Erick
Non potevo dire di essere qualcuno. Noi schiavi eravamo cose, oggetti che i padroni utilizzavano a loro piacimento. C'era chi da persona libera lo diventava a seguito della perdita di una guerra o per pagare i propri debiti. Invece altri erano nati schiavi e sarebbero morti da schiavi. I primi almeno avevano assaggiato la libertà, se la erano gustata. Dapprima non la avevano apprezzata, dandola per scontata, ma da schiavi ne avevano compreso l'enorme valore. I secondi invece non avevano mai conosciuto la libertà, la sognavano la notte, dopo aver ricevuto una serie di frustate.
Io non conoscevo la libertà. Non avevo mai vissuto veramente. Osservavo spesso le persone libere e provavo a immaginarmi come potessero essere le loro vite.
Non potevo avere sogni o aspirazioni. Non potevo permettermele.«Tutti ok, fratello?» mi chiese Mike. Alcuni ricci castani gli erano scesi sulla fronte andando quasi a nascondere i suoi occhi verdi. Mika non aveva segni di frusta sulla schiena. La Signora Carrot, venditrice di vestiti lussuosi per dame importanti, lo trattava con riguardo, quasi come se fosse un figlio. Lo nutriva con cibi prelibati e non lo faceva mai lavorare.
«Sto bene, Mikey»
«Io non direi. Fissi il vuoto come un idiota.» commentó Augustus con un mezzo sorriso.
Il padrone di Augustus era Togmotà, un ricco mercante di spezie e pozioni. Il compito di August era di aiutarlo con il conteggio di denaro. Augustus non aveva bisogno di rubare delle monete perché lo stesso Togmotà glie ne dava una buona parte per farlo andare a divertire con gli altri ragazzi a fine giornata. Loro, a differenza mia, erano schiavi solo di nome.
«Stavo solo pensando.» risposi lentamente.
Con le mani strinsi una tegola del tetto.
C'eravamo arrampicati su una casa vicina al campo di addestramento dei soldati del Re Zaafa. Re Zaafa era un buon re, aveva costruito nuove strade e monumenti, aveva agevolato le persone povere e una volta alla settimana distribuiva pane alla popolazione. Ma non aveva abolito la schiavitù.
Non era vero che non avevo alcun sogno o aspirazione. Mi sarebbe piaciuto diventare un soldato. Osservavo affascinato le loro mosse, le spade e la loro fierezza.
«A cosa?» mi chiese Mike.
«A niente.» risposi. Un soldato eseguì un affondo con la spada.
Mi piacevano molto le armi in generale, ma il mio padrone, Mastro Krik - proprietario della fonderia all'angolo tra la via dei bisbigli e la via del sole - non mi permetteva di toccare le spade. Il mio compito era quello di mantenere acceso il fuoco. Una volta avevo osato sfiorare con un dito una lama e Mastro Krik non era stato clemente con la frusta.
«Avete sentito di quel che è successo in Piazza Grande?» ci chiese Augustus.
«Che è successo?» Mike si giró verso l'altro ragazzo.
«I due figli delle famiglie dei Woller e dei Greenguard si sono sfidati.» rispose Augustus, passandosi una mano tra i corti capelli color vino.
«Davvero? Chi ha vinto? »
«Sono I soliti scontri tra famiglie nobili. Nulla di così interessante.» dissi. La pancia mi faceva male. Avevo fame. Il massimo che Krick mi lanciava nella mia "stanza" era un tozzo di pane secco. Soffrivo la fame e la cosa non sfuggiva a Mike e Augustus, che quando potevano mi davano un pezzo di formaggio rimediato dalla tavola dei loro padroni o una mela. Anche Felli il panettiere mi donava del pane. La sua specialità era il pane nero con cereali, il mio preferito. Felli non mi chiedeva nulla in cambio del cibo. Era un anziano gentile con tutti e sempre disposto ad aiutare il prossimo. C'eravamo conosciuti quando ero piccolo. Avevo iniziato a rubare del cibo per sfamarmi e quando avevo visto il suo forno e il buon profumo di pane che ne usciva, non avevo esitato. Quando Felli mi aveva sorpreso a rubare, al posto di punirmi per aver preso una baguette, me ne donó due dicendomi che quando avrei avuto fame, sarei potuto andare da lui.
A Mastro Krik non interessava se qualcun altro mi sfamava, a lui servivano solo le mie braccia per pompare l'aria e alimentare il fuoco, quindi non disse nulla quando mi vide portar a casa di nascosto un pezzo di pane più grande delle briciole che lui mi dava.
«Quindi? Chi ha vinto?» chiese Mike, ancora in attesa di una risposta.
«Sir Fouzard Woller è rimasto ferito. Ha vinto Sir Silas Greenguard. »
«I Greenguard sono sempre stati i più forti...e Re Zaafa che ha detto?»
«Non si è ancora pronunciato riguardo alla questione.» rispose Augustus.
I nostri occhi tornarono sui soldati.
Degli uomini con indosso armature grigie con rifiniture color crema entrarono nel campo di addestramento. Al centro del petto avevano un fiore di loto dorato dai tanti petali. Dalle spalle gli scendeva un mantello azzurro. Erano le guardie reali dei Della Rovere.
«Wow che ci fanno qui le guardie reali?» chiese Mike, eccitato .
Erano cinque guardie e con loro non vi era nessuno dei reali.
«Penso che siano venuti per allenarsi.» ipotizzai.
«Si, lo credo anche io» disse Augustus.
«Secondo voi chi è il più forte?» chiesi.
«Devis Taddor. » Augustus Indicò un uomo alto con dei capelli neri e una barba curata «Lui è il migliore.»
«Ma che dici?! » Mike si mise a cavallo del tetto e Indicò un giovane uomo con dei capelli bianchi. «Lui è il migliore.»
«Chi è?» chiesi.
«Lucky Nightmare. L'ho visto tante volte. È la guardia fidata della regina Esme. Si dice che abbia vinto un combattimento contro ben cinque uomini per proteggere la regina.»
«Cinque uomini?» Non credevo a ciò che avevo appena sentito.
«Si!» Molto probabilmente quell'uomo era l'idolo di Mike.
«Si, certo, certo. Si dice che tenga al sicuro la regina anche nel suo letto.» disse Augustus, malizioso.
«Non è vero! Sta zitto, idota! » lo zittí Mike.
«Avanti, lo sanno tutti!»
«Io non lo sapevo.» ammisi.
«La gente dice tante cavolate, e questa non è vera!» disse Mike.
«Come vuoi.» Augustus fece spallucce.
Guardammo combattere quella giovane guardia dai capelli bianchi.
Due altre guardie si erano offerte di allenarsi con lui. Avevano sferrato alcuni colpi, ma Lucky Nightmare li aveva schivati e aveva steso una guardia con un forte pugno in faccia e con un gesto veloce aveva disarmato l'altra. Aveva fatto tutto ciò senza nemmeno impugnare un'arma. Era formidabile.
Poi estrasse la sua spada e la puntò contro una ragazzo dai capelli biondi ricci, anche egli una guardia.
Quello Impugnó la sua lama e la incroció con quella del compagno.
«Secondo voi chi vincerà?» chiesi.
«Lucky.» sentenzió Mike.
«L'altro chi è?»
«Manfredi Hana.» mi informò Augustus.
Il combattimento tra i due stava iniziando quando una voce aggressiva ci immobilizzó.
«Ehi voi! Scendete immediatamente da sopra la mia casa!» urló il signor Gustave.
«Vieni a prenderci se ne hai il coraggio, grassone!» lo sfidai.
«Come osi?!»
Io, Mika e Augustus corremmo sul tetto, saltando da una parte all'altra, rudacchiando.
«Adesso vi faccio vedere io!» Il Signor Gustave provó ad arrampicarsi, ma ricadde sul terreno a gambe all'aria.
Non riuscimmo a non ridere.
«Questa è stata l'ultima volta Erick! Chiamerò le guardie!»
«Non riusciranno mai a prendermi! » risposi.
«Lo vedremo!»
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Light yourself: Gocce Di Eterno Splendore
Fantasy[𝕀𝕟 𝕔𝕠𝕣𝕤𝕠] 𝕊𝕖𝕔𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕃𝕚𝕓𝕣𝕠 «Non ti lascerò mai, Manfredi. Mai!» mi disse, afferrandomi per un braccio. La sua stretta era forte, possessiva. «Uffa! Dovrò sopportati per un periodo di tempo troppo lungo» mi lamentai, senza staccare...