Azula
«Tesoro, è un piacere averti con noi. Come sono andate le lezioni?» mi chiese mia madre. Le tende blu erano chiuse e non mi permettevano di vedere le mie uniche amiche e confidenti, la luna e le stelle.
Il grande lampadario era acceso e la cera delle candele si scioglieva lentamente.
Il maestro Sigmud aveva iniziato a parlare di carte e regni, di antiche alleanze, ma quando aveva iniziato a parlare dei vecchi re di Avreadel, non avevo resistito e mi ero addormentata.
«Bene Madre. Ho imparato molte cose sui re del passato e sui nostri alleati.»
«Mi fa piacere, figlia mia.» un servitore vestito con abiti eleganti posò delicatamente un vassoio contenente frutta sul tavolo. Ma non fu quello a catturare la mia attenzione. I miei occhi continuavano a fissare il piatto dei dolci. Soffici panetti al burro e al miele ricoperti di zucchero.
«Perdonate il ritardo, figliole care. Ma importanti questioni richiedevano la mia attenzione.» disse Zaafa. Prima di prendere posto, il re posò un bacio sulla fronte della regina. «Buongiorno, mia rosa.»
Tiana teneva il muso da troppi giorni e non capivo il perché.
«Titi? Tutto bene?» chiesi, preoccupata.
«È inutile che fingi di esser innocente. Hai preso tu la mia coroncina!»
«Che?»
«Hai rubato la mia coroncina!»
«Non è vero! Come puoi dirlo?»
«Ragazze, vi prego. Non litigate.» disse Esme.
«Titi, piccola mia, va in camera tua.» disse Zafa. Titi non fece storie. Un' ancella si avvicinò alla piccola e prendendola per mano, la condusse fuori dalla sala.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato, madre?»
«No, tesoro. Non vogliamo rimproverarti. Non hai fatto nulla di sbagliato.» quelle parole mi rassicurarono.
«Hai ormai raggiunto i diciassette anni, età giusta per scegliere uno sposo.» lasciai ricadere il cucchiaio nel piatto di coccio.
«che?»
«Io e tuo padre abbiamo trovato uno sposo adatto per te.» No. Non volevo finire come Faurielle. Mia sorella si era sposata due anni prima con Lord Trevor Woolen, un uomo violento e rozzo. Ma i miei genitori avevano visto l'occasione per una buona alleanza e non avevano esitato a dar in sposa una figlia.
«Sir Silas Greenguard è un buon pretendente.»
«No. Non potete farlo! Papà?! » dissi in tono supplichevole, cercando appoggio da mio padre. Ma Zaafa restava in silenzio, guardandomi con impotenza.
«È un brav uomo, tesoro. È perfetto per te.»
Mi alzai di scatto dalla sedia. «Perché non posso scegliere io?! Perché dovete sempre decidere tutto voi?! Non vi importa nulla di ciò che penso?»
«Ricorda ciò che ti abbiamo insegnato quando eri bambina: il bene del regno e della famiglia vengono prima di tutto. Pensavo te lo ricordassi.» disse mia madre. Il suo tono di voce dolce era stato rimpiazzato da uno acido e autorevole.
«Ma madre!»
«Presto conoscerai il tuo sposo, figlia mia. Vedrai che ti piacerà.» Zaafa mi mostrò un debole sorriso, nel tentativo di convincermi.
«No!» mi allontanai dalla tavola, pronta a correre verso le mie stanze, ma tornai in dietro per arraffare quattro panetti al burro.
Quando i servitori si sporsero per aprire le porte per farmi uscire dalla sala, Esme disse in tono allegro:« La cerimonia per il vostro fidanzamento sarà a breve!»
Non diedi il tempo ai servitori di aprire le due ante e mi gettai addosso alla porta, aprendola da sola e sbattendola alle mie spalle.Corsi veloce verso le mie stanze, ma nella corsa disperata, urtai la spalla contro una guardia. L'impatto mi fece fermare. Un panetto di burro volò in aria. Lo guardai cadere, ma una mano lo afferrò per tempo.
«Si sente bene, principessa?» chiese una voce profonda e premurosa.
I capelli bianchi dell'uomo erano mossi e delle ciocche gli eran cadute sulla fronte, il fiore di loto dorato della sua armatura luccicava, il mantello blu notte ondeggiava mosso da un vento impercettibile.
Rimasi ad osservare la guardia con una faccia da ebete, incantata dal suo fascino. Insomma, quello che mi succedeva ogni volta che vedevo Lucky Nightmare.
Il suo cognome non gli dava giustizia, quando lui era un sogno.
«Si sente bene?» chiese lui ad un tratto, risvegliandomi dalle mie fantasie.
«eh? Ah si si. Sto bene. Sto bene.»
«Penso che questo sia suo.» Lucky mi porse il panetto di burro, sorridendomi.
Esitai. «Puoi tenerlo se vuoi. Ne ho tanti, come vedi.»
Ridacchió e osservò il dolce che aveva tra le mani.
«Non ne ho mai mangiato uno.»
«È buono. Assaggialo.»
«Non posso mangiare il cibo che è stato alla tavola del re.» disse.
«Allora io ti ordino di mangiarlo.» dissi con finta voce autoritaria, cercando di imitare i miei noiosi genitori,ma non ero brava a dare ordini. «Per favore.» aggiunsi, sbattendo le ciglia.
«Ogni suo ordine è un mio dovere.» disse con un sorriso divertito. Diede un morso al panetto e masticó.
«Allora? Come è?» chiesi.
«Devo ammettere che è davvero molto buono.» le sue labbra erano cosparse di zucchero bianco. Lucky sarebbe stato il perfetto sposo per me, ma quella possibilità viveva solo nei miei sogni.
«Hai un po' di zucchero.» dissi indicando le mie labbra con un dito, mentre sorridevo.
Lucky se ne rese conto e ricambió il mio sorriso, prima di leccarsi con cura le labbra zuccherate.
Rimasi ad osservarlo. La guardia diede un altro morso al dolce, quando una voce lo richiamò.
«Lucky.» chiamò una guardia dai corti capelli neri.
Lucky divenne improvvisamente rigido e i suoi occhi azzurri divennero gelidi.
«Principessa, se permette, devo tornare al mio turno di guardia.» Lucky fece un leggero inchino.Annuii. Lucky mi voltò le spalle e raggiunse il compagno.
Aveva ancora un po' di zucchero sulle labbra.
Lo guardai un'ultima volta, poi mi diressi verso le mie stanze.
Ognuno di noi aveva dei doveri, ma io non avrei mai accettato di sposare Sir Silas Greenguard. Mai.Nota d'autore :
Scusatemi se il capitolo è corto. Spero che la storia vi stia piacendo! Presto pubblicherò il nuovo capitolo. Cosa succederà ai Guardiani rimasti? Cosa farà Azula? Ed Erick? Senior Black è davvero così vicino?
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Light yourself: Gocce Di Eterno Splendore
Fantasy[𝕀𝕟 𝕔𝕠𝕣𝕤𝕠] 𝕊𝕖𝕔𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕃𝕚𝕓𝕣𝕠 «Non ti lascerò mai, Manfredi. Mai!» mi disse, afferrandomi per un braccio. La sua stretta era forte, possessiva. «Uffa! Dovrò sopportati per un periodo di tempo troppo lungo» mi lamentai, senza staccare...