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Destiny

Due anni. Due anni dall'oscurità che ci aveva portato via tutto. Due anni dalla distruzione della nostra casa. Due anni da Senior Black, colui che mi aveva strappato Leida. Il taglio sulla maschera e le cicatrici sul mio corpo mi ricordavano il passato che non sarei mai riuscita a dimenticare.
Guardai davanti a me. Il cerchio di colonne del tempio mi proteggevano, mentre davanti a me vi era una cascata. Gli schizzi d'acqua raggiungevano il mio viso. Non potevo accettare la realtà in cui mi ritrovavo. La mia gloria si era sgretolata, l'onore mi aveva abbandonata e un amaro senso di vergogna si era impossessato di me ormai da tempo. Ma ogni notte, quando il sole lasciava il posto alla luna, io guardavo il cielo. Parlavo con Leida. Ma le stelle non riuscivano a consolarmi, nessuno ci sarebbe mai riuscito. Era una ferita troppo grande, impossibile da curare.
Di rado vedevamo il popolo di Avreadel. Il giorno in cui eravamo arrivati sulle spiagge rosa di quel regno quella gente ci aveva guardati come fossimo fantasmi. Nessuno ci aveva rivolto la parola, nessuno aveva osato guardarci negli occhi.

Spesso sentivo un forte bisogno dentro di me. Erano passati anni dall'ultima volta in cui avevo sprigionato luce. Avevo paura che Senior Black,anche se desideravo rivederlo.
Se avessi liberato il mio potere,lui sarebbe stato in grado di trovarmi ed io sarei stata vulnerabile. Anche se odiavo ammetterlo, non avrei potuto batterlo da sola. Avevo bisogni di un piano, ed io, in quei due anni, ne avevo studiato uno. Anche se non era perfetto, era un piano. Era necessario che gli altri Guardiani fossero stati al mio fianco e che mi avessero o sostenuta, mentre io invece avrei...
«Io me ne vado.» disse una voce gelida alle mie spalle.
«Come?» mi voltai di scatto. «Namti?»
L'arciere aveva salito le scale con un passo felpato. Non l'avevo sentito arrivare. Raramente saliva al tempio.
«Io me ne vado.» ripeté, mettendosi davanti a me. I suoi stivali neri erano sporchi di fango, mentre i capelli cresciuti gli arrivavano quasi alle spalle. Somigliava a Leida, ma il suo sguardo non era dolce, bensì freddo.
«Volevo di dirtelo di persona. E sappi che qualsiasi cosa tu dica, non cambierà la mia decisione. Il passato tormenta anche me, ma non solo per la caduta di Aither. Quella per me, non è stato nulla in confronto allo sterminio della mia famiglia.»
«Ma di cosa stai parlando?» chiesi con un filo di voce. Non potevo lasciarlo andare. Era uno dei tasselli del mio piano e se lui se ne fosse andato, io e Ahala saremmo stati ciò che restava dei gloriosi Guardiani di Aither.
«Conosci la mia storia. Te l'ho raccontata. Sai quel che ho sofferto, quel che ogni giorno mi rimprovero. All'inizio mi ero convinto di non voler la vendetta, ma ora la desidero più di ogni altra cosa. » i suoi occhi vennero percorsi da un lampo.
«Perché me lo dici adesso?»
«Diversamente da voi, io sono andato al villaggio di contadini e ho sentito delle voci.»
«Che voci? Sai che non bisogna fidarsi delle voci del popolo. La gente parla. Non si sa mai se quel che dice è la verità. »
«Il Clan del corvo rosso è ancora in circolazione ed è più forte di prima. Sono loro che hanno ucciso la mia famiglia.»
«E cosa vorresti fare andandotene? Combatterli da solo?»
«No. Non sarò da solo. Ho ancora degli amici nel mio paese.»
«Come fai ad esser sicuro che ti siano ancora fedeli?»
«Un giuramento dei Figli del sole non può esser spezzato né dal tempo, né dalla lama. Rimane anche dopo la morte.»
«Namti, Senior Black tornerà. Non puoi lasciarci.»
«Tu sei l'unica che può combatterlo. Le mie frecce non possono nulla contro le forze demoniache, ma possono uccidere gli uomini, ed è quel che farò.»
«Quindi vuoi abbandonare la tua famiglia?Ma che significa, Namti?!» mi irritai. «Noi dobbiamo restare uniti! Non pensi a quel che potrebbe succedere? Non pensi a Me, ad Ahala, Ramon?! Non pensi a Selene?»
«Non pensi a lei?» aggiunsi.
Il suo sguardo si fece cupo.
Emisi un suono simile ad una risata, ma quel che provavo era sofferenza, non gioia. «Non ti importa di nulla. Che ti succede, Namti?! » Mi alzai dal grande Capitello e mi misi di fronte a lui. «Dimmelo!»
«Ho semplicemente aperto gli occhi, Destiny! Non rimarrò ancora immobile. Voglio la vendetta!» abbassai lo sguardo e vidi la sua mano che teneva stretto il mio collo. «Namti...che stai facendo...?»
Levó la mano e mi guardó con gli occhi lucidi dalla rabbia.
«Lasciami andare, Destiny.»
Lo guardai negli occhi. «Anche se ti riunirai alla tua compagnia di arcieri, non smettere di indossare la tua maschera. Rimani sempre un Guardiano.»
«Lo so questo.»
«Uccidili tutti e porta a termine la tua vendetta.» dissi. Sarebbe stato difficile sterminare il Clan del Corvo rosso, ma non impossibile. Non per Namti. Sarebbe stata una guerra tra arcieri.
«Grazie, Mio Leader.» disse, incrociando le mani sul viso. Gli schizzi d'acqua della cascata alle sue spalle, gli bagnavabo i capelli biondi.
Mi prese la mano e la strinse, dandomi forza. «Leida è morto. Ma tu fai in modo che la sua morte non sia stata vana.» disse con voce ferma. «Hai capito, Senior White?»
«Ho un piano, Namti.» strinsi maggiormente la sua mano. Mi sorrise debolmente e lentamente lasciò la mia mano, ma prima di andare, si voltò un ultima volta.
«Non farti ingannare dalle apparenze e fa attenzione a chi ti fidi. Non tutto ciò che vedi è la verità.» disse.
«Me lo ricorderò. Che le tue frecce siano veloci come il vento, Figlio del sole. » risposi.
«Tornerò, un giorno.»
Namti scendese la scalinata del tempio, lasciandomi da sola. Guardai la mia maschera dorata. Dovevo lasciarlo andare.

