Capitolo 20

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- Lasciami dannazione! - esclamò Ginny dimenandosi.

Percy strinse la presa e fece cenno ad uno dei suoi uomini di aprire la cella.
Nei sotterranei del palazzo, aveva scoperto dopo un paio di giorni c'era un corridoio con delle prigioni. Per il momento erano tutte vuote tranne quella in cui aveva messo la sorella di Ron.
Aveva però come la sensazione che avrebbe riempito quelle celle a breve.

Spinse la strega dentro e la fissò.

- Sta buona e andrà tutto bene - disse chiudendo la porta.

Fece un cenno al tipo di prima e si allontanò con passo di marcia, mentre la ragazza lo insultava pesantemente.

Sbuffò, gli mancava solo quel guaio adesso a lui.
Purtroppo non aveva altra scelta, aveva bisogno di un incentivo per convincere Harry a collaborare con lui.

Non aveva certezze, non sapeva se il mago avrebbe davvero ceduto. Lui aveva preso ad esempio se stesso, se avessero preso Annabeth lui avrebbe obbedito a chiunque.

A proposito di Annabeth...

Sospirò mentre saliva gli altri piani e arrivava alla stanza in cui la madre di Malfoy gli aveva detto che l'aveva portata.
Sapeva che con lei c'erano Nico e Will e, sinceramente, sperava che non fosse costretto ad affrontarli.
L'ultima cosa che voleva era combattere contro gli amici. Non aveva mai voluto, anche adesso che era consapevole di essere spietato e che aveva la tendenza a fare del male agli altri, una parte di lui sapeva che quelli erano membri della sua famiglia e che volontariamente non gli avrebbe voluto fare nulla.
Sperava solo che Nico e Will non l'avessero attaccato per primi.

Davanti alla stanza c'erano due Mangiamorte che abbassarono la testa appena lo videro.
Li guardò male e quelli si allontanarono dalla porta.

Fece per bussare ma poi scosse il capo, era casa sua quella praticamente e quelli lí dentro erano suoi prigionieri, non aveva bisogno di nessun permesso, quindi entrò.

La stanza, al contrario delle celle a qualche piano più in basso, era effettivamente una camera da letto: c'era un letto matrimoniale, un mobile, una cassettiera, un tavolo con delle poltrone in un angolo e un bagno annesso.

Quando entrò Will sobbalzò e poi girò la testa da un'altra parte per non incontrare il suo sguardo, Nico sbuffò sonoramente e portò una mano alla spada, indifferente.

Per un attimo Percy si chiese perché i Mangiamorte non gliel'avevano tolta ma poi pensò che in effetti nemmeno lui era così pazzo da fare un'azzardo del genere con il figlio di Ade.

Annabeth invece era seduta sul letto, con un piccolo fagotto tra le braccia.

Lo guardò e sorrise.

Si fissarono negli occhi per un tempo indefinito, lei non sapeva che dirgli, lui non ne aveva forse il coraggio.

L'ultima volta che si erano visti, concretamente, era stato quando l'aveva trattata male. Poi però, se ci pensavano, il dio dei sogni, o forse il fato stesso li aveva portati sulla stessa strada. Era stata quella l'ultima volta che si erano visti e amati.

Percy, come tutti quelli che comandava e quelli a cui aveva fatto del male, pensavano che la parola amore non esisteva nel vocabolario del semidio ma ciò che provava per Annabeth superava qualsiasi altra cosa al mondo e poteva essere definita solo come amore.
Quello, in Percy non era cambiato.

- Se ci dai il permesso...vi lasciamo soli - disse Nico notando il modo in cui si fissavano.

Giustamente lo chiedeva perché era consapevole che non erano ospiti lì.

- Andate fuori, davanti la porta - disse Percy - Ma non allontanatevi, ci sono i miei uomini alla fine del corridoio -

Nico gli passò accanto e gli fece un ghigno sarcastico.

- Pensi che non sarei in grado di batterli? - gli chiese.

- Non lo metto in dubbio - rispose il figlio di Poseidone - Ma non farlo e basta -

Will e il figlio di Ade uscirono e si misero dietro alla porta, anche se il figlio di Apollo sbuffò spazientito.

- Andrà tutto bene - gli disse il fidanzato.

- Spero solo che torni in sè, tutto qua - rispose stringendosi nelle spalle.

                               ***

Percy si tolse la maschera e la poggiò sulla cassettiera, guardando Annabeth con la coda dell'occhio.

Era davvero in grado di provare qualcos'altro in quel periodo? Qualcosa che non fosse odio o sete di vendetta?

Lo avrebbe scoperto solo avvicinandosi a lei e al bambino che teneva in braccio.

Era arrabbiato, oh se era arrabbiato!

Annabeth aveva chiesto un favore alla dea Era, era stata disposta a fare un sacrificio immane per far nascere il bambino che portava in grembo e tutto per fermarlo, tutto per farlo tornare in sé.

E non capiva, Percy non capiva se era più arrabbiato con gli dei, con lei, con se stesso o con il destino.

Questa emozioni tutte insieme non aiutavano la sua situazione di instabilità in cui si trovava.

Annabeth, dal canto suo, era preoccupata.
Percy aveva lo sguardo perso chissà dove, tormentato da qualcosa, qualcosa contro cui stava cercando di combattere in quel momento.

La figlia di Atena, allora, si rese conto che il problema era nella testa di Percy.
Se prima aveva dubbi sul fatto che durante la prigionia gli avessero fatto il lavaggio del cervello, ora non più.

Il suo fidanzato stava combattendo contro se stesso.
E solo lei avrebbe potuto far prevalere la parte buona che era rimasta di Percy.
Solo lei poteva prima che lui si lasciasse ingoiare del tutto dal buio.

- Vieni qui - lo chiamò.

Percy si fece avanti, poi tornò indietro e scosse il capo, stringendo le mani sul mobile.

Aveva paura, paura di fare del male a lei e al bambino.

Allora Annabeth si alzò e lo raggiunse. Noah si lamentò per essere stato svegliato dal suo sonno e spalancò gli enormi occhi verde mare, identici a quelli di suo padre.

Ma non la guardò, non guardò lei. Suo figlio era troppo concentrato a fissare il volto e gli occhi di suo padre, che lo vedeva per la prima volta ma sembrava in qualche modo riconoscerlo.

- Lui è Noah - gli disse.

Percy allungò le braccia per prenderlo ma poi si tirò di nuovo indietro.

- Prendilo - disse Annabeth.

Il piccolo allungò le braccine verso suo padre e a quel punto, il figlio di Poseidone, cedette e lo prese in braccio.
Chiuse gli occhi e gli lasciò un bacio sulla fronte.

Annabeth indietreggiò e solo a quel punto si rese conto, capì con certezza che Percy, il suo Percy era lì sotto da qualche parte...

Angolo me:
Ed eccoci qui!

Allora questo è un capitolo un po' particolare e credo lo abbiate notato.
C'è un pochino di Percabeth che, ammettiamolo, c'era mancato.

Allora, allora, intanto ditemi se vi è piaciuto e poi...

... secondo voi che succederà ora?

Vedremo...e alla prossima 😘

L'erede di Salazar SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora