-16- la quarta lettera

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Tornato a casa, Kuroo si convinse a riprendere in mano la propria vita. Si sentiva stanco nonostante le lunghe ore passate sdraiato sul proprio letto. La mente sembrava non volerlo lasciare in pace e gli occhi non smettevano di bruciare, ma nonostante questa sofferenza che provava dentro di lui, voleva comunque ricominciare a vivere come si deve e non nel passato.

Aveva perso il suo migliore amico, questo era vero, ma la speranza di poter di nuovo ricominciare a condividere con lui le esperienze passate continuava a vivere in lui. In fondo cosa gli impediva di prendere un aereo e volare per diverse ore? C'era sempre una possibilità di raggiungerlo ovunque fosse.

In qualche modo il suo cuore ricolmo dei ricordi di quel suo amico lo avrebbe guidato fino da lui. In capo al mondo solo per Kenma. Sì, lui era disposto a questo e altro per quel suo amico dagli occhi ambrati.

Con quelle poche forze ritrovate, grazie a quella mera illusione di potersi ricongiungere con il biondo, salì in camera e la guardò come se la stesse sfidando a disordinarsi da sola più di quanto non lo fosse già.

Rimise in ordine la stanza, cambiò le lenzuola, aprì la finestra e fece cambiare l'aria a quella camera da letto che per troppo tempo era rimasta sigillata con lui al suo interno. Lanciò un'occhiata ai cuscini appartenuti a Kenma, quelli forse erano ciò che più gli facevano provare nostalgia in quei giorni. Decise fosse giunto il momento di riporli sul fondo dell'armadio, lui sapeva che non sarebbero più serviti al suo amico.

Una volta chiuse le ante dell'armadio, si poggiò con la schiena contro quelle e sospirò. Sentiva qualcosa sparire all'interno di lui, come se mettere via ciò che rappresentava la sua amicizia con Kenma volesse dire archiviare fisicamente il biondo.

Tornò con l'attenzione sulla porta della camera, l'aveva chiusa per abitudine, avrebbe dovuto ricordarsi di non vivere più con i propri genitori e quindi di non avere in casa delle persone che non rispettavano la sua privacy.

-ancora due lettere. Solo due e poi non avrò più nulla di nuovo giunto dalla tua bocca o mano-

Sapeva cosa volesse dire finir di leggere le lettere, avrebbe significato non poter più udire nuove parole del biondo, sarebbe sembrato come perderlo una seconda volta. Lui era pronto a dire addio del tutto a quel ragazzo? Aveva ancora la possibilità di scrivergli, ma l'orgoglio ancora glielo impediva.

-anche se finissi di leggere quelle lettere, ci sarà occasione per parlare ancora con te-

Cercava di autoconvincersi che tutti quei chilometri di distanza non fossero un ostacolo insormontabile.

Scese le scale quasi di corsa, aveva fretta di aprire la prima delle lettere private del tempo, di quelle senza data. Afferrò la piccola scatola di cartone nella quale aveva riposto anche le lettere già lette. Ne pescò una a caso, constatò di averla già letta e, nonostante avesse voglia anche di immergersi di nuovo in quelle parole già scorte, voleva provare nuove emozioni tramite un'altra lettera. La seconda che afferrò era senza data, la prescelta.

L'indirizzo scritto nell'angolo in basso a destra era sempre il suo, ma indicava la sua vecchia abitazione, quella dei suoi genitori. L'indirizzo era diverso da quello che era stato riportato sull'ultima lettera che aveva letto, ciò voleva dire che sulla linea temporale quella lettera che stringeva in mano era antecedente all'ultima letta.

Ti ho mentito, Kuroo.

Lo so che è sbagliato, che non si dovrebbe mentire al proprio migliore amico, ma l'ho fatto e lo rifarei ancora. Ho mentito per un motivo ben preciso, per proteggerti, proteggerti da me e dalla sofferenza che ti avrei causato.

Oggi ti ho detto che mi sarei trasferito, abbiamo litigato, sì. Mi hai chiesto perché lo dovessi fare, perché allontanarmi da casa e lasciare tutte le persone care. Stavo per scoppiare a piangere, io non avrei mai voluto dirti una cosa simile, litigare con te per una questione che nemmeno era vera.

Ti ho detto che me ne sarei andato da questo paese per non farvi più ritorno. Beh, in un certo senso è la verità, io non farò ritorno.

Kuroo, non mi sono trasferito, ma non puoi comunque venire da me, almeno non ora.

Perdonami per questa bugia a fin di bene.

Ti ho dovuto mentire, ma non ha senso mentirti anche qui, questa lettera probabilmente non la leggerai, almeno no finché io sarò qui.

Kuroo, oggi ti ho detto che mi sarei trasferito, oggi ho scoperto di essere malato. Ora ti è tutto più chiaro?

Tra un po' probabilmente comincerò a peggiorare, forse ti renderai conto delle mie condizioni fisiche, potresti farti delle domande, mi dispiace che tu non saprai la verità fino alla fine, ma ho preso questa decisione, tu rimarrai all'oscuro finché di me non rimarrà che un ricordo al quale aggrapparsi.

Spero che così facendo io possa posticipare il tuo dolore fino a dopo la mia dipartita.

Kuroo, questa è la seconda lettera che ti scrivo, è la più triste, almeno per ora...

Sorridi come solo tu sai fare

Kuroo sgranò gli occhi senza nemmeno rendersene conto. Dovette rileggere la lettera per comprenderne meglio il significato. Kenma gli aveva mentito, aveva finto di star per partire, mentre in realtà stava male.

Non riusciva a capire il significato di tutto ciò, non sapeva il motivo che aveva portato Kenma a mentirgli su una cosa così importante, o forse non voleva capirlo.

Le sue stesse iridi continuavano a riflettere quelle parole buttate lì, nero su bianco, inchiostro su carta. Come poteva anche solo pensare di poter perdere davvero quel suo amico? L'idea che se ne fosse andato in un altro continente era dolorosa, ma pensare che se ne sarebbe andato letteralmente da quel mondo, quell'idea era straziante, insopportabile, impossibile da concepire.

I polpastrelli stavano memorizzando i tagli ai bordi di quel foglio, come se Kenma lo avesse strappato da un quaderno che aveva avuto a portata di mano. Non aveva cercato un foglio bianco ben tagliato, aveva preferito usarne uno proveniente da uno dei suoi quaderni. Per lui era diventata forse una quotidianità scrivere quel genere di pensieri, Kuroo non lo sapeva, non aveva mai creduto che quel suo amico nascondesse una passione del genere, che gli nascondesse quanto gli piacesse scrivere i propri pensieri.

Eppure, lui era stato l'amico più vicino in assoluto, nessuno era stato tanto tempo al fianco del biondo. Come era riuscito a tenergli nascoste tutte quelle cose?

Si alzò di scatto dal divano con ancora gli occhi fissi sulle parole del biondo, ancora tremava per la consapevolezza che non avrebbe potuto raggiungere in capo al mondo quel suo amico, semplicemente perché non era più nel suo mondo.

Afferrò con impellenza la scatola, scavò tra le lettere fino a trovare l'ultima, l'unica che ancora non aveva letto. Aveva fretta di leggere ciò che Kenma aveva riportato su quel foglio, doveva comprendere la situazione prima di lanciarsi incontro a una corsa senza meta.

Lesse l'indirizzo, lo riconobbe come quello dell'attuale casa, era la seconda lettera scritta dopo il diploma. Non troppo vecchia, ma comunque fin troppo distante.

Le mani tremavano, così come anche il labbro inferiore, che dovette mordersi per fermarlo. Gli occhi lucidi non lo aiutavano a leggere la via e il CAP, ma poco gli importava, l'importante era riuscire a leggere il contenuto della lettera. 

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