Selene

Mi svegliai presto quella mattina. Avevo sentito dei rumori provenire dal piano terra della casa e incuriosita mi era alzata dal letto. Ramon continuava a dormire profondamente.
Le scale di legno scricchiolavano ad ogni mio passo.
L'arciere infilò due mele in un sacco di pelle e chiuso questo, se lo mise in spalla, vicino all'arco. Sembrava aver fretta.
«Namti? Dove stai andando?»
Mi guardó distrattamente, poi uscì dalla porta senza curarsi di richiuderla.
«Namti!» lo seguii.

Avanzava veloce verso il bosco, non curante della mia voce che non smetteva di chiamarlo.
«Namti!» urlai allora. Dietro di me sentii dei passi. Con mia enorme sorpresa, Destiny era scesa dal tempio. Il Leader si fermò vicino alla casa, guardando la scena con tristezza.
L'arciere non si fermava. Afferrai il sacco che teneva in spalla e lo gettai a terra.
«Rispondimi, Namti!» sbottai. Lui si voltó e mi guardó dritta negli occhi.
«Dove stai andando?» chiesi con un filo di voce. Si piegò a terra e raccolse la sacca.
«Me ne vado, Selene.»
«Come? Perché?» chiesi, sovrastata dalla improvvisa notizia.
Non rispose e si voltó, guardando il bosco.
«È il tuo modo di dirmi che tra noi è finita?»
«Noi? Non c'è mai stato un noi, Selene. Mai ci sarà. È stato tutto un gioco, un passatempo.»
Sentite quelle parole, Destiny divenne tesa. Vicino a lei vi erano anche Ahala e Ramon. Rimasero tutti in silenzio. Namti non si era degnato di dirmelo guardandomi negli occhi. Il mio cuore aveva cessato di battere, tremavo fino alle ossa, mentre un dolore lancinante mi squarció il petto.
Scoppiai in un pianto disperato, cadendo in ginocchio sul prato. Le nuvole in cielo erano grige.
«Non è vero!» singhiozzai. «Come puoi dirlo!»
Namti non si voltó e camminó verso il bosco con passo svelto.
Mi rialzai da terra e gli corsi dietro, ma due braccia mi cinsero le spalle, bloccandomi.
«Namti! Ti prego!» urlai ancora, mentre Destiny mi teneva stretta. «Namtiii!»
Pensai che quella sarebbe stata l'ultima volta che vedevo i suoi capelli biondi.

L'arciere era ormai lontano, aveva già percorso gran parte del sentiero.
Molto dopo, quando Namti aveva ormai superato la curva del sentiero, la presa di Destiny si allentó.
Ricaddi a terra, il volto rigato dalle lacrime, la gola secca. Volevo rialzarmi, corrergli dietro, ma Destiny mi si era parata davanti.
«Mi dispiace, Selene. Ma lui ha un'altra missione da compiere. » disse.
«Ma di cosa stai parlando...?» sibilai.
«Selene?» Destiny inclinó il capo di lato per guardarmi negli occhi. Sollevai lo sguardo e urlai, balzando in piedi:« È tutta colpa tua!»
«che?»
«Che cosa gli hai detto?! Cosa gli hai detto?!» urlai in faccia al Leader.
«Non gli ho detto nulla.» rispose, impassibile.
«Bugiarda!» le diedi un forte spintone. Destiny indietreggió più del dovuto, cadendo a terra. Sentivo una forza crescere dentro di me.
« Selene, fermati !» Ramon corse verso di me, ma quando mi voltai, imposi una mano.
La maga si sollevò da terreno. La lanciai via con un fluido movimento delle dita. Ramon colpí una staccionata con la schiena prima di ricadere sul suolo.
«Ramon!» Ahala accorse dalla ragazza dalle trecce bianche.

Destiny si era rialzata dal terreno e mi guardava con sguardo serio.
«È colpa tua se ora se ne è andato!»
«Namti ha dei conti da pareggiare. Non poteva rimanere in questo posto.»
«Ti odio!» imposi la mano e la spinsi contro un albero.
«Selene, devi calmarti!» mi urló Ahala, piegato a terra vicino a Ramon. Mi voltai, pronta a rispondergli, ma non ebbi il tempo di proferire parola. Destiny mi si era gettata addosso. Ricaddi sulla schiena.

Il Leader mi prese per i polsi e mi bloccò sul prato. «È stata una sua scelta.» disse.
«Non è vero! Sei stata tu a dirglielo.» non riuscivo ad accettarlo.
«Ascolta, Selene. Le parole che Namti ha detto prima, sono sicura che non le pensa davvero.»
Mi rotolai di lato. In quel momento ero io sopra di lei. Cercai di colpirla in viso, ma in quel momento i suoi occhi divennero bianchi. Si stava illuminando?

Un braccio forte mi afferrò per la vita e mi sollevò da Destiny. Scalciai, ma Ahala non mi lasció.
Destiny alzò faticosamente la schiena dal terreno. Era debole e come pensavo, non era in grado di illuminarsi.
«Ora siamo rimasti solo noi. Dobbiamo restare uniti. Riesco a sentire la presenza di Senior Black. È vicino. Molto vicino.» disse il Leader, tenendosi una mano sul petto, mentre guardava il cielo grigio.


Light yourself: Gocce Di Eterno Splendore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora