┌14┘

1.1K 104 23
                                    

Jisung's POV
Ero a casa con Chan, Minho e Seungmin, gli altri erano andati a fare la spesa.
Mi ero appena risvegliato da quel sogno, si, quel sogno.

Quasi sempre sognavo la stessa cosa: io sul tetto della mia vecchia casa che guardo le nuvole. L'unica cosa che cambiava era il finale, a volte mi buttavo verso il vuoto schiantandomi contro il suolo, altre invece sognavo mia madre che mi riportava nella mia vera casa, il paradiso.

Mi alzai dal letto scendendo pian piano i gradini, uscii dalla mia camera e mi incamminai verso la stanza di Minho.
Prima di entrare bussai, aspettando una sua risposta. Dopo che urlò dall'altra parte della porta un «Avanti!» entrai dentro. Lo ritrovai seduto sulla sedia con il cellulare in mano, avanzai dentro la stanza, fermandomi davanti a lui. Lo guardai dritto negli occhi, per poi iniziare a parlare.
"Minho, che ne dici se usciamo io e te?" Gli chiesi senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
"Perché non esci da solo?" Mi rispose con tono seccato, come se fosse stanco della mia esistenza.
"Oh, già che sciocco che sono, scusami" Gli risposi sarcasticamente, uscendo dalla stanza.

Presi il giubbotto, il cellulare, le cuffiette e le chiavi di casa, andando verso la porta.
"Chan, Seungmin, io esco!"
"Va bene ma non fare tardi!" Urlarono all'unisono.
Una volta messo piede fuori di casa, mi incamminai verso la strada per andare al parco. Una volta arrivato mi sedetti su un delle panchine, fissando il cielo. Le nuvole sembravano così soffici, sarebbe un sogno riuscire ad arrivare a loro. Presi le cuffiette, una la portai al mio orecchio, presi il cellulare che stava in tasca e misi una delle mie playlist preferite, la prima canzone che partì fu "Die Young" di Kesha. Chiusi gli occhi ascoltando la canzone. Di sottofondo si sentivano le urla dei bambini che stavano giocando a pallone,altri invece erano sulle altalene.

Ad un tratto mi squillò il telefono.
Era Lee Minho.
Risposi quasi subito, aspettando che fosse lui il primo a parlare.

"Hey, Jisung, ci sei?"

"Si Minho, cosa vuoi?"

"Dove sei?"

"Al parco, perché ti interessa?"

"Ah, così, mi stavo semplicemente annoiando e quindi ti ho chiamato"

"Oh, beh, ti aspetto qui"

"Ok, tra 2 minuti sono da te"

Chiusi la chiamata. Devo essere sincero, la maggior parte delle volte Minho è sempre serio, beh non sempre, alcune volte scherza e ride a tutte le battute che possano esistere in questo mondo, invece altre volte sembra una sottospecie di cucciolo di gatto.
Dopo 2 minuti vidi da lontano Minho che pian piano si stava avvicinando a me. Rimisi il cellulare e gli auricolari in tasca.
"Hey Jisung!" Urlò lui.
"Hey Minho!" Urlai a mia volta.
"Come mai hai cambiato idea?" Gli chiesi.
"Mi sono sentito in colpa per la risposta che ti avevo dato e quindi sono venuto qui."
Mi limitai a fare un accenno con la testa.
"Allora, cosa si fa?" Domandai.
"Ah boh" Mi rispose ridendo.

"Hey, Jisung" Girai la testa verso di lui, rimanendo in silenzio, aspettando che parlasse.
"Visto che tu mi hai raccontato una parte della tua storia, anche se poca, è giunto il momento di raccontarti la mia." Disse.
"All'età di 6 anni i miei mi hanno lasciato in un orfanotrofio, non ho mai capito il perché, fatto sta mi avevano abbandonato in questo posto che, per un bambino di 6 anni, era un posto sconosciuto. Da quel giorno smisi di sorridere e, all'età di 10 anni, una coppia di sposi mi adottò, facendomi vivere con loro nella loro casa, incominciai ad andare a scuola e i primi mesi furono fantastici, ma poi i miei compagni scoprirono del fatto che ero stato adottato è da lì, per un motivo a me sconosciuto, incominciarono a prendermi in giro, fino alla fine dell'anno, andarono avanti così fino alla terza media."

Io rimasi in silenzio ascoltandolo, quando finì di parlare decisi di finire di raccontare la mia di storia.
"Suppongo che tocchi a me, perché io non ti ho raccontato proprio tutto." Lui mi guardò negli occhi.
"Quando avevo 12 anni mia mamma è morta per un problema ai polmoni, mio padre non c'era, se ne era andato via prima della mia nascita, venni affidato a quella che ora è la mia famiglia, fin da subito loro si sono sempre comportati male con me, poi il resto lo sai già"
Una volta conclusa la frase guardai verso le nuvole, con la coda nell'occhio vidi Minho che continuava a fissarmi, quindi io mi girai verso di lui, guardandolo dritto negli occhi cosa che, a sua volta, fece anche lui.

"Jisung"
"Mh?"
"Vorresti diventare mio amico?" Chiese.
Gli sorrisi. "Certo, perché no?" Continuai a guardarlo.
"Minho"
"Dimmi"
"Mi fai una promessa?" Domandai. "Mi prometti che per nessuna ragione al mondo te ne andrai da me, e che rimarrai per sempre con me?"
Lui mi sorrise. "Te lo prometto, Han Jisung"

"love after death" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora