• 18° Capitolo:

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*Sarah's Pov*

La sfilata è finalmente finita, dopo un tempo che mi è perso più duraturo del solito, il che però non mi dispiace mai. Ma stavolta ogni camminata lungo la passerella è stata più pesante dell'altra. Uscivo dalle quinte con la paura di poter rivedere ciò che avevo visto prima, di notare gli occhi di Jastin fissi su Beatrix e non su di me. Ed è stata questa paura che mi ha costretta a tenere gli occhi fissi di fronte a me e a ignorare persino ciò che avrei potuto intravedere con la visione periferica. Mi ero pure obbligata a svuotare la mente, a non continuare ripetutamente a chiedermi di che cosa stessero parlando proprio in quel momento... del perché Beatrix gli stava sorridendo in quel modo.

Adesso siamo ritornate nei camerini per cambiarci definitivamente e indossare il cambio che ci siamo portate dietro da casa, mentre le nostre madri sono intervenute a disfare tutti gli abiti con cui abbiamo sfilato.

«Siete tutte pronte? Gli altri hanno detto che ci avrebbero aspettate di sotto, all'entrata del buffet.» Afferma Giusy, finendo di lisciare e porre l'ultimo vestito nell'apposita valigia.

Rosy scuote la testa. «Non credo proprio che quelli stiano ancora aspettando noi prima di strafogarsi di cibo.» Commenta.

«Scommetto che ci lasceranno soltanto le briciole.» Aggiunge Chayra.

Alysha ridacchia, provando a gonfiarsi i boccoli scuri che le ricadono fin sotto le spalle. «O nemmeno quelle, probabilmente.»

«Sicuramente.» Corregge Clarity, di cui mi accorgo solo ora essere seduta ancora in un angolo da quando la sfilata è iniziata. Un angolo diverso, però. Da allora si è spostata di un metro in questa stanza, più precisamente da una sedia all'altra, forse per comodità, ma è di già un progresso.

L'unica cosa che mi viene da fare dinanzi a questa conversazione, è sorridere per l'evidente e molto alta considerazione che tutte loro hanno riguardo i ragazzi e gli uomini della nostra famiglia allargata, cosa che in effetti non penso si possa smentire. Ma questo breve buon umore dura poco nuovamente, perché svanisce nel momento in cui la mia mente traditrice mi ricorda la visione a cui non vorrei pensare più. In questo momento, mi sento una masochista per volermi tormentare ancora, perché so che non riuscirò a sentirmi serena finché non parlerò con lui e finché non mi avrà rassicurata come solo lui sa fare.

«Tesoro.» una mano calda e soffice si posa sull'incrocio delle mie dita, di cui non mi ero accorta nemmeno stessi torturando inconsciamente, un gesto che faccio spesso quando sono nervosa e agitata, o quando qualcosa mi inquieta. Ma non mi soffermo troppo su di esso, non quando noto l'aria stranita con cui mi sta guardando adesso mi madre. «Stai bene?»

Io la guardo, annuendo piano. «Certo, mamma. Sono solo un po' stanca, tutto qui.» Il che non è una bugia, leggermente sfiancata mi sento realmente. Però cerco ugualmente accennare un sorriso per non farla preoccupare. Cosa che io stessa non dovrei fare ma che va oltre il mio controllo e la mia volontà.

Io e mia madre abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, senza né segreti né incomprensioni. Non ho mai esitato nel doverle confidare qualcosa per paura di essere giudicata, perché so che lei mi capirebbe sempre a prescindere da tutto. Anche se le confessassi questa mia ultima paranoia, so per certo che lei non sminuirebbe mai questo mio... timore. Probabilmente mi direbbe che mi sto allarmando per qualcosa che ho sicuramente frainteso o peggiorato nella mia mente, per qualcosa di cui non vale la pena nemmeno stare a pensare. Ed è per questo che stavolta preferisco non riferirglielo, perché so che avrebbe ragione... o almeno lo spero vivamente.

Mia madre mi accarezza il viso con delicatezza e mi porta dietro l'orecchio una ciocca di capelli che ho sfilato dalla mezza acconciatura precedente. «Sicura?» Mi chiede poi, non molto convinta.

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