Honey Candy

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Sole.

Per la prima volta nella sua vita, Derek si svegliò grazie al tempore dei raggi solari, il cui riflesso era incrementato dalla coltre di neve che chiudeva ostinatamente Beacon in una morsa di gelo, filtrato dalle tende della sua camera da letto.

Un sorriso spontaneo gli nacque quando, voltando il capo, nella penombra della stanza, intravide una chioma castana: Stiles risposava sereno, come suggeriva il respiro calmo e regolare, entrambe le braccia avvolte attorno alla sua vita.

Con estrema fatica, poiché le loro gambe si erano inevitabilmente intrecciate, Derek si voltò nella sua direzione desideroso di osservare il volto di quella matricola che, seppur conosceva alla perfezione, era certo gli sarebbe apparso come sconosciuto.

Sorrise dolcemente, accarezzandogli una guancia, constatando come la passione della notte appena trascorsa lo avesse portato a marchiare più e più volte la pelle lattea del fidanzato.

"Non ti ho mai visto dormire così placidamente" gli sussurrò, quasi dispiaciuto dal fatto che quelle labbra perfette non avessero proferito alcun borbottio sconclusionato. Erano invece leggermente dischiuse, come suggeriva lo sbuffo caldo e continuo che emettevano.

Con tanto che avrebbe voluto restare in quel letto per l'eternità, con estrema cautela si svincolò dalla presa che il ragazzo esercitava sul suo corpo, premurandosi poi si rimboccargli per bene le lenzuola. Afferrò i pantaloni della tuta, malamente gettati da Stiles sulla scrivania e scese al piano inferiore.

Come previsto, era l'unico membro della famiglia Hale presente: scrollando tra i messaggi ricevuti, Peter gli rendeva noto il fatto che avessero appena sorpassato il confine, ergo la villa sarebbe stata deserta ancora per qualche ora.

Cercando in internet, trovò una ricetta adatta alla speciale colazione che aveva intenzione di cucinare per Stiles: infondo era sempre stato lui a sorprenderlo con qualche spuntino di metà mattina, che fossero poi piccoli furti racimolati dalle cucine del college, era un'altra questione.

Poggiò il dispositivo sul ripiano della cucina, facendo attenzione a non scordare alcun ingrediente.

"Aggiungere al composto centoventi grammi di farina" lesse sussurrando, volendo evitare di risvegliare Stiles prima che la pietanza fosse pronta. Con estrema dedizione colò dalla terrina alla superficie di una piastra, gongolando quando l'impasto sfrigolò a contatto con il calore.

Sentendosi improvvisamente uno chef degno di quante più stelle possibili, tentò l'ardua impresa di capovolgere il pancake, afferrando il panico della padella, dandogli un potente scossone. La spinta si rivelò però fin troppo sostenuta ed il povero dolce ricadde malamente sulla piastra, sciogliendosi per via del cuore morbido.

Derek si bacchettò: niente più azioni impavide, avrebbe seguito passo passo la ricetta guida. Colmò un piatto con una torre di quelle leccornie, inzuppandole per bene nello sciroppo d'acero, premendo il dispenser con le sembianze di un orsetto, fino a che la foglia d'acero trasparente sulla confezione non si svuotò. Si convinse che, quasi ricordando l'apprensione tipica di una nonna, Stiles fosse a corto di energie, avendo saltato a piè pari la cena ed a causa dell'intensa attività fisica.

Decise dunque di guarnire il patto con della frutta di stagione, poggiando il tutto su di un vassoio munito di porta bicchiere, in questo caso colmato da del caldo caffè. Risalire i gradini della scala a chiocciola fu una vera impresa, ne valse la pena se lo spettacolo che lo attendeva era il corpo del fidanzato.

Nel sonno il ragazzo doveva essersi agitato parecchio, poiché le coperte erano state scalciate altrove, esponendo alla vista di Derek il fisico latteo. Il moro poggiò la colazione dei campioni sul comodino, balzando a gattoni sul letto.

CherofobiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora