-7- orario prestabilito

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"come sarebbe a dire che non posso venire prima delle 16 e che per le 17 devo andare via?" Kuroo urlava contro il cellulare e all'altro capo del telefono c'era un Kenma che sbuffava seccato.

"quello che ho detto" rispose stancamente il biondo prima di riattaccare la telefonata, che non aveva previsto assolutamente.

Il corvino, non appena la chiamata terminò, lanciò il cellulare sul letto e impostò la sveglia sul comodino. Era solito dimenticarsi le cose, quindi preferiva impostare la sveglia così da ricordarsi di andare da Kenma quel pomeriggio.

Era settembre, aveva solo un mese da passare con il suo migliore amico prima che quello si trasferisse per sempre in un altro continente, aveva programmato giornate intere da passare con il biondo, andando così incontro al primo vero litigio con la sua ragazza.

Yuno non aveva accettato di venir tagliata fuori dalla vita del corvino solo perché lui doveva passare più tempo possibile con Kenma, ma Kuroo non aveva sentito ragioni e aveva chiuso la discussione con una frase chiara e diretta "non puoi di certo pensare che io rinunci a lui per te". Si era pentito di aver dato voce a quel pensiero, ma aveva già perso una volta Kenma a causa della sua relazione con Yuno, non poteva di certo rischiare che accadesse di nuovo, anche perché, quel mese rimanente, era la sua ultima possibilità per convincere il biondo a rimanere.

C'era stato un problema però con il suo piano di passare intere giornate con Kenma, il suo amico non voleva permetterglielo. Gli aveva dato degli orari da rispettare e non ne concepiva il motivo.

La sveglia suonò destandolo, si era addormentato con la testa poggiata sul libro aperto, avrebbe dovuto studiare, ma la stanchezza aveva preso il sopravvento. Prese l'orologio rumoroso e lo lanciò contro la parete. Odiava a tutti gli effetti il fatto di avere degli orari prestabiliti per presentarsi a casa di Kenma.

Uscì di casa continuando a sbadigliare, ma non rallentò il passo, aveva solo un'ora da poter passare con il biondo, voleva sfruttare tutti e i sessanta minuti.

Arrivò di fronte la porta rosso scuro di casa di Kenma e bussò un paio di volte, di nuovo si rifiutò di suonare il campanello, quella non era un'emergenza.

"ciao, Kuroo" la voce stanca di Kenma gli fece alzare lo sguardo sul ragazzo che gli aveva appena aperto la porta. Le occhiaie erano sempre uguali, segno che non aveva smesso di giocare di notte nascosto sotto le coperte.

"ancora giochi di nascosto?" entrò togliendosi le scarpe e guardando l'amico con un sopracciglio alzato.

"la notte è l'unico momento in cui posso giocare, il resto della giornata devo pensare ai preparativi per la partenza"

"hai sostituito anche i pasti con ore di videogiochi?" chiese ancora il corvino notando le clavicole del biondo sporgere oltre il colletto della maglietta.

Kenma, rendendosi conto dello sguardo color nocciola che studiava il suo collo e le sue spalle, si strinse nella maglietta arrossendo leggermente. Si portò una mano a coprirsi le clavicole sporgenti e si voltò, incamminandosi verso la camera da letto.

"no, continuo a mangiare perché mamma si arrabbia se porto a tavola la PSP" concluse entrando nella stanza e sedendosi a gambe incrociate sul materasso.

"Kenma, perché posso venire qui solo dalle 16 alle 17?" finalmente Kuroo trovò il coraggio di porre quella domanda. Aveva deciso di chiederlo di persona e non tramite il cellulare, anche perché, quando Kenma non voleva rispondere a domande scomode, tendeva ad attaccare in faccia al proprio interlocutore.

"mio padre è tornato" disse a bassa voce il biondo. Cominciò a giocherellare con le proprie dita, se le tirava, girava piano e premeva, sembrava incapace di stare completamente fermo.

"davvero?" Kuroo era incredulo, non vedeva quell'uomo da diversi anni, mai avrebbe pensato di poterlo rincontrare.

"sì e non ama avere gente in giro per casa per troppo tempo. Mi ha dato degli orari in cui posso invitare gli amici a casa"

Il corvino sfessurò la bocca, non sapeva che dire, come rispondere a tale rivelazione. Il padre di Kenma era tornato dopo anni di assenza e si permetteva addirittura di obbligare il figlio a diminuire i contatti con le persone. Sbuffò seccato, ma non sapeva che fare, sapeva bene che Kenma non si sarebbe mai opposto al padre.

"per quanto tempo rimarrà?" sperava almeno di avere a che fare con quell'uomo il meno possibile. Sapeva che era egoista e che forse Kenma era felice che il padre fosse tornato a casa, ma lui aveva bisogno di poter stare con il biondo il più possibile e sapeva che farlo uscire di casa era praticamente impossibile, gli serviva stare a casa sua.

"fino alla mia partenza" Kenma sembrò soffiare fuori quelle parole con poca convinzione, tanto che Kuroo si convinse non fosse poi così tanto felice della presenza del padre.

Passarono la giornata insieme e, come già prefissato, alle cinque in punto Kuroo si ritrovò già sulla strada per tornare a casa propria.

Aveva cambiato abitazione, si era trasferito in una piccola casa a due piani leggermente più distante dall'abitazione del biondo. Aveva deciso di essere abbastanza grande da poter vivere da solo, senza la supervisione dei suoi genitori, ma ciò voleva dire dover camminare circa venti minuti in più per coprire la distanza tra casa sua e di Kenma.

Dopo diversi giorni, Kuroo riuscì a convincere il biondo a passare la giornata con lui fuori da quella camera che si presentava sempre più vuota piano piano che si avvicinava il giorno della partenza.

"oggi ho organizzato una giornata speciale" disse saltellando sul posto. Sapeva che il suo entusiasmo avrebbe potuto smorzare quello del biondo, che era praticamente inesistente, ma era troppo felice e non riusciva a nasconderlo.

"hai in programma qualcosa di pericoloso?" chiese preoccupato il biondo rallentando, senza nemmeno accorgersene, il passo.

"nulla di estremamente pericoloso"

Fu proprio quella parola centrale che fece preoccupare il minore, che arrestò completamente il passo e si voltò, pronto per tornarsene a casa.

"ma che fai, Kenma?"

"non voglio morire oggi" rispose, sentendo i polmoni svuotarsi all'improvviso, stava davvero per tornare a casa e evitare di passare l'intera giornata con Kuroo, il suo migliore amico? Lui voleva davvero stare con il corvino, aveva fatto i salti mortali per riuscire a convincere la madre e il padre a lasciarlo uscire per tutto il giorno, non voleva sprecare quell'occasione, ma sapeva anche che non avrebbe mai potuto fare qualcosa di pericoloso.

"non morirai oggi, anche perché dovrò prenderti in giro quando i tuoi capelli diventeranno bianchi"

"i tuoi lo diventeranno prima dei miei" rispose serio, sapendo che quello era un argomento delicato per Kuroo, infatti tempo prima Kuroo aveva scoperto che molto probabilmente i capelli bianchi, tra i suoi color pece, si sarebbero visti prima rispetto a Kenma, che aveva un colore naturale leggermente più chiaro del suo. Quella scoperta l'aveva mandato fuori di testa, aveva addirittura programmato di iniziare a tingerseli non appena il primo filo grigio si fosse presentato. Scosse violentemente la testa per scacciare la frase di Kenma e tornò al discorso iniziale.

"comunque..." si mosse come se il corpo fosse stato scosso da un brivido improvviso, causato sempre dall'idea dei capelli bianchi e di Kenma che poteva prenderlo in giro "...oggi ho intenzione di portarti al laser game" 

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