-13- quel ricordo lontano

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14/09/2007

"Kuroo, smettila di correre"

"sbrigati non possiamo fare tardi, non oggi, Kenma"

Kenma veniva trascinato per i corridoi, non aveva più fiato, ma il polso era imprigionato nella presa ferrea del corvino e lui non aveva possibilità di liberarsi in alcun modo.

Arrivarono in palestra, Kuroo con un sorriso a trentadue denti e Kenma con il fiatone. Il resto della squadra si trovava già in tuta e in campo. Non avevano ancora iniziato l'allenamento, ma erano in procinto di cominciare. Si voltarono tutti a guardare entrambi i ragazzi, uno lo conoscevano fin troppo bene, mentre l'altro era un perfetto sconosciuto per loro.

"Kuroo, sei in ritardo" lo ammonì il capitano.

Il corvino mosse la mano davanti al viso, la sventolò scacciando le parole del capitano e poi indicò il suo amico, piegato in due al suo fianco. Kenma faticava a respirare e di certo non era il miglior modo di presentarsi a una squadra di pallavolo, non stava facendo una bella figura.

"chi hai portato?"

"il nostro nuovo alzatore" rispose il corvino mettendosi in posa da supereroe. Studiò i volti di tutti i compagni di squadra che ormai si erano schierati di fronte a lui e poi indicò una seconda volta Kenma alle sue spalle, nel parlare infatti aveva fatto un passo avanti lasciando indietro il povero e stanco Kenma.

"credi che possa esserne capace?" chiese un altro compagno di squadra dell'ultimo anno, forse quello meno simpatico per l'idea del corvino.

"non lo credo, ne sono certo" concluse il corvino.

Il capitano fece un passo avanti e lui lo fulminò con lo sguardo, in realtà non avrebbe mai voluto lanciare un'occhiataccia in direzione del capitano, ma aveva guardato in quel modo interrogativo Kenma e a lui non era piaciuto affatto.

"bene, allora facci vedere di cosa sei capace" il capitano batté due volte le mani e fece distribuire per tutto il campo i suoi compagni di squadra, tutti pronti a vedere di cosa fosse capace il nuovo arrivato.

Kenma si voltò in direzione del corvino, aveva uno sguardo leggermente perplesso e preoccupato. A lui non piaceva di certo stare al centro dell'attenzione, né tanto meno dover dimostrare le proprie doti atletiche, di cui lui non era nemmeno convinto.

"Kuroo, io non..."

"Kenma, sarai un alzatore eccezionale. Il mio alzatore" disse il corvino prima di correre nello spogliatoio per cambiarsi. Quella singola frase rigenerò le forze nel corpo magro del minore, che seguì nello spogliatoio il corvino.

Quella giornata per Kenma fu più faticosa del solito. La palla sembrava non voler mai toccare terra e gli scambi sotto rete duravano troppo per i suoi gusti. Avrebbe preferito di certo perdere subito la partita di allenamento e avere la possibilità di tornarsene a casa a giocare alla playstation il prima possibile.

"sei stato grande oggi, Kenma"

La strada che portava a casa del minore era la stessa che doveva percorrere Kuroo per tornare alla propria di casa. Tutti i giorni andavano a scuola insieme e tornavano a casa l'uno a fianco dell'altro. Era un'abitudine che avevano cominciato ad avere alle elementari e di cui non si erano mai stancati.

Arrivarono di fronte al giardino del minore e si guardarono, uno con gli occhi stanchi e mezzi chiusi, l'altro con le iridi luminose.

"Kuroo, io non so se voglio continuare a giocare a pallavolo"

"come puoi non volerlo? È bellissimo giocare con te sotto rete"

Quella frase bastò a Kenma per convincerlo a rimanere sul campo per i successivi cinque anni della sua vita. Sempre al fianco di Kuroo, sempre ad alzargli la palla e a portarlo a fare punto.

Quella sera Kenma si ritrovò supino sul letto a fissare il soffitto, sempre più convinto che quell'amicizia sarebbe durata per sempre.

[...]

Kuroo rilesse la lettera lasciata dal suo migliore amico. Ogni parola gli faceva nascere un brivido lungo la schiena, una lacrima o un nodo alla gola. Gli faceva male leggere ciò che gli aveva scritto un piccolo Kenma, ma era l'unico modo per sentirlo ancora al suo fianco.

La ripiegò con cura e la rinfilò nella busta da lettere che riportava la data di quel ricordo lontano, ma fin troppo impresso nella sua mente.

-come è potuto accadere?-

Si morse il labbro inferiore finché il sangue non gli riempì la bocca facendo piegare il suo viso in una smorfia. Odiava il sapore e l'odore del sangue, quel retrogusto di ferro che gli aveva riempito le narici quando Kenma aveva ricevuto una pallonata in pieno volto al secondo anno delle medie.

Un avversario aveva volontariamente schiacciato mirando il suo alzatore, aveva voluto metterlo fuori gioco, non calcolando che in quel modo avrebbe scatenato la sua furia. Infatti, dopo aver visto il naso di Kenma riversare tutto quel sangue sul parquet del campo da pallavolo, era corso verso l'altra metà campo, era passato sotto la rete e aveva preso per il colletto lo schiacciatore avversario.

Se l'era portato talmente vicino al viso che aveva potuto sentire il suo fiato pesante colpirgli gli zigomi. Mai in vita sua aveva provato tanta rabbia nei confronti di un avversario, ma quello se l'era presa con Kenma solo perché era troppo bravo e per merito suo li stavano stracciando.

Kuroo lo aveva minacciato di morte, guadagnandosi la sostituzione e l'obbligo di rimanere seduto in silenzio in panchina. Non aveva mai distolto lo sguardo da Kenma seduto di fianco. Aveva osservato il suo naso arrossato, il panno scarlatto per aver assorbito il sangue e gli occhi color ambra lucidi.

Kuroo poggiò la schiena indietro e abbandonò la testa contro lo schienale del divano. Eppure, lui sentiva la mancanza di qualcosa che non poteva avere.

Allungò la mano verso la seconda lettera, non voleva leggerla, voleva solo controllare la data. Corrispondeva al periodo del ritiro estivo che avevano fatto con anche altre scuole durante il liceo. Si ricordava bene di quei giorni passati a giocare le amichevoli con diversi avversari, tra cui la Karasuno, squadra che aveva avuto un'importanza rilevante nella vita del suo migliore amico, in quanto proprio tra quei corvi Kenma aveva trovato un ragazzo che lo intrigava e che lo portava addirittura a voler giocare di più a pallavolo.

Kuroo doveva ammettere di esserne stato un po' geloso, aveva sempre desiderato essere l'unico capace di portare in campo Kenma. 

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