Capitolo 8

137 13 3
                                    

"Che cosa mi metto?" borbotto fra me e me mentre passo in rassegna tutti i capi inseriti piuttosto malamente all'interno del mio armadio. Il primo giorno che ho messo piede nell'appartamento, li avevo sistemati quasi alla perfezione mentre ora sembra quasi che sia scoppiata una bomba ad orologeria all'interno del guardaroba.

Il mio sguardo si posa inevitabilmente su un vestito piuttosto appariscente che é appeso a una delle tante grucce che mia madre, che è senza dubbio una maniaca dell'ordine, mi ha lasciato prima di partire. Lo afferro e me lo rigiro fra le mani, mi rendo conto che è passato davvero un sacco di tempo dall'ultima volta che l'ho indossato.

Nell'ultimo periodo Brando era diventato tanto geloso da sembrare quasi ossessivo nei miei confronti, fra noi scoppiava una litigata ogni qual volta decidevo di vestirmi con qualcosa di troppo corto per i suoi gusti. Uno sbuffo sonoro lascia le mie labbra al solo pensiero di tutte quelle stupide discussioni: sono stanca di lui e della nostra relazione, sempre se così si può ancora chiamare. Indubbiamente gli voglio bene, ma sono sempre più sicura che non si tratti più di amore e che io debba risolvere questa situazione il prima possibile.

Mi sfilo di dosso la tuta e infilo l'abitino che ho scelto facendolo risalire lungo le mie gambe: si tratta di un semplice tubino interamente realizzato in piccole paillettes dorate, è piuttosto aderente e presenta una porzione di tessuto trasparente all'altezza del mio petto.

Adesso dovrei decidere quali scarpe abbinare al vestito, ma già so con assoluta certezza su quali ricadrà la mia scelta. Afferro i miei amati anfibi neri realizzati in simil pelle, non posso proprio rinunciare alla comodità neanche in queste occasioni.

Sono piuttosto bassa e so bene che forse farei meglio a optare per un bel paio di tacchi, ma la considero un'atrocità per i miei piedi e per i miei polpacci. Quelle poche volte che sono andata in discoteca, mi sono sempre chiesta come facevano certe ragazze a ballare per ore ed ore su quegli strumenti di tortura senza mostrare alcun segno di fastidio.

"Bionda" avverto la voce fredda di Lorenzo al di là della porta della mia stanza, lo sento poi sbattere le sue nocche ripetutamente e non troppo delicatamente contro di essa.

"Che c'è? Puoi aprire" sbuffo mentre sistemo meglio il vestito lungo le mie gambe.

Lorenzo spalanca la porta e si appoggia con la spalla contro lo stipite di essa, se ne sta con le braccia incrociate al petto e i suoi occhi magnetici fissi sulla mia figura quasi come se mi stesse studiando.

"Allora? Che c'è?" lo incalzo soffermandomi ad osservarlo a mia volta. Indossa una camicia azzurrina che si abbina alla perfezione con i suoi occhi ghiacciati con delle pagliuzze quasi bluastre, l'indumento gli fascia alla perfezione le braccia mentre ricade in modo più morbido sul suo petto e sul suo addome. Al di sotto, indossa un paio di jeans chiari che presentano una serie di strappi piuttosto discreti lungo le sue cosce.

"Hai intenzione di fissarmi a lungo?" un sorrisetto compiaciuto si fa spazio sulle sue labbra rosee e piene mentre una leggera fossetta si forma all'angolo della sua bocca.
Mi viene naturale sollevare gli occhi al cielo non appena pronuncia queste parole, possibile che il suo ego sia tanto smisurato?

"Sto aspettando di sapere perché sei venuto qui" sollevo un sopracciglio ignorando del tutto la sua domanda, non ho la minima intenzione di dare corda alle sue battutine.

"Devi sbrigarti, siamo già in ritardo per colpa tua" dice lui semplicemente, il suo tono di voce torna ad essere totalmente inespressivo. Come fa a cambiare umore in modo così repentino?

"Dammi due minuti, ecco" mi lamento mentre allungo un braccio per afferrare il mascara che ho appoggiato poco fa sul comodino insieme a tutto il resto dei miei trucchi.

Al mio ritorno dovrò dare una sistemata alla camera perché qui dentro regna il caos totale, non oso immaginare l'espressione che farebbe mia madre se dovesse mai mettere piede qui dentro. Senza perdermi in ulteriori pensieri inutili, svito il tappo della confezione in plastica nera e inizio a passare lo scovolino sulle mie ciglia.

"Hai intenzione di fissarmi ancora a lungo?" domando al ragazzo dagli occhi chiari facendo eco alle parole che lui ha usato con me qualche minuto fa. I suoi occhi non si sono staccati neanche per un secondo dalla mia figura, è come se stesse osservando attentamente ogni mia mossa. Per caso si tratta di una tecnica per mettermi fretta?

"No, ma ti avverto che, se non ti dai una mossa a metterti quella roba inutile sulle ciglia, mi sentirò in diritto di poterti caricare in spalla e di portarti giù di peso" risponde lui facendo spallucce e con un'espressione distaccata dipinta in volto.

"Eccomi, guarda che non ci tengo proprio a essere trascinata da te come un sacco di patate" sbuffo mentre do un'ultima occhiata alla mia figura riflessa nello specchio per controllare di non avere nulla fuori posto.

"E comunque il mascara non è una roba inutile come dici tu, ormai non mi so più vedere senza" borbotto fra me e me con un tono di voce appena udibile mentre lo seguo fuori dalla mia camera.

"Quando vieni a fare colazione la mattina sei truccata?" lui si volta di scatto verso di me, resta in silenzio qualche istante in attesa di una mia risposta.

"Perché?" incrocio le braccia al petto quasi come per mettermi sulla difensiva, non riesco davvero a capire il senso della sua domanda.

"Rispondi e basta" sbuffa lui serio.

"No, di solito mi trucco dopo. Soltanto il primo giorno di lezione l'ho fatto prima, adesso mi spieghi quale è il perché di questa domanda?" rispondo scuotendo la testa.

"Ecco allora ti dico sei bella anche senza tutta quella roba che ti metti in faccia. Ricordati bene questo complimento perché non te ne farò altri biondina" lui mi fa l'occhiolino mentre accenna un sorriso divertito prima di tornare serio di nuovo.

Resto spiazzata di fronte a queste sue parole, devo ammettere che il suo complimento non mi è del tutto indifferente. Forse perché non mi sarei mai aspettata di sentire una cosa del genere da parte sua?

"Oh, che onore allora" mi riprendo subito e gli rispondo a tono ridacchiando, porto una mano sul mio petto con fare divertito.

"Sbrigatevi" sento la voce squillante di Anna che proviene dal salone, credo che ci stia aspettando insieme a Giovanni.

"Ecco" Lorenzo prende la parola prima che possa farlo io, poi si limita a spostarsi a passo lesto nella stanza adiacente al corridoio per raggiungere i nostri amici.

"Finalmente, Gaia stavamo aspettando soltanto te. La prossima volta iniziati a preparare prima" sbuffa Giovanni non appena ci vede arrivare, controlla frettolosamente l'orologio che tiene al polso.

"Hai fretta?" mi acciglio.

"Certo, devo portare a termine quante più conquiste possibili nell'arco della nottata e hai sottratto del tempo prezioso alla mia missione" risponde ilarmente il ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verde acqua.

"Cretino" commenta Anna in modo scherzoso.

"Andiamo, Carlotta mi sta continuando a chiamare" ci sollecita Lorenzo dando uno sguardo sullo schermo del suo telefono.

Ecco qui un nuovo capitolo che spero che sia stato di vostro gradimento e che vi abbia tenuto compagnia. Cosa ne pensate della storia? Fatemelo sapere qui sotto con un commento perché ci tengo tanto alla vostra opinione e a scrivere qualcosa che vi piaccia tanto quanto piace a me. Scusate se non riesco a aggiornare tanto spesso, ma sono un po' presa con varie cose. Grazie per tutte le stelline

Prima di luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora