-21- stella cadente

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Il giorno dopo, Kuroo trovò di nuovo Kenma sdraiato nel letto, sembrava faticasse anche a respirare. Aveva il viso scavato, le occhiaie scure che mettevano in risalto l'ambra delle iridi e le labbra screpolate per le poche volte che il biondo se le inumidiva con la punta della lingua.

"come stai, Kenma?" chiese a bassa voce il corvino, portandosi più vicino al letto bianco dell'amico. Vide il minore girare piano la testa nella sua direzione e accennare un sorriso, nonostante ritenesse faticoso respirare, valeva sempre la pena sforzarsi per sorridere.

Kenma mosse piano le labbra, ma non uscì alcun suono. Il corvino annuì, aveva compreso cosa gli volesse dire, bene era quella la parola sillabata dal minore, anche se era palese non stesse davvero bene.

Kuroo si poggiò sul bordo del materasso e prese la mano del suo migliore amico. Cominciò ad accarezzargli il dorso freddo, seguiva con la punta del dito le vene in evidenza di Kenma e risalì lungo l'avambraccio fino all'ago cannula che lo nutriva in quell'ultimo periodo.

"fa male?" chiese soffermandosi con il polpastrello sul cerotto che teneva ferma la flebo. Sollevò un istante lo sguardo per vedere il biondo scuotere la testa in negazione.

Inspirò profondamente, sentiva il proprio cuore battere forte per farsi sentire da quel ragazzo sdraiato nel letto d'ospedale. Prese il polso magro di Kenma, talmente magro che le dita di Kuroo riuscivano a toccarsi tra di loro circondandolo, e gli sollevò la mano, portandogliela al proprio petto. Gli fece aderire il palmo contro il proprio costato, in modo tale che potesse percepire anche lui il cuore che voleva comunicargli quanto lo amasse.

Kenma sorrise una seconda volta. Sentiva il cuore forte del corvino scatenarsi sotto le costole, mentre il suo cuore debole faticava anche solo a mantenere un ritmo tale da tenerlo in vita.

Tremò e lasciò scendere una lacrima, si era trattenuto in quei giorni dal piangere di fronte a Kuroo, ma ricacciare indietro le lacrime richiedeva uno sforzo insopportabile, richiedeva delle energie che lui in quel momento non possedeva.

Il corvino portò la mano libera, quella con cui non teneva il polso del minore, alla guancia scavata di Kenma e fece aderire il proprio palmo caldo alla candida pelle fresca dell'altro.

"so che non vorresti mai piangere davanti a me, questa..." mosse il pollice sullo zigomo catturando quella singola lacrima e facendola svanire dal volto del biondo "...facciamo finta che non sia mai scesa" concluse sorridendo al suo migliore amico.

La giornata in quella stanza non si poté definire entusiasmante, passarono tutto il tempo in silenzio, ogni tanto il maggiore se ne usciva con qualche discorso, ma per il resto restavano in silenzio a respirarsi a vicenda, come se stessero cercando di memorizzare l'uno il profumo dell'altro.

Solo a metà giornata, Kuroo trovò il coraggio di chiedere all'infermiera di poter portare Kenma fuori, all'aria aperta. Lei, dopo un'attenta osservazione delle condizioni del biondo, si fece convincere dagli occhi nocciola che la supplicavano.

"dove lo vuoi portare?"

"nel giardino dell'ospedale, non lo porto lontano, la prego mi permetta di fare quest'ultima cosa per lui"

L'infermiera soppesò le parole del ragazzo e guardò il minore. Annuì e alzò un dito in direzione di Kuroo.

"non fargli prendere freddo"

Kuroo sorrise felice e si preparò ad uscire con il suo migliore amico. Lo aiutò a posizionarsi sulla sedia a rotelle, gli mise la sua giacca sulle spalle, la sua sciarpa e il cappello. Lo esaminò e, dopo essersi guardato intorno, individuò una coperta ben piegata e decise di metterla sulle gambe del minore.

"adesso siamo pronti per andare a scalare l'Everest" rise e cominciò a spingere la sedia a rotelle fino all'ascensore. Incrociarono un paio di ragazzi lungo il corridoio, sembravano loro coetanei e Kuroo si ritrovò a invidiarli un po', perché entrambi sembravano in buona salute, sia il moro che il grigio.

Nell'ascensore si allungò per premere il pulsante che riportava la T di piano terra e attese che le porte si riaprissero. Spinse ancora la carrozzella fino ad arrivare al vasto giardino privato dell'ospedale. Si inoltrò un po' tra degli alberi e arrivò in un punto poco affollato.

"Kenma, hai freddo?" chiese sporgendosi in avanti e guardando l'amico negli occhi, questo scosse la testa e nascose le mani sotto la coperta ben adagiata sulle gambe.

"tra poco dovrebbe essere il momento" continuò il corvino, come se stesse parlando tra sé e sé. Alzò il viso verso il cielo e strinse i manici della sedia a rotelle su cui sedeva Kenma. Si riempì i polmoni di quell'aria fresca, aveva quasi dimenticato che profumo avessero gli alberi e il prato, ormai le narici si erano impregnate del pungente odore di disinfettante dell'ospedale. Si era dimenticato di quanto potesse venir influenzato dal profumo che lo circondava, non a caso, quando inspirava la fragranza di Kenma, lui non poteva far a meno di sorridere.

Dopo qualche minuto, Kuroo indicò il cielo e fece sollevare il viso anche al minore.

"eccolo..." disse, lasciando trapelare un po' di impazienza dal suo tono "...guarda bene, Kenma"

All'improvviso, il rumore di un aereo riempì l'aria intorno ai due ragazzi. Immerso nei colori caldi del tramonto volò un aereo con uno striscione attaccato sulla coda posteriore. Sullo striscione vi era disegnata una grande stella con la sua scia luminosa.

"la tua personale stella cadente, Kenma. Esprimi un desiderio" disse a bassa voce Kuroo, piegandosi in avanti e cingendo da dietro le spalle il minore. Portò la propria guancia calda a aderire a quella più fredda del biondo e la sentì inumidirsi con le lacrime che Kenma stava versando per quel suo pensiero speciale.

Kuroo aveva letteralmente fatto cadere una stella per far esprimere un ultimo desiderio a lui.

Le luci arancioni del tramonto si andarono a riflettere nelle iridi color ambra e nocciola dei due ragazzi. I colori del sole morente si mischiarono con quelli degli occhi dei due giovani amici. Un paio di occhi stavano vivendo i loro ultimi istanti, si stavano riempiendo di luce perché consapevoli che non ne avrebbero più vista, mentre l'altro paio di occhi stavano memorizzando più dettagli possibili del viso del minore.

Come se il tempo fosse volato, si ritrovarono immersi nell'oscurità della sera e furono obbligati a rientrare nel triste ospedale.

"che desiderio hai espresso?" chiese Kuroo, mentre con cura aiutava Kenma a rimettersi comodo nel letto bianco. Il minore piegò l'angolo della bocca e alzò le spalle, scuotendo piano la testa "giusto, non puoi dirmelo che altrimenti non si avvera" concluse il corvino rimboccando le coperte e lasciando un delicato bacio sulla fronte del biondo.

Kenma Kozume si spense quella notte, i medici ritennero opportuno non dichiararlo di fronte all'altro ragazzo, lo scrissero soltanto e lasciarono da solo il corvino in balìa dei singhiozzi e della disperazione, uniche compagne in quella notte fredda.

Una sola firmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora