• 8° Capitolo:

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*Sarah's Pov*

Prendo un respiro profondo, bussando piano alla porta prima di aprirla lentamente. «Buongiorno...» Mormoro a bassa voce, affacciandomi alla soglia, quasi timorosa di disturbare i presenti all'interno della stanza. «Oh... sei già sveglio.» Noto nel momento in cui la prima figura mi compare alla vista, suscitandomi un lieve sorriso.

Jastin mi manda un'occhiata veloce per poi tornare a guardare lo schermo del suo cellulare. «Non riuscivo a riaddormentarmi.» Mi risponde con una freddezza che mi è impossibile non percepire e che mi fa male; è ancora arrabbiato per ieri sera.

«Neanch'io...» sospiro, entrando nella camera. «...così ci ho preparato la colazione.» Rafforzo il sorriso, mostrandogli il vassoio con sopra due cornetti al cioccolato e due tazze di latte macchiato. Temo mi dica che non abbia fame, che sarebbe un modo per mandarmi via perché vorrebbe stare solo, ma per fortuna non obbietta. «Dov'è James?» Gli chiedo poi, notando che il letto di fronte al suo è vuoto e disfatto.

«È uscito mezz'ora fa per farsi un bagno di prima mattina.» Mi risponde, posando sul comodino il cellulare che ha in mano e portando finalmente gli occhi su di me.

Mi siedo sul materasso accanto a lui, poggiando il vassoio tra di noi. «Non so come lui faccia ad alzarsi spontaneamente a quest'ora, di sua volontà.» Commento piano, quasi veramente stupita.

Non che io mi svegli chissà quanto tardi, ma raramente così presto se non ho alcun impegno in programma o fissato già da tempo, soprattutto d'estate in cui ho la possibilità di dormire poco più del mio solito. Infatti, se non avessi avuto certi pensieri a tenermi sveglia, probabilmente a quest'ora starei ancora dormendo nella stanza vicina a questa.

«Perché non è te e non possiede la tua sonnolenza mattutina.» Risponde, iniziando piano a mangiare la sua parte della colazione.

Assottiglio gli occhi, fingendomi stizzita. «Spero tu non lo intenda come una cosa negativa.» Lo imito.

Mi guarda nuovamente. «No, ma solo come un dato di fatto immutabile da anni.» Gli sfugge un mezzo ed effimero sorriso, alleggerendomi di poco il peso che mi sentivo gravare sul petto e calmandomi almeno in parte quest'angosciante sensazione che sento ogni qualvolta tensioni estranee e sgradite aleggiano tra noi... come adesso.

Ancora con gli occhi collegati, proprio quando stavo per tranquillizzarmi pensando che tutto sia risolto, qualcosa nel suo sguardo cambia, ed il suo sorriso svanisce. E non ci metto molto a capire che per la mente gli sia passato il ricordo della scorsa notte, ovvero il motivo per cui la mia solita "sonnolenza mattutina" stamani è stata scarsa.

Ieri notte, quando siamo rientrati a casa, lui non voleva parlare perché era ancora troppo nervoso, così si è andato direttamente a coricare. Io l'ho compreso e non ho insistito oltre, nonostante l'ansia e l'agitazione per questa questione irrisolta mi hanno tenuta sveglia fin troppo tempo, soprattutto nel saperlo così vicino a me ma allo stesso tempo sentendolo distante.

Mentre silenziosamente continua a mangiare, il nervosismo che sentivo già prima aumenta, insieme alla sensazione di aver fatto davvero qualcosa di male. Forse ieri sera avrei dovuto capirlo di più, in effetti anch'io mi sarei sentita così se le nostre parti fossero state invertite. Nonostante pensi pure di non potere biasimare Blaze, considerando le instabili condizioni in cui si trovava. Semmai, solo del fatto che si fosse lasciato andare in questo modo, ma io non ho affatto il diritto di rimproverarlo per questo e per nessun altro motivo. E poi, in questo momento, la mia priorità è risolvere questa questione con Jastin.

Così, mentre lui continua a mangiare con sguardo pensieroso fisso su un punto indefinito, sospiro e inizio a scusarmi: «Jastin... mi dispiace per ieri. Io... non-» Mi interrompe.

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