Erick
La schiena faceva male nonostante fossero passati più di quindici giorni dalla mia ultima frustata. Il padrone Krik non era stato clemente (non lo era mai).
Il foglio di carta ripiegato che avevo in mano era una lista che mi aveva dato Mastro Krik. Vi erano scritti i nomi dei materiali che gli servivano per costruire una maestosa armatura per uno dei nobili del luogo. Per prima cosa dovevo andare dal signor Edward per la sfilterite, da Mastro Jonas per il cobel e da tutte persone a me non nuove. Il Padrone mi mandava spesso a raccogliere il materiale per le sue creazioni. Mi aveva dato anche un sacchetto con dei drachi d'oro. Avevo subito legato la sacca di pelle alla cintura in modo da non perderla. Prima di buttarmi fuori dalla sua bottega con un calcio nel sedere, Krik mi aveva afferrato per la camicia e mi aveva detto con un ghigno che faceva intravedere alcuni dei suoi denti finti :«torna senza un soldo e ti ammazzo.»
E sapevo che non scherzava.
L'ultima volta che non avevo portato il resto, spendendolo per un pezzo di pane e per del cibo vero, Mastro Krik mi aveva picchiato così forte che per giorni non mi ero riuscito a rialzare da terra. Per nulla al mondo avrei permesso che accadesse di nuovo.
Una strana visione interruppe i miei pensieri. Sul muro della casa a tre piani al centro della piccola Piazza dei Miracoli vi era tutta cenere, come se vi fosse stato un incendio, ma non poteva essere. La casa era bruciata solo da un lato. Come me molte persone si fermavano ad osservare quello strano prodigio. E credetemi se vi dico così. In tutti i miei diciassette anni non avevo mai visto una cosa del genere.
Avanzai verso la casa ma una mano di ferro mi blocco. Era una delle guardie del re.
«Sparisci, Ragazzo. Non c'è nulla da vedere qui.» disse la guardia sui cinquant'anni.
«Ma signore, non ho mai visto nulla del genere.»
«Non sei l'unico.»
«Cosa è successo qui?»
«un incendio.» disse. Ma dall'espressione sul suo volto si poteva vedere da kilometri che stava mentendo.
«Ma non può essere, Signore. La casa è bruciata solo su un lato.»
«Allora Ragazzo, vuoi sparire sì o no?»
Abbassai lo sguardo sul terreno e un'idea - non una delle mie migliori-mi venne in mente. Ma la curiosità era troppa e non potevo resistere.
Aprii il sacchetto di pelle che avevo alla cintura e gli offrii due monete.
"che cosa è questa roba?" disse la guardia con una espressione schifata.
«se non sei cieco puoi vedere che è denaro.»
«e cosa vorresti fare?»
«Se tu mi dici cosa è successo qui, io ti do' due drachi d'oro.»
«Una guardia azzurra non accetta denaro, se non quello del re.»
Sbuffai e rimisi i soldi nel sacchetto.
«E va bene. Hai vinto tu. Me ne vado.»
«Bravo ragazzo. Fila via.»Mi allontanai a malincuore dal luogo e mi diressi verso la bottega del signor Edward.
Il sacchetto di cuoio sbatteva contro la mia gamba destra ad ogni mio passo, producendo un suono metallico.
"Pagnotte calde!» disse una anziana signora dai capelli bianchi.
Il profumo di pane appena sfornato mi invase le narici e mi rapí, trascinandomi al banco della signora, dove vi erano altre persone ben vestite. Dalle pagnotte usciva il fumo.
In poco tempo mi salí l'acquolina in bocca.
Quando la signora mi domandó cosa desiderassi, sobbalzai per quando ero assorto in quel dolce profumo. Pensai un attimo prima di rispondere alla signora. Non dovevo dimenticare l'avvertimento del mio padrone. Krik era capace di uccidermi per davvero.
"ah no grazie" risposi e per abitudine posai la mano sulla mia gamba destra per accarezzare il sacchetto di pelle. Ma la mia mano non toccò nulla, solo il tessuto dei miei pantaloni.
Mi girai di scatto e mi tastai la cintura, dicendo nel panico :"oh no! Oh nonono!"Mi misi le mani nei capelli.
"cazzo! Quello mi ammazza! Nononono!”Mi guardai intorno. Un ragazzo correva lungo la strada dandomi le spalle e nella sua mano potei riconoscere il mio sacchetto di pelle. Non esitai e lo rincorsi.
«Ehi tu! Fermati!» urlai.Subito dopo pensai :" che deficiente che sei Erick!Se gli dici di fermarsi secondo te si ferma? Col cazzo!"
Appena Il ragazzo mi vide si infilò in una stradina. Non mi persi d'animo e continuai a rinseguirlo. Ma come aveva fatto a sfilare il sacchetto dalla cintura senza che io me ne accorgessi?
Arrivammo ad una piazza. Per un attimo lo persi di vista ma con la coda dell'occhio lo vidi arrampicarsi su una scala di legno appoggiata al muro esterno di una casa abbandonata. Vi era un foro nella parete. E il ladro vi passó velocemente attraverso. Salii anche io la scala e saltai attraverso il foro nel muro come aveva fatto il ladro, ma non saltai abbastanza e inciampai su un mattone grigio, dando una facciata sulle travi lignee del pavimento dell'abitazione.
Quando mi rialzai da terra mi misi una mano sulla fronte probabilmente ferita. Sul palmo della mia mano vi era un caldo liquido rosso. Allora pensai:"che vita di merda la mia."
Guardando davanti a me, vidi il ladro che faceva girare attorno al dito il mio sacchetto di pelle.
"Già stanco?" mi chiese. La sua voce aveva un non so ché di femminile.
Un ciuffo di capelli verde scuro scendeva lungo una sua spalla. Era una ragazza?"Ti prego devi ridarmi quei soldi. Sono l'unica cosa che ho. Se non torno con quella sacca dal mio padrone, lui mi ucciderà."
"chi è il tuo padrone, ragazzo?"
"Mastro Krik." notai che gli occhi della ragazza erano gialli, come quelli di un serpente.
"Allora so dove andare per il tuo funerale!" ridacchió prima di riprendere a correre."No, diamine!" anche io ripresi a rinseguirla, anche se un po' dolorante.
La ladra scese velocemente le scale di legno che portavano al piano inferiore della casa abbandonata e dando una forte spallata contro la porta di ingresso, la aprí e tornò per strada.Mi diressi anche io verso la porta di ingresso, ma un'anta si richiuse con violenza. Parando le mani di fronte a me riuscii ad evitare che mi prendesse in faccia.
Mi ritrovai di nuovo per strada.
Per tutto quel tempo non avevo perso di vista la ragazza, che faceva slalom tra dei carri in movimento trainati da cavalli e sgusciava tra le persone. Dovevo ammettere che era piuttosto brava.
" Fermate quella ladra!" dissi correndo.
Mi mancava il fiato, quindi non ero sicuro di quante persone mi avessero sentito. Perché di fatto la gente intorno a me continuava a farsi i suoi affari con indifferenza.
Passai tra un nobile signore e una signora grassottella vestiti in modo elegante.
Un carro mi passó davanti, tagliandomi la strada.
Non mi persi d'animo. Avevo quasi raggiunto la ragazza.
Un ultimo sforzo e avrei potuto afferrarla per il cappuccio.
Sennonché la ladruncola con uno scatto svoltò a destra infilandosi tra un altro gruppo di persone.
Non riuscii a girare come aveva fatto la ragazza e andai a sbattere contro qualcosa di morbido, circondandolo con le braccia, prima di cadere pesantemente sul selciato della via.
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Light yourself: Gocce Di Eterno Splendore
Fantasy[𝕀𝕟 𝕔𝕠𝕣𝕤𝕠] 𝕊𝕖𝕔𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕃𝕚𝕓𝕣𝕠 «Non ti lascerò mai, Manfredi. Mai!» mi disse, afferrandomi per un braccio. La sua stretta era forte, possessiva. «Uffa! Dovrò sopportati per un periodo di tempo troppo lungo» mi lamentai, senza staccare...