-5- facciamo un patto

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Kuroo si rigirò il cellulare tra le mani, erano giorni che non riusciva a vedere il biondo, si era ritirato dalla squadra senza dare una spiegazione, aveva parlato solo con Yaku e con lui non ci aveva nemmeno provato, a scuola o si sbrigava per uscire dall'aula o non si presentava affatto e a casa non gli apriva nemmeno la porta.

Kuroo era stanco di quel comportamento, lo riteneva infantile e inutile, sapeva che la loro discussione, se così si poteva definire, si sarebbe potuta risolvere con una chiacchierata, doveva solo riuscire a incontrare il biondo e non dargli possibilità di fuggire.

Accese il cellulare ed inviò un messaggio a Kenma, pur non essendo sicuro che avrebbe ricevuto una risposta.

[Kenma, possiamo parlare?]

Si stupì quando sentì il cellulare vibrargli in mano dopo pochi secondi che aveva inviato il messaggio. Istintivamente aprì la chat di Kenma, non dovette nemmeno leggere il mittente, in qualche modo sapeva che a scrivergli era stato proprio lui.

[va bene, vieni a casa mia alle 16, non prima]

Strano che Kenma gli desse un orario, non era mai stato vincolato ad un orario per andare a casa del biondo, di solito si presentava e passava il resto della giornata in camera del minore. Sospirò, era evidente che qualcosa era cambiato nel loro rapporto. Rispose con una semplice emoji che rappresentava un pollice alzato e poi mise via il cellulare, sapendo per certo che il biondo non gli avrebbe più scritto per quel giorno.

Quando arrivò a casa del minore, bussò un paio di volte, non amava suonare il campanello, gli aveva sempre dato idea di urgenza e lui non credeva che quella fosse una situazione urgente.

La porta si aprì mostrando un Kenma più magro del solito. Odiava doverlo ammettere, ma a quel ragazzo bastava saltare un paio di pasti che già gli si mettevano in mostra le clavicole o le costole. Sospirò vedendolo così magro e stanco, sapeva che in qualche modo lui era la causa di quei segni violacei sotto gli occhi e di quella magrezza improvvisa.

"come stai, gat-Kenma?" Kuroo si corresse a metà frase, avrebbe voluto usare il nomignolo solito, ma sentiva come se non ne avesse il diritto.

"bene, sto ultimando i preparativi per la partenza" Kenma si scansò dalla porta e lasciò entrare il maggiore.

"ancora sei deciso a voler partire? Perché credi che sia la scelta migliore?" chiese Kuroo guardandolo negli occhi e cercando una spiegazione un po' più esaustiva del suo semplice "ho preso la mia decisione".

Il biondo non rispose, chinò la testa e continuò a camminare. Fece strada al corvino fino a giungere alla sua camera da letto, dove Kuroo notò un borsone aperto davanti all'armadio.

"non c'è nulla che io possa dire per farti cambiare idea?"

"no, non posso cambiare idea. Io devo partire, non rimarrò qui, mi dispiace"

Il corvino sbuffò lasciandosi cadere sul materasso. Il lenzuolo era accumulato su di un lato, come se Kenma si fosse appena alzato, ma Kuroo era consapevole che il biondo, qualsiasi orario fosse, non avrebbe mai rifatto il letto, era più forte di lui, preferiva lasciarlo disfatto piuttosto che impiegare quei dieci minuti per tirare le coperte e infilarne i bordi sotto il materasso.

"quando partirai?"

"per ottobre mi trasferisco"

Kuroo si portò la mano davanti al viso, cominciò ad alzare un dito alla volta finché si fermò e tornò con l'attenzione sul minore.

"tra quattro mesi, non finisci nemmeno il liceo?" sembrava triste, non gli piaceva l'idea di non avere più Kenma a portata di mano. Era vero che avevano litigato e in quell'ultimo periodo si erano parlati poco o niente, ma almeno aveva sempre la sicurezza di trovarlo lì vicino.

"te l'avevo detto che non avrei finito il liceo"

"e tua madre è d'accordo?"

Guardò interrogativo il biondo, sapeva che il padre di Kenma viaggiava spesso all'estero per lavoro, lui addirittura l'aveva incontrato si e no due volte da quando aveva conosciuto il ragazzo, sapeva che in quella casa erano praticamente sempre solo loro due, non poteva credere che la madre fosse d'accordo a far andare via il suo unico figlio, nonché unica altra persona in quella casa.

"lo è" disse secco Kenma sbuffando.

Buttò nel borsone un altro paio di felpe, dei pantaloni felpati e magliette a maniche corte. Tutte cose eccessivamente comode, ma il corvino aveva sempre trovato molto tenero l'aspetto del biondo in quelle tute larghe, mai l'aveva rimproverato per la poca attenzione che riponeva nel vestiario e nello stile, anche perché, quando si trattava di dover uscire e andare in luoghi un po' più sofisticati del piccolo supermercato vicino casa, Kenma sapeva come vestirsi.

"secondo me ci devi pensare bene" insistette il corvino incrociando le gambe sul letto e portando le mani a stringere le sue stesse caviglie.

"smettila di insistere, Kuroo" bofonchiò il biondo lanciandogli un'occhiata di avvertimento. Sempre così andavano le loro conversazioni, Kuroo troppo insistente e Kenma intenzionato a non cambiare idea. Solo una volta il maggiore l'aveva avuta vinta, quando aveva convinto, dopo giorni di suppliche, il minore a segnarsi al club di pallavolo alle medie.

"facciamo un patto..." scattò in piedi e si avvicinò all'alzatore. Era parecchio più alto, ma quella differenza di altezza l'aveva sempre rincuorato, in qualsiasi occasione lui avrebbe avuto la possibilità di difenderlo. Sentì il minore sospirare, ma non si arrese, almeno doveva tentare il tutto e per tutto "...io smetterò di assillarti con la storia del trasferimento, ma tu dovrai venire al ritiro di pallavolo quest'estate"

"ho lasciato il club" disse a bassa voce il biondo. Avrebbe dovuto dire che aveva lasciato la squadra, ma non gli piaceva quel termine, avrebbe significato che lui aveva abbandonato i suoi amici, invece aveva semplicemente lasciato uno sport, per gli amici lui avrebbe continuato ad esserci, almeno fino al trasferimento.

"hai saltato quanto, due settimane di allenamento?"

"nove giorni" li aveva contati, ogni singolo allenamento saltato per lui era stato come una stilettata dritta nel petto, una sofferenza, ma una volta presa quella decisione si era sforzato per non rimettere piede in quella palestra, anche perché per lui era meglio evitare gli allenamenti, soprattutto perché l'anno successivo non avrebbe comunque fatto parte della squadra, tanto valeva farli abituare alla sua assenza in campo.

"sono sicuro che se chiederai al coach Nekomata di farti partire con noi, non avrà nulla in contrario"

Il biondo spostò la propria attenzione sulla finestra che dava sulla strada. Preferiva di gran lunga la visuale che aveva dal suo piccolo banco a scuola. Annuì in modo impercettibile e accettò quella proposta, soprattutto perché sapeva che c'era una persona che desiderava incontrare prima del suo trasferimento. 

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