• 15° Capitolo:

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*Sarah's Pov*

«Capito, Sarah? Mi raccomando per questi due giorni.»

Sospiro nuovamente, continuando ad annuire. «Sì, papà. Non ti preoccupare.» Ripeto ancora, seduta di fronte a lui.

Ormai sono così abituata a questi suoi discorsetti che la mia mente ha cominciato a distrarsi già da diversi minuti. Il mio sguardo vaga all'interno della vasta stanza. Mi è sempre piaciuto l'arredamento dello spazioso ufficio che si trova all'interno della nostra villa di famiglia. I mobili sono moderni, di un grigio che si intona perfettamente con le parete bianchi e che spezza altrettanto con il paesaggio che si può ammirare al di fuori delle grandi vetrate. L'intero stile è abbastanza uniforme e forse a tratti anche stoico e professionale, il che si adatta più che bene alla forte personalità di mio padre.

Quando circa mezz'ora mi aveva chiamata per chiedermi di passare un attimo nel suo studio per parlarmi, sapevo già che da qua non ne sarei uscita tanto presto, perché mi avrebbe trattenuta solo per dirmi e ridirmi le solite sue raccomandazioni prima che parta per questioni lavorative. In realtà, starà fuori solo un fine settimana, ma ogni volta sembra che stia per andarsene per un mese.

«So come comportarmi, non è la prima volta.» Gli ricordo io, accavallando le gambe.

«Lo so, ma non si sa mai.» Afferma, con la solita serietà che usa quando parla di argomenti dei quali pretende la massima attenzione. «E sarebbe meglio che restassi a dormire qua per questo weekend» Ecco, questo non posso prometterlo.

A quest'ultima sua precisazione, aggrotto le sopracciglia; questa mi è nuova. Non ha mai fatto problemi che stessi nella villetta che condivido con le ragazze anche in loro assenza, dato che la casa stessa si trova proprio al centro di altre cinque abitazioni.

«Ma da noi ci sono quei ragazzi.» Gli ricordo, come una sorta di giustificazione.

«E allora?» Mio padre si apoggia allo schienale della sua sedia. «Servi obbligatoriamente tu per far loro da badante?» Il suo tono si è inacidito, segno negativo che precede la prossima sgradevole conservazione che tirerà fuori a proposito. «Io te l'ho sempre detto che non ero d'accordo. Nemmeno li conoscete ed avete acconsentito a ospitarli con così tanti riguardi.»

Mi acciglio, stanca di sentire sempre le stesse cose da parte sua. Ormai questa discussione l'avevo data per passata e superata da almeno tre settimane a questa parte, e invece mi sbagliavo. Temo che questa questione diventerà una di quegli episodi negativi che mi continuerà a rinfacciare ingiustamente quando gli converrà e gli farà più comodo.

Sospiro rumorosamente. «A casa non ci saranno nemmeno Sharil e Jason quindi, se non ho motivi per restare, preferisco stare con le ragazze nella nostra villa.» Affermo, io stessa consapevole che l'unica ragione per cui starei qua d'estate, durante una loro assenza lavorativa, sarebbe quella di occuparmi dei gemellini, che però questa volta resteranno dai nonni materni fino al loro ritorno.

Mio padre mi guarda seriamente per qualche secondo, con uno di quei suoi sguardi che mi creano una strana soggezione. Ma infine, fortunatamente, lascia passare con un sospiro. «Comunque sia, dovunque starai, basta solo che nel tuo letto non ci si intrufoli nessuno.» Cambia improvvisamente argomento, cogliendomi completamente alla sprovvista.

Mi sistemo nervosamente sulla sedia, sentendomi improvvisamente scomoda. C'è voluto poco prima che quella soggezione si trasformasse in disagio, specialmente dopo aver percepito il suo tono irrigidirsi maggiormente. «Papà, per favore, non ricominciare con quella storia...» Esclamo, con un chiaro imbarazzo.

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