Capitolo 6

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"Non capisco" sbuffo infastidita chiudendo di colpo il quaderno di analisi matematica. Dopo soltanto una settimana di lezioni, io già mi ritrovo ad essere indietro con il programma per via della mia innata pigrizia selettiva per lo studio.

"Chi me lo ha fatto fare?" sbotto fra me e me rivolgendo il mio sguardo verso il soffitto della stanza, comincio a giocherellare nervosamente con la matita facendola scorrere fra le mie dita.

Ormai è un classico, mi esaurisco ogni volta che mi ritrovo a studiare pagine e pagine che accumulo nel tempo a furia di ostinarmi a non farlo volta per volta.

Afferro il cellulare per controllare le notifiche che ho ricevuto nell'arco dell'ultima ora: non ne vedo neanche una da parte di Brando, ma non ne resto stupita. Non posso fare a meno di notare che non si è fatto sentire molto in settimana, avrò ricevuto al massimo un paio di chiamate da parte sua e non più di qualche sporadico messaggio privo di senso.

Mi manca?
Non così tanto, ma devo dire che anche lui non sta facendo nulla per cercare di farmi sentire la sua vicinanza in questo momento così delicato della mia vita.

"Questa relazione non andrà da nessuna parte, ormai è chiaro" sospiro rimettendo il telefono al suo posto, decido di tornare a concentrarmi su questi maledetti calcoli.

Sono sempre stata piuttosto brava in questa materia, ma, quando mi capita una di quelle giornate no in cui tutto sembra andare per il verso storto, non riesco a concentrarmi in alcun modo. I miei compagni del liceo mi hanno sempre usata per copiare, mi rendo conto di essere stata fin troppo buona nelle più disparate occasioni.

"Basta" sbotto non appena controllo il risultato dell'esercizio che ho appena svolto, ovviamente non è venuto.

"Parli da sola?" sussulto non appena avverto la voce roca di Lorenzo, se ne sta appoggiato allo stipite della porta della mia camera da letto con le braccia conserte.

"Non riesco a fare questo dannato esercizio di matematica" borbotto infastidita abbassando lo sguardo sul mio quaderno.

Ci siamo soltanto io e Lorenzo in casa perché Anna e Giovanni sono usciti per andare a fare la spesa presso un centro commerciale qui vicino almeno un'ora fa.

"Fammi vedere" Lorenzo si avvicina al mio letto con entrambe le mani infilate nelle tasche dei suoi pantaloni della tuta grigi.

"Sei bravo in matematica?" chiedo aggrottando la fronte mentre lui si siede accanto a me, il materasso si inclina appena sotto il peso del suo corpo.

Frequentiamo lo stesso corso di studi e devo ammettere di non averlo mai visto concentrarsi durante le lezioni fino ad ora: se ne sta sempre in un angolo con lo sguardo rivolto verso qualche punto indefinito dell'aula oppure sullo schermo del suo cellulare.

"Sì, dammi qua" fa spallucce lui afferrando il mio quaderno e una matita, inizia a scrivere una serie di segni e delle frecce di cui non riesco a capire il senso.

"Fatto, che cosa ci voleva?" mi mostra il foglio quadrettato sul quale ha risolto l'esercizio in una manciata scarsa di secondi.

"Come hai fatto?" sgrano gli occhi ammirata dal tempo da record nel quale è riuscito a fare ciò che io non sono stata in grado di portare a termine.

"Devi fare il prodotto di queste diagonali qui e dopo le sommi fra loro, fai lo stesso dall'altra parte e poi si tratta soltanto di fare una stupida differenza fra i vari prodotti sommati" mi spiega così la risoluzione di questa matrice sulla quale ho già perso fin troppo tempo.

Adesso è tutto più chiaro.

"Okay, sono davvero impressionata dalle tue capacità risolutive" ridacchio riprendendo il mio quaderno.

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