Capitolo 1

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Anno 990 dalla Fondazione di Noxus

"Uno... due... e tre!"
Un gigantesco piccone si abbatté sulla terra fertile di un campo agricolo ben tenuto, a pochi metri da un piccolo edificio in pietra e legno pregiato.
Vi erano un'ottima varietà di ortaggi e verdure, e la sua vicinanza con la completa natura della foresta lo rendeva il luogo ideale dove coltivare.
In mezzo al campo, un giovane uomo appena ventenne dai lunghi capelli biondi fino alle spalle e gli occhi celesti posò il piccone non troppo distante da un altro paio di attrezzi da coltura.
Si asciugò la fronte dal sudore con il polso, mentre ammirava la perfetta distesa di verdure e ortaggi che la bella stagione aveva offerto in cambio del suo duro lavoro.
In una città mercantile come Palclyff, a Sud-Est di Demacia, si poteva facilmente sopravvivere con il lavoro di contadino, specie se poi si vendeva parte del raccolto ai commercianti in cambio di oro.
Il ragazzo annuì un secondo, stiracchiandosi poi la schiena.
Era piuttosto alto, sul metro e ottanta, e vestiva abiti semplici per la vita nei campi. Dal fisico magro, ma leggermente sviluppato, si poteva capire la sua devozione sull'attività remunerativa...
O c'era dell'altro, dietro?
"Samael!"
Una voce maschile ed autoritaria lo chiamò dall'ingresso di casa sua.
Girandosi, vide sulla soglia un uomo sulla tarda quarantina dai tratti segnati dall'età, sebbene più nerboruto di lui.
Portava sulla schiena un grosso borsone, probabilmente carico della merce per i commercianti.
"Hai finito, ragazzo?!" chiese nuovamente l'uomo.
"Ho piantato gli ultimi semi giusto ora, padre." rispose il giovane, Samael Angelus; "Ma ditemi... volete già andare al mercato del porto? Non scappa da qui, sapete?"
"Argh, ragazzino... le tue battute sono pessime, ma almeno solo l'unica cosa di scadente che tu abbia."
I due risero un secondo.
"Allora, canaglia? Ti vai ad allenare nuovamente, adesso?" gli chiese il padre.
"Colpevole, sua maestà." commentò in risposta Angelus; "Tornerò per cena."
"Eh, mi piacerebbe se tu potessi trovare un altro passatempo. Sei grande, eppure non ti ho mai visto corteggiare una singola ragazza." lo riprese il vecchio; "Non sarò qui in eterno, e vorrei che ti trovassi moglie e fossi felice."
"Certo, padre... o quello, o la via militare-"
"Non... pensarci nemmeno!" esclamò; "Non è la tua strada! Non troverai nulla, lì. Non con quei poteri che hai."
Angelus si ammutolì, teso:
Da quando era piccolo, il ragazzo si ritrovò improvvisamente in possesso di poteri magici. La magia era un tabù, a Demacia, e il tipo di abilità mostrate da Angelus l'avrebbero catalogato come possessore di magia nera.
Unirsi ai militari era un rischio, soprattutto coi Cercatori di Magia in giro a perseguire assiduamente una nuova preda su cui fare soldi, strappando loro la vita.
"Io... hai ragione, papà. Però, adesso è meglio che vada."
"Ricordati la promessa... non mostrare mai i tuoi poteri a nessuno-"
"Se l'avessi fatto, non sarei qui!" ribatté il giovane, diretto verso l'interno della casa; "A Demacia si piace spettegolare."
Dentro all'abitazione, in una pacchiana sala con un tavolo di legno, due sedie ed un divano, oltre che il camino spento, Angelus si diresse a recuperare qualcosa attaccato al muro:
Un gigantesco spadone dalla lunga lama ed un manico doppio, un cimelio dei tempi di suo padre come soldato demaciano, o almeno così gli aveva raccontato:
Non aveva mai visto le armate di Demacia di buon occhio, nemmeno una volta, tanto da disprezzare il passaggio di truppe a Palclyff in direzione del confine con Noxus, ad un paio di chilometri ad Est.
Fortunatamente, ogni distaccamento militare, da un po' di tempo, non passava più di lì, preferendo la via dei Monti d'Argento, a Nord, dopo la creazione di una fortezza a Wrenwall.
Angelus era dedito usarla per allenarsi nella foresta, e non saltava per nessuna ragione quel momento della giornata, nemmeno una volta.
Prese lo spadone con entrambe le mani lentamente:
Era pesante, ma non quanto si ricordava da più giovane, quando iniziò a prendere confidenza con l'arma.
Se la mise tranquillamente sulla schiena, dentro al fodero...
E controllando prima se suo padre se ne fosse andato, prese un grosso pezzo di crostata fresca di giornata, avvolgendolo in un panno e mettendolo in una sacca lì vicino.
Dopo aver preso altre due cose, afferrò la sacca e se la mise su una spalla, uscendo poi di casa.
Suo padre era già andato verso il centro, in direzione del mercato, e perciò passò indisturbato, prendendo la strada dentro al bosco lì vicino.
Angelus adorava girare in quel posto, nonostante il pericolo di animali selvatici aggressivi, ma nulla di irrisolvibile.
Inoltre, c'era molto più di cui temere che un giovane con uno spadone, ai loro occhi.
Angelus aveva un segreto, oltre che la sua magia nera:
Non andava ogni giorno nei boschi solo per allenarsi fino al tramonto.
Camminando ancora per mezz'ora, sparì dal sentiero, sulla destra, ed imboccò un passaggio segreto tra gli alberi.
In poco tempo, si ritrovò in un grosso spiazzo di prato nascosto, in cui un ruscello scorreva verso Sud-Est. Seguendolo, Angelus sapeva di poter trovare una spiaggia segreta.
Tuttavia, si fermò in mezzo a quella radura, i suoi occhi che andarono attorno a sé, quasi scrutando ogni movimento della natura.
Sospirò subito dopo.
"Non sarà stato nulla... TI HO VISTA!"
Come un lampo, lanciò una pietra dritta su un ramo sporgente di un albero a sinistra.
Ed ecco che con la coda dell'occhio, una piccola ombra, grande quanto un ragazzino dell'età di Samael, o forse più piccola, saltò su un altro ramo, causando un assordante fruscio di fronde.
Il gesto fu improvvisato da parte sua, e il ramo si spezzò sotto i suoi piedi.
La figura tuttavia fu abbastanza rapida da aggrapparsi alla corteccia, scavandoci dentro persino con le unghie, per poi scendere piano piano dall'albero.
Era una ragazza, vestita solo di un semplice vestitino bianco, o forse una sottoveste, abbastanza umana...
Tralasciando la pelle violastra, le strane scaglie viola che ne ricoprivano il corpo, gli occhi dall'iride dorata e dalla pupilla fine come quella di un rettile.
La strana ragazza rettiliana lo guardò e gonfiò le guance in un broncio.
"Ma si lanciano i sassi addosso alle persone?"
Angelus ridacchiò, mentre si avvicinava a lei.
"Scusa, scusa. Mi stavi spiando da quando sono entrato nel bosco, non volevo farti attendere." ribatté; "Perdona il ritardo, Shyvana."
Il broncio della ragazza si sciolse in un mite sorriso, mentre sentiva un leggero profumo provenire dalla sacca di Samael.
"Va bene, ti perdono se mi dai un pezzo di crostata."
"L'ho presa apposta. È la tua preferita."
Prese il contenuto della sacca e lo porse a Shyvana.
La ragazza si mise seduta a gambe incrociate sull'erba con da fare sbarazzino e un sorriso allungato lungo tutto il viso.
"Allora, come mai sei arrivato così tardi? Cominciavo a pensare che ti avessero piantato a fare lo spaventapasseri nel campo di patate!"
"Ho avuto una discussione col vecchio, nulla di che... ancora parla sulla storia di trovare moglie e stabilirmi, perché lui sta diventando anziano."
Sbuffò subito dopo.
"Giuro... se mi porta una donna come quelle arpie del villaggio e mi obbliga a sposarla perché figlia di un mercante... è la volta che scappo davvero."
"E dove andresti, una volta scappato di casa?" gli chiese Shyvana, mentre stava mangiando la crostata con gusto.
"Era una battuta... ma se lo facessi davvero, non saprei." rispose Angelus, sedendosi lì accanto dopo aver posato lo spadone a terra; "Non ho altri posti in cui andare, se non questo boschetto."
Il suo sguardo andò allora a Shyvana, intenta a trangugiare l'ultimo boccone di crostata con tale rapidità da sembrare una bestia famelica.
Molti avrebbero trovato la cosa strana, ma Angelus sorrise:
Sin da quando la conosceva, lei era così. Sebbene una giovane donna, era tutto fuorché di carattere femminile.
"Piuttosto, come sta tuo padre? Se la passa bene?"
"Il vecchio? Tira ancora calci ed è arzillo." rispose lei, dopo aver ingoiato rumorosamente il cibo, spolverandosi le mani dalle briciole; "Comunque, ehi... ho un'idea! E se ci facessimo un nostro nascondiglio segreto qui fra i boschi? Una specie di base, o qualcosa del genere! Così, se decidi di scappare di casa, potresti venirci a vivere... o se decido di farlo io, per qualche strana ragione!"
Ad Angelus scappò una piccola risata.
"Sai? Non sarebbe male... voglio dire, l'idea di un posto in cui stare senza doversi preoccupare dei pregiudizi altrui."
La ragazza si bloccò un momento, poi lo fissò come se avesse detto la cosa più strana e inaspettata del mondo.
Una strana sensazione di imbarazzo si fece strada nel suo cuore.
"No, aspetta... tu... tu... ci verresti davvero?"
"E perché non dovrei? Voglio dire, sei l'unica che non mi vede come un mostro, nella mia vera natura." ribatté il ragazzo.
Shyvana cercò di dissimulare e apparire dura, malgrado si sentisse sempre più imbarazzata ed emozionata, sebbene non riuscisse a capire perché.
"... Andiamo, se dicono di TE che sei un mostro, che dovrebbero dire di me? A me sembri andare benissimo così!"
"Forse sarò io che sono un po' paranoico... ma l'idea di coltivare patate tutta la vita mi annoia."
Angelus appoggiò la testa al tronco dell'albero.
"Tu che vuoi fare, invece? Non ti va di vedere il mondo al di là di questa foresta?"
La giovane ci pensò, attentamente.
"Non lo so... mio padre dice che il mio posto è qui, e che il mondo di fuori è un posto troppo pericoloso per una come me... sono troppo debole, ancora. Ma forse, se diventassi forte, allora potrei riuscire a sopravvivere e vedere com'è fatto il mondo!" disse, come se avesse avuto la miglior idea del mondo e si ritenesse un genio.
"Beh, non resta che proseguire l'allenamento."
Subito, Angelus, si alzò in piedi, estraendo lo spadone dal fodero.
"Forza, attaccami."
"Va bene! Diamoci dentro!" esclamò la ragazza-drago con aria decisa, per mettersi poi a guardare il comportamento del suo partner di allenamento.
Alla fine, decise di balzare per un attacco dall'alto.
Ecco che Angelus parò l'attacco con lo spadone, notando come Shyvana si fosse lanciata con tutto il corpo sulla lama...
Per poi fare un balzo all'indietro.
"Prendi!"
Subito, lanciò una palla di fuoco dalle mani, cosa che Angelus schivò con un balzo laterale.
La giovane non perse tempo, e una volta che i suoi piedi toccarono il terreno, si lanciò contro Angelus come una fiera si fionda sulla sua preda designata, intenzionata a buttarlo a terra con tutto il suo peso.
"Slash!" esclamò il ragazzo, colpendo l'aria con un fendente rapido e trasformandola in una lama energetica diretta verso Shyvana.
Lei se la vide arrivare addosso, ma non ebbe la minima intenzione di indietreggiare da quella sua offensiva:
Se la prese, stringendo i denti e sopportando stoicamente il colpo, dimostrando quanto potesse essere coriacea.
Si vide poi Angelus contrattaccare rapidamente, lanciandosi in un colpo caricato dall'alto.
Shyvana fu colpita da quell'attacco, ma si rialzò senza troppi problemi.
"Ehi, quello non era male! Gli hai già dato un nome?"
"Ehm..."
Angelus si fermò dal continuare un secondo, pensandoci attentamente.
"Death Valley Bomb?"
La ragazza dalle scaglie viola ebbe un attimo di esitazione.
"... Eh?"
"Non sono bravo coi nomi." ribatté lui, poggiando la lama sulla spalla e grattandosi i capelli con l'altra.
"Questo lo vedo anche da sola... pazienza, almeno la forza non ti manca!" disse lei, mettendosi poi a quattro zampe in una posa come quella tenuta dai cani quando vogliono giocare.
Capendo le sue intenzioni, Angelus si mise rapidamente in parata, nello stesso momento in cui la vide caricare tutto il corpo di fiamme vive.
Le sue squame sputavano fuoco ardente...
Prima che si lanciasse su di lui, il suo corpo che piano piano divenne simile ad un'enorme viverna.
Angelus ebbe solo il tempo di vedersela arrivare addosso e spalancare leggermente gli occhi, che l'area circostante venne inglobata in quel getto di fuoco.
Alla fine, nonostante la parata, Angelus si trovò atterrato dall'ora gigantesca Shyvana in forma draconica.
"Ti arrendi?" gli chiese con una voce più grottesca e gutturale rispetto a prima.
"Beh, mi stai trattenendo tra i tuoi begli artigli e lo splendido sorriso a canini, quindi sì..." rispose lui.
Lentamente, Shyvana tornò ad una forma più umanoide, avvolta da una nuvola di fumo e una fiammella che attraversò la sua forma, e nonostante l'affanno, lo guardò perplessa negli occhi.
I due, bloccati a terra con Angelus sotto e Shyvana sopra, si fissarono per qualche secondo...
Prima che lui pizzicasse con gran velocità il naso di lei.
"Tieni. Ti restituisco il favore."
Shyvana arrossì sempre più profondamente.
"Aaaargh, sei scorretto, Samael! Questa te la faccio pagare!" gridò, iniziando a fargli uno spietato solletico in tutto il corpo.
La reazione fu che i due finirono per rotolare lungo il prato, ridendo gioiosamente come ragazzini che si fanno i dispetti.
Quando terminarono, erano entrambi a terra, ancora intenti a ridacchiare un secondo, cercando di ritrovare la compostezza.
"Dovremmo essere due adulti, e abbiamo ancora momenti simili." commentò Angelus.
"Ah sì?" domandò la mezza-drago, mettendosi inginocchiata a terra; "E come dovrebbero comportarsi, gli adulti?"
"Ma che ne so?! Gli adulti sono adulti, hanno un proprio pensiero. Sono stanchi e tristi, non fa per me." ribatté lui, sedendosi meglio.
"Allora non capisco perché vuoi cercare di comportarti in questo modo. Sei strano, Samael, lo sai?" rispose pacatamente Shyvana, risistemandosi i lunghi capelli scuri.
"Purtroppo, temo che sia proprio così. Mi devi sopportare per come sono." rispose Angelus; "Ma suppongo non sia un problema per te, intrepida campionessa di pesca con i denti."
La giovane spalancò di colpo gli occhi, rimettendosi lesta in piedi.
"Oh, dei! E' vero! Dovevo provvedere io al pesce per stasera! Mio padre farà il diavolo a quattro se non porto almeno qualche bella preda a casa!"
"Dai, ti do una mano."
Il ragazzo si alzò in piedi, prendendo da terra lo spadone e rinfoderandolo.
"Almeno ho la scusante di essere andato anche a pesca."

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