• 3° Capitolo:

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*Sarah's Pov*

Nel momento stesso in cui io e le mie amiche abbiamo accettato con piacere di poter ospitare i quattro nostri nuovi colleghi americani, mi sarei dovuta già aspettare le conseguenze e le disapprovazioni che ci sarebbero arrivate addosso senza indugio quando avremmo dato la notizia.

«Dai, ve l'abbiamo ripetuto mille volte!» Esclamo spazientita, per l'ennesima volta, con un tono abbastanza ovvio e fin troppo stanco per le loro continue lamentele che non vogliono cessare. E, conoscendoli, probabilmente insisteranno fino alla fine.

È da ieri sera che io e le ragazze ripetiamo sempre la medesima cosa, ma, a quanto pare, invano. Non smettono di esprimerci apertamente il loro dissenso per questa faccenda, e sinceramente ci hanno stancato. O, almeno, per adesso hanno stancata me. Con i loro dissensi espressi, non solo hanno pure svegliato le altre tre ragazze, ma pure sicuramente mandato un chiaro segnale di non scendere al piano inferiore se tra le loro intenzioni mattutine non è emersa la spiacevole voglia di subirsi apertamente il loro dissenso.

«Sorella, potevate anche essere meno compassionevoli.» Mi dice John, e per dirlo lui con tanta serietà, davvero disapprova ciò. «D'altronde, questi tipi sono persino maggiorenni, perciò potevate lasciare che alloggiassero in qualche hotel.» Avrei dovuto prevederlo che avrebbero cercato informazioni su di loro in internet, più che altro per rinfacciarci i lati negativi che per avere delle rassicurazioni. Inoltre, il fatto che tutti e quattro i ragazzi abbiano già diciotto anni non vuol dire che abbiamo fatto male a ospitarli.

«Questa non è la Caritas, sorellina.» Continua Josh, impertinente.

Ignoro il suo commento. «Con tutte le stanze vuote che abbiamo a disposizione, ci sarebbe dispiaciuto farli stare da qualche altra parte. E poi, mi dispiace per voi, ma ormai abbiamo assicurato loro che potevano e non cambieremo idea solo perché non siete d'accordo.» Affermo con una rara decisione.

John svolta gli occhi. «Te e la tua sindrome da crocerossina.» Si poggia sull'isola in marmo della cucina. Lo guardo male, nonostante sappia che il suo non io non lo consideri affatto un insulto. «A parte ciò, non capisco come mai dovrete stare pure voi qua con loro.»

Sospiro. «Perché, per quanto ci fidiamo, non possiamo mica lasciar loro tutta la casa.» spiego. «E poi, non ci vedo nulla di male nel convivere tutti insieme per questi mesi. Ma anzi, sarà un'occasione per conoscerli meglio prima che ricomincino le riprese.» Ci tengo ad aggiungere.

«Tu non ci vedi nulla di brutto perché la tua mente pura ignora quali possono essere i pensieri contorti di un qualunque essere provvisto di cazzo.»

«Josh!» Contrariata, ammonisco mio fratello per il linguaggio volgare utilizzato, e che tra l'altro sa benissimo che non approvo affatto. Motivo per cui spesso e volentieri non si trattiene.

«Ma ha ragione, Sarah.» John ostenta un sorrisino. «Cazzo compreso.» Aggiunge, solo per infastidirmi ulteriormente.

«Vedi?» Josh passa lo sguardo su di lui e poi ritorna su di me, con compiacimento. «Ho ragione.»

Sbuffo frustata, perché sono proprio Impossibili. Discutere con loro su questioni che non condividono e sulla quale non sono affatto daccordo, è davvero impossibile. Anche se probabilmente loro penseranno che non comprendo il loro punto di vista, non è così. Li capisco più di quanto loro stiano facendo con me, in questo momento. Ma rimango del pensiero che debbano fidarsi di me e delle ragazze, e che debbano pure accettare la responsabilità che ci siamo assunte spontaneamente.

«Comunque sia...» Stephen prende parola, ottenendo adesso lui il mio sguardo accigliato. «Ancora dubito che papà abbia accettato la notizia con un sorriso.» afferma Steph con una strana e rigida tranquillità, anche se riesco a captare ugualmente la disapprovazione che, a differenza degli altri due ragazzi presenti adesso, lui non sta mostrando. Stephen ha sempre preferito affrontare qualunque situazione con una maturità escogitata e programmata, un lato caratteriale sicuramente ereditato dalluomo a cui, lo so pure io, sottrarre il permesso sarà unimpresa difficile per non dire impossibile.

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