-12- la prima ...

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Kuroo scosse la testa, l'ultima volta che aveva parlato con quel ragazzo non era un bel ricordo. Avevano litigato animatamente, avevano alzato la voce, si erano urlati contro, si erano sfogati sputando fuori pensieri insensibili e avevano finito col dirsi addio. Aveva odiato quel giorno, quella litigata con Kenma e il fatto che dopo quella volta non lo aveva più visto e che non avrebbe più avuto la possibilità di chiedergli scusa di persona.

Con mano tremante prese il lembo rialzato dello scotch da pacchi e iniziò a tirarlo via, quello strato di colla si portò via un po' di cartone, ma a Kuroo non importava di rovinare la scatola, a lui interessava solo venire a conoscenza del contenuto.

Aprì la scatola, vi immerse il viso e ne tirò fuori cinque buste. Cinque lettere ben sigillate. Ognuna di esse riportava il suo indirizzo, scritto sempre con la calligrafia perfetta di Kenma e quel dettaglio lo fece solo star peggio. Lanciò sul pavimento il pacco con il contenuto e se ne tornò a letto.

Le coperte erano confortevoli in quel momento di dolore, lui non poteva parlare con Kenma, né tanto meno vederlo. Avrebbe voluto dormire, era l'unica cosa che in quel momento lo avrebbe fatto stare bene.

Chiuse gli occhi mentre una lacrima gli rigava la guancia e andava ad inumidire la federa del cuscino. Finalmente riuscì ad addormentarsi, ma forse sarebbe stato meglio rimanere sveglio.

Sognò il suo migliore amico, i suoi capelli schiariti, i suoi occhi ambrati, le sue dita affusolate a stringere un videogioco e il suo naso leggermente arrossato. Sognò ogni minimo particolare di quel ragazzo fin troppo lontano, irraggiungibile.

Si agitò nel sonno, nella sua mente stanca correva, cercava di raggiungere Kenma ma senza riuscirci. Lui muoveva le gambe velocemente, l'asfalto scorreva sotto i suoi piedi ma, nonostante Kenma se ne restasse immobile, lui non riusciva a raggiungerlo in alcun modo.

Si svegliò di soprassalto urlando il nome di quel suo amico. Si tirò su di scatto con una mano protesa in avanti, incapace di afferrare la maglia rossa con il numero cinque sopra. Era sudato, dalla fronte colavano goccioline di sudore che si andavano a mischiare con le lacrime già presenti sulle guance.

Scostò con rabbia le coperte dalle sue gambe e corse in bagno dove si chiuse per osservare il suo viso stanco riflesso nello specchio.

-perché non riesco a raggiungerti nemmeno in sogno?- si chiese seguendo con gli occhi il movimento di una nuova lacrima sul suo volto pallido.

Dopo diversi minuti, finalmente si decise a tornare al piano inferiore. Sul pavimento si trovava ancora la scatola di cartone contenente le cinque buste da lettere, la raccolse e se la mise di fianco, sul cuscino del divano. Aveva deciso di leggere quelle dannate lettere, forse le ultime parole che avrebbe potuto leggere di quel ragazzo ormai lontano.

Controllò le date, voleva leggerle nell'ordine giusto, ma solo tre buste avevano segnata una data. La più vecchia delle lettere riportava una data attribuibile a diversi anni prima, quando ancora si trovavano alle medie e avevano appena iniziato a far parte della stessa squadra di pallavolo.

14/09/2007

Ciao Kuroo,

mi sento un idiota a scriverti questa stupida lettera, ma è l'unico modo per dirti ciò che provo.

Sai, oggi mi hai fatto sentire un po' più speciale. Quando hai chiesto alla squadra di farmi diventare il nuovo alzatore mi sono sentito al settimo cielo, forse non te ne sei accorto, non sono molto bravo a mostrare le mie emozioni, o forse le ho celate ai tuoi occhi di proposito.

Credo di non poter più stare in tua compagnia senza sentire i brividi lungo la schiena. Sai, quel pizzicore che ti far sentire freddo e caldo allo stesso tempo, quella sensazione strana a livello dello stomaco, quel giramento di testa, tutto ciò che provo quando mi sei vicino è quest'insieme di sensazioni inspiegabili, almeno per me che sono ancora solo un ragazzino.

I membri della squadra mi hanno visto arrossire, ma spero che tu non te ne sia accorto, perché stavo arrossendo proprio per le tue parole. Quelle semplici parole che mi hai rivolto con disinvoltura.

"Kenma, sarai un alzatore eccezionale. Il mio alzatore"

Questa frase mi ha scaldato il cuore più di quanto avrebbe dovuto fare, ma sono felice che tu possa ancora credere nelle mie capacità, nonostante il mio fisico mingherlino e la mia poca voglia di stancarmi.

Questa lettera probabilmente non la riceverai mai, non la leggerai mai, ma sappi che per me significa moltissimo questo foglio di carta. Poter mettere per iscritto ciò che provo, o almeno credo di provare, è qualcosa che mi libera il cuore, sembra alleggerirlo.

Vorrei poterti stringere a me e rimanere al tuo fianco per sempre, sei la persona più importante della mia vita e mai ti vorrei perdere.

Sai, credo che noi saremo la classica coppia di amici che invecchierà insieme, di quelli che si prenderanno in giro per i primi capelli bianchi e per le prime rughe. Non vedo l'ora di ritrovarmi al tuo fianco, su una sedia a dondolo, con gli occhi ricolmi di ricordi e le dita irrigidite dall'artrite.

Saremo amici anche da vecchi, vero Kuroo?

Quella lettera era scritta fin troppo bene per esser stata scritta da un bambino di undici anni, ma Kuroo sapeva benissimo che Kenma era sempre stato un bambino prodigio. Un genio in qualsiasi materia e quella sua intelligenza l'aveva riportata in campo dalle medie fino al liceo.

Non era una lettera eccessivamente lunga, anzi forse era anche fin troppo breve per i gusti del corvino che avrebbe voluto continuare a udire la voce di Kenma nella sua mente stanca.

La calligrafia era quella di un bambino delle medie, su quello non aveva dubbi, ma poteva dire con certezza che fosse stato Kenma a scrivere, nonostante non si fosse firmato a fine testo.

Si portò la lettera al petto, se l'adagiò piano sul cuore e percepì attraverso quel foglio di carta il suo stesso battito.

Chiuse gli occhi e tremò leggermente, ricordava bene il giorno segnato su quella busta, non avrebbe potuto dimenticarlo nemmeno volendo, aveva dato il benvenuto al piccolo Kenma nella squadra delle medie. Lo aveva condotto nella palestra, lo aveva portato per mano per evitare di perderselo tra i corridoi della scuola e lo aveva messo in bella mostra davanti ai compagni di squadra. A quel tempo, il suo amico portava ancora i capelli castani scuri, leggermente più corti di quanto ricordasse e sempre davanti al viso a ostacolargli la visuale.

Lo aveva presentato a tutti i compagni di squadra, come se fosse stato il padre orgoglioso di quel ragazzo, e lo aveva proposto come nuovo alzatore. Quando il capitano di quell'anno aveva mosso un passo avanti, Kuroo lo aveva guardato con un leggero sguardo minaccioso, ma era stato un riflesso involontario. 

Una sola firmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora