• 6° Capitolo:

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*Jastin's Pov*

Le sfioro la pelle con le labbra, lasciandole lievi baci sulla morbidezza della sua guancia. Mugola leggermente, e continuo così finché non si sveglia del tutto.

«Piccola, svegliati, su.» le sussurro all'orecchio. la guancia con le labbra. «Sono le otto e tra un'ora dobbiamo andare, sennò non arriveremo per le dieci come abbiamo programmato.» Sorrido appena noto i leggeri brividi che le sono comparsi sulle braccia, scoperte dalle maniche corte del pigiama.

«Mhmm... altri cinque minuti, per favore.» Prega, voltandosi verso di me e abbracciandomi, come una bambina in cerca di affetto, che non riesco mai a negarle.

Sorrido e annuisco, mettendo per qualche secondo il viso nell'incavo del suo collo. O, almeno, io pensavo fossero pochi secondi...

Il secondo rumore persistente e fastidioso della sveglia mi fa aprire gli occhi, accorgendomi che sono «Oh, cazzo.» Impreco.

«Non si dicono le parolacce.» Mormora ancora nel sonno, in dormiveglia.

«Ne dirò ancora di più se ora non alzi il tuo bel culo da questo letto.» Vado a prendere i vestiti che avevo messo ieri in uno zaino.

«Sei sempre volgare.» Si lamenta, girandosi dall'altra parte.

Mi avvicino a lei. «Scusami tanto, amore mio. Potresti gentilmente, e con comodo ovviamente, farmi il piacere di sollevare quel tuo bellissimo sederino che ti ritrovi dietro, prima che ci vengano a chiamare e a scassare?» Metto su un sorriso eccessivo, quando lei solleva il viso verso di me, ed io devo davvero trattenermi dallo scompigliarle maggiormente la sua chioma spettinata.

«Mmh... bravo, ora va meglio.» Dichiara, dandomi un breve bacio su una guancia, per poi andare a prendere anche lei i propri vestiti.

«Ed ora, dato che la colpa per il nostro ritardo è apparentemente tua, dovremmo cambiarci insieme per non perdere altro tempo.» Annuisco alle mie stesse parole, mentre è intenta a cercare qualche copri-costume dentro il suo armadio.

Sarah scuote la testa. «Ci hai provato.» Mi lancia un'occhiata divertita e ancora assonnata.

Scrollo le spalle. «Ma non ha funzionato.» Metto su una smorfia.

Ridacchia, avvicinandosi per posarmi un altro bacio sulle labbra, prima di dirigersi nel bagno che si trova in camera. Mentre io nel frattempo metto nelle nostre borse la crema solare, dei teloni e delle tovaglie pulite.

«Ok, ora vai tu.» Esce circa dieci minuti dopo, ma mi blocco di colpo appena la vedo; ha un semplice costume da bagno rosato con i voilà, che si intravede sotto il top bianco che accentua le sue forme perfette, e abbinato con dei pantaloncini di jeans blu scuro. È bellissima.

Lei, accorgendosi del mio sguardo fisso sul suo corpo, incrocia le braccia al petto, facendomi portare gli occhi sul suo viso, leggermente arrossito.

«Appena avrai finito di ispezionarmi, potresti andarti a cambiare pure tu?» Mi chiede retoricamente, con il viso rossastro.

Sorrido sghembo e mi avvio verso il bagno. «Senti, devo fare le veci dei tuoi fratelli, no?» dico in mia difesa. Entro dentro e chiudo la porta. «E loro ti direbbero che quei pantaloncini sono troppo corti.»

Sarah svolta gli occhi e accenna un sorriso. «Anche se non è vero, ci penseranno loro stessi a dirmelo tra poco, quando scenderemo.» si lamenta «Io scendo a vedere come sono messi gli altri, di già Gabriele, Josh e John dovrebbero essere arrivati.» La sento aprire la porta.

«Ah, giusto. Viene pure quello... bene.» Dico con finto tono angosciato a me stesso, riferendomi al suo amico, solo per farla sbuffare.

«Ti ho sentito! Zitto e sbrigati!»

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