-8- occhi e labbra non comunicano

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Kenma e Kuroo arrivarono di fronte alla sala giochi dove una stanza sotterranea era stata organizzata per il laser game. Il biondo sollevò lo sguardo sulla grande insegna luminosa, era come rapito da quella scritta incredibilmente grande e imponente, anche se appesa a diversi metri d'altezza.

"visto? Ti farò vivere in un videogioco" disse Kuroo incamminandosi verso l'entrata.

La stanza era buia, solo alcune luci notturne ne illuminavano gli angoli, era davvero difficile individuare i ragazzi avversari, ma altrettanto difficile era anche venir scoperti.

Kenma e Kuroo si trovavano con le spalle adese ad una parete in cartongesso, tutta schizzata con vernici che si illuminano al buio. Respiravano piano e cercavano di guardarsi intorno senza però fare rumore. Tenevano i fucili laser stretti al petto e la mano già pronta sul grilletto. Non dovevano far altro che individuare almeno uno degli avversari.

Erano stati divisi in cinque squadre, tutte composte da soli due componenti. Loro forse in quanto agilità erano avvantaggiati per la presenza di Kuroo in squadra, mentre Kenma metteva in gioco tutte le sue ore passate con i videogiochi e metteva in campo la sua mente da alzatore.

I minuti passavano, i ragazzi si muovevano da un nascondiglio all'altro, sparando di tanto in tanto a qualche ragazzo sconosciuto che veniva intercettato dai loro occhi felini. Si ritrovarono per l'ennesima volta dietro un muro, talmente vicini da sentire l'uno il respiro rotto per la fatica dell'altro. Le loro spalle si sfioravano e i loro occhi si incontrarono nella penombra della sala.

-sarebbe così assurdo se...- Kuroo non terminò il proprio pensiero che Kenma chinò il capo e interruppe quel loro scambio di sguardi.

Il biondo si morse il labbro inferiore, nonostante sentisse il cuore accelerato e i palmi sudati, lui non poteva e non voleva fare nulla, sapeva che non sarebbe stato giusto nei confronti del suo amico. Chiuse gli occhi, tremò leggermente, si sentiva febbricitante, non sarebbe stato strano per lui avere la febbre in quel momento.

Sospirò e tornò a guardare Kuroo, notando che quello non aveva mai smesso di fissarlo.

"mi dispiace, Kuroo" disse a bassa voce, un sussurro impossibile da udire.

Il corvino si piegò verso il minore, tanto per riuscire a sentire la sua voce quanto per avere una scusa per respirare la stessa aria che quel ragazzo buttava fuori. Si ritrovarono a un palmo di distanza, i nasi quasi si sfioravano e le guance si imporporarono. Entrambi avrebbero voluto vivere quell'istante in qualsiasi altro momento, magari anni prima, quando ancora nessun tipo di vincolo li teneva separati, ma non fu così e, a metà strada dall'unire le loro labbra, si dovettero fermare, uno perché aveva una ragazza e non era tipo da tradire e l'altro perché presto si sarebbe trasferito e non avrebbe più fatto ritorno in quella città.

Fermarsi in quell'istante di tempo prolungato richiese talmente tanta forza di volontà da parte di entrambi, che per un soffio non si concluse con un bacio. Gli sbuffi di aria calda che fuoriuscivano dalle labbra fini di Kenma accarezzavano quelle schiuse del corvino e lo facevano tremare.

Kuroo strinse le mani a pugno lasciando andare il fucile che rimase appeso grazie alla tracolla. Dovette trattenersi dall'afferrare i fianchi del minore e portarselo più vicino. Sentiva il cuore accelerare sempre di più il proprio ritmo e il fiato farsi intermittente. Gli occhi ambra del biondo lo stavano implorando di allontanarsi, perché Kenma non sarebbe stato capace di farlo da solo.

Sentì la mano delicata del minore poggiarsi sul suo petto, il palmo caldo riusciva a scaldargli addirittura il cuore sotto gli strati di carne, sembrava che Kenma riuscisse a comunicare direttamente con quell'organo pulsante che lui stesso non comprendeva. Sentì le dita del minore premere contro i pettorali, sembrava volerlo tenere lontano, impedirgli di avvicinarsi, ma non era ciò che stavano dicendo le labbra fini di Kenma, che invece lo pregavano di azzerare la distanza.

Vide la punta della lingua del biondo sporgere oltre la rima labiale e bagnare quei lembi leggermente screpolati, non riusciva a continuare a guardare quella bocca senza poterla però assaggiare, sapeva che, se avesse trattenuto il suo sguardo su quel viso, nulla, nemmeno la mano ferma di Kenma, avrebbe potuto frenarlo.

Kuroo strinse i denti, chiuse la bocca, i respiri del minore continuavano ad invitarlo ad avvicinarsi, ma alla fine quello sguardo luminoso e affranto lo convinse a fermarsi dal compiere un gesto irrecuperabile.

Si allontanò di scatto e si voltò dalla parte opposta nell'istante in cui il biondo abbassava la testa e si portava una mano a coprirsi la bocca, ancora alla ricerca della sua gemella a poca distanza.

Quando uscirono dalla sala buia e si ritrovarono alla luce del sole, si fermarono in mezzo al marciapiede. Guardavano avanti, in direzione della strada che avrebbero dovuto percorrere per tornare a casa, ma nessuno dei due sembrava voler proseguire, non prima di chiarire ciò che era accaduto, o meglio quasi accaduto, lì dentro.

"Kuroo..."

"Kenma, perché mi hai fermato?"

"io non..."

"i tuoi occhi, loro esprimevano ciò che davvero desideravi, non volevi che io..."

Kenma chiuse le mani lungo i fianchi, corrugò la fronte e, dopo aver afferrato il gomito del maggiore, lo fece voltare con poca grazia nella sua direzione.

"TU NON SAI COSA VOGLIO"

"ALLORA DIMMELO"

Si trattenne ancora una volta dal rivelare i propri sentimenti, sapeva che sarebbe stato ingiusto nei confronti del corvino dirgli cosa provava mentre ancora era legato con Yuno in una relazione che sembrava renderlo felice.

"n-non posso" decise di rispondere invece. Vide il volto del maggiore contorcersi per la rabbia e colorarsi leggermente di una tonalità più rosata. Raramente lo aveva visto così infuriato e mai era capitato che lo fosse nei suoi confronti. Istintivamente fece un passo indietro per allontanarsi da Kuroo, ma poi realizzò che non c'era bisogno di distanziarsi da quel ragazzo, perché era incapace di fargli del male, almeno quello fisico.

Respirò lentamente, rilassò i muscoli e riaprì le mani. Voleva concludere nel miglior modo possibile quella giornata in compagnia del suo migliore amico, ma sembrava che il destino ce l'avesse con lui e così decise di chiudere lì ogni possibile fraintendimento.

"Kuroo, tu non mi piaci, è per questo che ti ho fermato, mi dispiace" mentì spudoratamente, provò addirittura ad autoconvincersi che quella fosse la verità, ma non poteva prendere in giro se stesso. Chiuse gli occhi interrompendo il contato visivo con il corvino, sapeva che di lì a poco avrebbe pianto.

Il maggiore sembrò calmarsi, si avvicinò al biondo e lo strinse in un abbraccio, di quelli caldi e protettivi, gli unici abbracci che Kenma poteva sopportare, quelli di Kuroo.

Quella giornata, contro ogni aspettativa del biondo, si concluse nel migliore dei modi. Kuroo lo riaccompagnò a casa e lo salutò con un bacio sulla fronte, gesto dolce che il maggiore si riservava di usare nelle occasioni speciali. 

Una sola firmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora