Washing Machine- Extra 1

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La lavatrice.

Derek Hale era un uomo maturo oramai, sia chiaro non anziano, ma certamente una certa dimestichezza con i problemi della vita l'aveva guadagnata a suon di lacrime e fatica. Che la vita poi si fosse particolarmente accanita contro di lui, come una macchia incrostata su un bel piatto da portata, è un altro conto.

L'appartamento della madre, primo nido d'amore che condivise con Stiles, venne presto lasciato a favore di una villetta situata a Beacon Hilss. Fu letteralmente un affare: modico prezzo, relativa vicinanza all'abitazione dello sceriffo e quartiere sufficientemente tranquillo.

L'annuncio era stato offerto loro da Noah, nella (poco velata) speranza che i due decidessero di avvicinarsi alla città natale del castano. Il loft dalle ridotte metrature della madre di Derek venne affittato agli studenti del college, così da ricavarne un costante introito.

Stiles aveva conseguito la laurea, dunque si erano entrambi felicemente avviati in una qualche carriera, caso e fortuna vollero che fossero proprio le professioni per le quali avevano conseguito gli studi.

Il minore era un promettente investigatore: si occupava dei casi più complessi. Non che questa fosse stata una decisione dei suoi superiori: il neo cadetto Stilinski si era gettato a capofitto su di un caso di sparizione, ormai caduto nel dimenticatoio, potendo vantare parecchio tempo libero dato che risolveva con estrema velocità (facendole parere delle bazzecole) le missioni di cui era investito.

Questo impiego lo obbligava ad assentarsi spesso da casa, non un grande cruccio se consideriamo che Derek fosse un tipo particolarmente sedentario. Intrapreso il ramo dell'educazione, il moro si dilettava a tenere cattedre in veste di supplente: la sua reale occupazione era infatti la scrittura, una mansione che di natura non richiede particolari spostamenti.

Con le pantofole eternamente calzate, se ve lo state domandando si: sono un modello orribile tanto quanto quelle che indossava Stiles, trascorreva le sue giornate al computer...o almeno così avrebbe fatto se solo il compagno non gli scrivesse una quotidiana lista di faccende domestiche da svolgere.

Spolverare non era poi così complesso, bastava agitare un vecchio piumino stando attenti a non far cadere rovinosamente a terra, le suppellettili inutili di Stiles.

Spazzare nemmeno, tanto meno lo era passare l'aspirapolvere.

La sua più grande nemica era: la lavatrice. Lanciata sul mercato durante il mille novecento sette da un certo Alva Fisher, fu considerata l'invenzione del secolo da parte delle casalinghe disperate, stressate dai cumuli di panni da lavare con il solo uso delle braccia. Diciamo pure che questo Fisher non avrebbe fatto la più gradevole delle conversazioni se si fosse trovato difronte un Derek alterato dalla complessità dei comandi della pulsantiera di quell'affare lava vestiti.

Puntualmente sbagliava antro dove versare il tappo di ammorbidente e di sapone, senza contare che il timer gli era un perfetto sconosciuto. Stiles confidava in lui, certamente acciecato dall'amore, affermando che un giorno...molto lontano...avrebbe spuntato una vittoria ma a giudicare dai boxer ristretti alle dimensioni di un abitino per bambole, quella coppa non l'avrebbe sollevata tanto presto.

Una vera chicca dell'abitazione dove soggiornava, si trovava in prossimità del tetto: un'enorme veranda apriva la vista allo skyline della cittadina e permetteva l'osservazione, incontaminata, dell'arco celeste.

Derek vi aveva montato qualche apparecchio per lo studio del cielo, una recente passione per la luna lo aveva spinto a quante acquisto folle, mentre Stiles ci si recava per staccare la testa dalle crudeltà che costituivano il suo lavoro.

Oltre a questo spazio dedicato agli hobbies reciproci, lunghi filari per il bucato avevano trovato posto. Il moro gettò a terra la cesta dei panni puliti: che fossero stati strizzati dalla lavatrice lo si intuiva solamente grazie all'aroma di pulito che sprigionavano, poiché alla vista erano un vero disastro: bianchi e colorati erano stati gettati nel medesimo tempo nell'oblò.

CherofobiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora