• 19° Capitolo:

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*Sarah's Pov*

Quando i miei genitori comunicarono a me e ai miei fratelli che ci saremmo trasferiti in Italia dopo la nascita di JJ e Sherì, ormai cinque anni fa, una delle poche cose che all'epoca riuscì almeno un minimo a convincermi a lasciare tutto fu l'iscrizione in una scuola internazionale. Il fatto di continuare, in un certo senso, il modo e il percorso educativo del sistema scolastico americano, allora mi aveva aiutata ad accettare un po' di più il grande cambiamento che la mia vita e le mie abitudini avrebbero subìto.
Solo un po', però. Al tempo del trasloco ero troppo impegnata a preoccuparmi del fatto di non poter più rivedere Jastin e le mie amiche assiduamente, per pensare concretamente ad altro che non fossero loro.

Una di quelle cose comuni in una qualunque high school, che già da piccola non vedevo l'ora di poter praticare, è il cheerleading. E ne ho l'occasione di praticarlo pure all'infuori dell'istituto scolastico che frequento in questo paese, supportando le partite improvvisate organizzate dai ragazzi delle nostre famiglie, quando ci riuniamo tutti insieme.

Stringo il fiocco rosso che mi tira su la coda alta appena fattami, per poi lisciare le pieghe della gonna del medesimo colore che mi arriva poco sopra il ginocchio. Mi soffermo qualche secondo ad osservare la mia persona riflessa nella specchio, per poi incentrarmi su una figura posta alle mie spalle. «Sai, Clarity, se vuoi, abbiamo una divisa e dei pom-pom in più, da qualche parte.» Provo a convincere la mia amica, seduta su uno dei pouf della sala comune nella nostra villa.

L'ultima cosa che vorrei è insistere, ma ogni volta in tali occasioni mi dispiace lasciarla sugli spalti in disparte, al contrario nostro.

Clarity interrompe le carezze che stava dedicando al suo gattino, Black, dal pelo dello stesso colore del nome. Lo so, diciamo che nessuna di noi ha avuto tanta originalità nella scelta del nominativo del proprio animale domestico. «E che cosa dovrei farci?» Domanda, come se la risposta non fosse ovvia.

«Non saprei.» risponde Alysha, voltandosi verso di lei con un sorriso confuso. «La divisa forse potresti indossarla, e i pom-pom scuoterli in aria per dare un sostegno. Sai com'è, di solito si fa così.» dice. «Beh, un supporto che nessuno di quei facchini merita, ma questo è un altro discorso.»

«Ma non è detto, potresti sempre restartene ferma e basta.» Aggiunge Chayra, con chiara ironia.

«Ecco.» esordisce Clarity. «Quest'ultima opzione è quello che farò; non fare niente fa proprio per me.» Annuisce alle sue stesse parole.

Bene, anche questa volta ci abbiamo provato. Noi tre sappiamo cosa piace e cosa no alla nostra amica, e non insistiamo per il gusto di pressarla, affatto. Ma crediamo che almeno una volta potrebbe dare un'opportunità ad uno dei nostri passatempi comuni, perché Clarity è una di quei tipi di persone che affermano di non apprezzare qualcosa senza però averla effettivamente provata, solo perché non fa parte genericamente della sua indole. Ovviamente non la giudichiamo per questo, ma a volte abbiamo come la triste impressione di escluderla, nonostante sia lei stessa a tirarsi indietro in questi casi.

Alysha sospira, girandosi nuovamente verso di noi, con aria non convinta, ma adesso per un altro motivo. «I capelli meglio che li lego o li lascio sciolti?» Chiede consiglio, nonostante alla fine, dopo indecisioni, lei faccia sempre come crede che possa stare meglio.

Al contrario di Chayra, che non ha bisogno di alcun consiglio perché sempre sicura di ciò che fa... almeno lei. «Legati, altrimenti i boccoli ti andranno tutti in faccia appena ti muovi.» Le risponde decisa infatti, lei invece già perfettamente pronta, e intenta a scattarsi un selfie allo specchio di fronte a lei.

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