Capitolo 1

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"Gaia, c'è Brando di sotto che ti sta aspettando da più di dieci minuti ormai" urla mia madre credo dalla sua stanza da letto, la sua voce acuta riesce a passare addirittura attraverso le mura spesse di casa mia.

"Sto cercando di chiudere la valigia, mamma" borbotto concentrata nel sedermi al di sopra del mio bagaglio, cerco di far scorrere la lampo tentando per l'ennesima volta di serrarla.

"Muoviti" sospira mia mamma, ma ormai dovrebbe essere abituata al mio essere una ritardataria cronica.

"Fatto" esulto non appena riesco a chiudere la cerniera della valigia, la trasporto a fatica fino alla porta di ingresso del mio appartamento.

"Gaia aspetta" mi richiama mio padre con il suo solito timbro di voce caldo e fermo, dopo qualche secondo anche mia mamma compare al suo fianco con le braccia abbandonate lungo le gambe.

"Che c'è?" domando accigliata. Mi blocco sui miei passi e mi volto in direzione dei miei genitori, mi guardano entrambi con un'aria apprensiva e felice allo stesso tempo.

Sicuramente non sarà facile per loro lasciare andare la 'loro bambina' dopo i lunghi diciotto anni in cui si sono impegnati a crescermi senza farmi mancare nulla, dal punto di vista familiare non potrei proprio lamentarmi di niente.
L'unica cosa che forse potrei rimproverargli è quella di non essersi minimamente accorti di tutto ciò che ho subito e passato in questi ultimi anni della mia vita, ma più che altro dovrei attribuire la colpa di questo al mio modo di essere che non mi permette di lasciar trapelare più di tanto le mie emozioni.

Sono fatta così.

"Non ci saluti?" ridacchia mio papà, gli sorrido e mi avvicino per abbracciarlo. Sono una persona che fa molta fatica a esporsi con questi gesti affettuosi, ma si tratta pur sempre di un caso speciale e devo fare un'eccezione.

"Papà ogni tanto tornerò a casa, non mi sto mica trasferendo dall'altra parte del mondo" sogghigno sciogliendomi dalle sue braccia, passo poi a salutare mia mamma.

"Mi raccomando Gaia, cerca di farti sentire ogni tanto e di non sparire del tutto" annuisce mia mamma trattenendo a stento le lacrime, come può essere sempre così emotiva?
Di sicuro il mio essere impassibile non l'ho affatto preso da lei.

"Certo" faccio spallucce e recupero la mia valigia, apro il portone e lo richiudo alle mie spalle non sbattendolo troppo forte.

"Scusami per l'attesa" arrivo all'altezza della macchina del mio fidanzato, lui spalanca la portiera posteriore e mi aiuta a tirare su il mio pesante bagaglio.

"Grazie" le mie labbra si incurvano appena in un mezzo sorriso.

"Tranquilla" sospira lui.

Giro attorno all'auto e apro lo sportello della postazione anteriore per prendere posto sul sedile, Brando ovviamente si siede al posto del guidatore e allaccia la cintura.

"Andiamo" annuisce Brando mettendo in moto il veicolo, alla fine ha deciso di accompagnarmi all'appartamento dove passerò gran parte dei prossimi cinque anni della mia vita. Tornerò ogni tanto qui a Cerveteri, ma la mia vita da oggi si svolgerà principalmente all'interno della tanto amata e ambita capitale.

"Come ti senti?" domanda il mio ragazzo mentre sfreccia a tutta velocità sull'autostrada, sta chiaramente cercando di alleggerire l'aria tesa che è calata tutto d'un tratto fra noi.

"Emozionata e un po' tesa, spero di trovarmi bene con i miei coinquilini" mi appoggio con la testa contro la testiera del sedile, apro il finestrino per far entrare un po' d'aria fresca all'interno dell'abitacolo.

"Tu che pensi?" domando a lui.

"Ho ansia, non ho idea di quando ci rivedremo Gaia" confessa lui sospirando, lo vedo espirare ed inspirare molto lentamente.

"Siamo a poco più di un'ora e mezza di macchina di distanza, possiamo vederci quando vogliamo Brando" cerco di rassicurarlo, ma non so se è ciò che voglio davvero.

Negli ultimi tempi, un dubbio ha continuato ad assillare incessantemente la mia povera mente: non credo che Brando sia ancora innamorato di me e non metto in dubbio che mi voglia bene, ma penso che ormai il suo sia soltanto un eccessivo attaccamento alla mia persona. La distanza a cui dovremo far fronte mi fornirà ogni risposta, o almeno spero che succeda.

"Ho gli allenamenti e le partite di calcio Gaia, non posso perdere tempo dietro a te che hai deciso di trasferirti a Roma" borbotta lui con tono ovvio.

"Se avrai voglia di vedermi dovrai trovare il tempo Brando, non puoi aspettarti che debba sempre essere io a far tutto. Sicuramente verrò anche io, ma non puoi sempre pretendere senza dar nulla in cambio" do voce ai miei pensieri, ma è mai possibile che riusciamo a litigare anche in un momento simile?

"All'inizio della nostra relazione non eri affatto così, non so davvero che cosa avrei fatto se non ci fossi stato tu in quei momenti. Dove diamine è finita quella persona?" borbotto fra me e me, ma sono più che sicura che lui sia riuscito a sentire per bene che cosa io abbia detto.

"Qualcosa è cambiato Gaia, sono cresciuto e ho un modo diverso di vedere le cose. Non puoi sempre lamentarti" fa spallucce, ma a me sembrano tutte scuse.

Più volte ho avuto addirittura il sospetto che Brando avesse trovato un'altra ragazza a uno di quei festini dell'ambito calcistico che si ostina a frequentare, ultimamente è stato sempre più assente nella mia vita.
Come la prenderei se davvero mi avesse tradito? Non lo posso sapere con precisione, ma forse potrebbe essere un buon motivo per mettere un punto definitivo a questa storia che mi sta ammorbando sempre di più.
Magari sono solo arrabbiata, forse domani tutti questi pensieri negativi verranno spazzati via dalla mia testa.

"Va bene, non ho voglia di rovinarmi anche questa giornata per delle stupide discussioni" alzo gli occhi al cielo e volgo la testa in direzione del finestrino abbassato, mi limito a osservare l'asfalto che scorre a tutta velocità al mio fianco.

Il viaggio prosegue piuttosto silenzioso, soltanto le canzoni emesse di continuo dalla radio risuonano all'interno dell'abitacolo del veicolo nuovo di zecca di Brando.
L'ha comprato qualche settimana fa con il suo primo stipendio che ha ricevuto grazie alla sua entrata in prima squadra, ho dovuto aspettare una decina di giorni prima che si decidesse a portarmi a fare un giro.

"Siamo arrivati, la villa dovrebbe essere da queste parti" è Brando a spezzare il silenzio calato fra di noi, il suo tono di voce è fermo senza alcun accenno di emozione.

Questa zona di Roma è così bella da sembrare di essere dentro un sogno, tante villette dalle mura rosate si ergono al di sopra di giardini rigogliosi e ben curati.
La strada è ben tenuta, non c'è neanche un accenno di spazzatura lasciata a decomporsi sui marciapiedi. Gli alberi adornano i lati del battistrada, riesco finalmente a individuare la palazzina bianca dove probabilmente passerò gran parte dei prossimi cinque anni.

Sono pronta ad andare a conoscere i miei nuovi coinquilini, ma devo ammettere che un po' mi preoccupa e mi rende ansiosa il fatto che ci siano anche due ragazzi a vivere con me.
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con le figure maschili che si sono intersecate nella mia vita, ma adesso è meglio non rattristarmi con tutto ciò che ho passato.

"Sali con me?" chiedo a Brando.

"Sì, voglio proprio conoscere questa gente con cui dovrai convivere" replica sarcastico, il suo atteggiamento mi sta innervosendo.

Ho deciso di pubblicare questo primo capitolo perché lo avevo già pronto, mano a mano si allungheranno però gli aggiornamenti non saranno poi così frequenti.
Nel prossimo Gaia conoscerà i suoi tre coinquilini: una ragazza e due ragazzi. Cosa dovrà aspettarsi? Secondo voi cosa intende Gaia per "rapporto conflittuale con le figure maschili della sua vita"? Cosa avrà passato?

Prima di luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora