena, la madre di Annabeth.

- Prova a torcere un solo capello a mio figlio e dovremmo trovare un modo per farti vivere con un tridente nella gola - lo minacciò Poseidone.

- Perseus è tra i miei protetti - aggiunse Artemide - E poi fossi in te non sfiderei il Caos -

Il dio alzò le mani in alto, evidentemente non era una bella sensazione essere minacciati da tre dei armati e dagli istinti omicidi.

- Perseus Jackson non può essere toccato - disse Zeus - Caos, il nostro creatore e la nostra origine l'ha scelto, è un suo protetto e, per quanto mi costi dirlo, è superiore a noi. Dobbiamo trovare un modo per fermarlo con la "diplomazia" -

- Che non è il tuo forte - disse un'altra dea che li guardava divertita.

- E qui entriamo in gioco noi - disse Annabeth facendosi avanti.

Guardò sua madre, poi Poseidone e infine Zeus.

- Abbiamo già ideato un piano e ne ho già parlato con la divina Era e mia madre - continuò Annabeth - Abbiamo bisogno di un esercito e lo abbiamo, e un modo per arrivare in Grecia in poco tempo. Al resto penserò io, sono l'unica in grado di fermare Percy e so come farlo -

- Come, Annabeth Chase? - chiese Zeus.

- Era e Artemide mi aiuteranno a partorire in quattro giorni. Posso fermare Percy solo andando da lui insieme a ciò che gli è più caro al mondo in questo momento - spiegò Annabeth.

- Annabeth... è rischioso - disse Poseidone.

- Lo so - rispose la ragazza - Ma non mi darò pace finché non avrò di nuovo Percy con me -

Hermione sussultò quando capì quello che Annabeth voleva fare.

- Va bene - disse Zeus - Avrete tutto il nostro supporto -

I ragazzi chinarono il capo e gli dei cominciarono a sparire uno per uno. Rimasero solo Poseidone, Atena e Artemide che divennero delle dimensioni di un semplice essere umano.

Hermione si avvicinò alla figlia di Atena e la prese per un braccio.

- Annabeth, tutto questo è una follia! Non puoi accelerare il parto e non puoi portare un neonato in guerra. Inoltre non sai se funzionerà! Percy potrebbe non avere più nulla di umano in sé, potrebbe ucciderti! - esclamò parlando a raffica.

Pensava davvero che era tutta una follia.

Annabeth le mise le mani sulle spalle.

- Hai mai pensato che Harry o Ron potessero farti del male? - le chiese semplicemente.

- Che razza di domande fai? Certo che no! Sono i miei migliori amici e mi vogliono bene tanto quanto io ne voglio a loro, darei la vita per loro e loro per me. Siamo cresciuti insieme e... -

- Esatto - disse Annabeth fermandola - È lo stesso con Percy. Fidati se ti dico che si ucciderebbe piuttosto che farmi del male -

E ci credeva, ci credeva con tutta se stessa...


L'erede di Salazar SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora