Capitolo 21 Rapporti difficili

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Dopo qualche ora, mi svegliò il bussare violento alla porta. Aprii gli occhi all'improvviso, mi guardai intorno; la luce del giorno illuminava la stanza, non ero nella ventiquattro e ci misi qualche istante a capire che ero nel letto di Tyler, ma lui non c'era. Ero confusa ed ebbi subito la sensazione che qualcosa non andava. Non la smettevano di bussare, così mi alzai ad aprire prima che chiunque fosse sfondasse la porta. La spalancai irritata da quell'insistenza e il volto contrariato di Tom mi diede il buongiorno. Mi chiesi per quale motivo Jason avesse deciso di affidarmi proprio a quell'uomo, sapeva che non esisteva una particolare simpatia tra noi. Lo consideravo un prepotente, e lo evitavo ogni volta che potevo. Tuttavia faceva parte della squadra, Jason si fidava di lui e io mi fidavo di Jason.

<<Preparati, ti devo portare in ospedale. Fai in fretta!>>

Lo guardai. Scendevo dalle nuvole, mi era completamente passato di mente. Uscii da quell'appartamento e raggiunsi il mio, mi stava alle costole, entrai e lo lasciai fuori.

<<Sarà meglio che ti dia una mossa o faremo tardi!>> gridò. Dall'atteggiamento, era evidente che neanche lui era felice di quell'incarico. Indossai la prima cosa che trovai nell'armadio, c'era qualcosa di insolito nell'aria e la fretta che avevo io, non era quella di recarmi in ospedale. Volevo vedere Jason e capire cosa diavolo stesse succedendo! In poco tempo ero pronta. Agitata, irritata, spaventata, ma pronta per uscire. Feci un lungo respiro, pensai ai punti della ferita, era il motivo per cui dovevo recarmi in ospedale; poi pensai a J e a quanto fosse furioso con noi. Ero pronta, potevo affrontarlo. Poi pensai a Tom, quella era la cosa più difficile da affrontare nello stato in cui mi trovavo. Era una fortuna che a nessuno era ancora venuto in mente di affidarmi un'arma, in quel particolare momento, avrei potuto usarla contro di lui. Finalmente uscii e vedere l'espressione sul volto di Tom non fu d'aiuto, con tutta probabilità il suo pessimo stato d'animo era causato da quell'incarico, ma si sa, gli ordini non si discutono. Alla reception Alan era comodamente seduto sulla sedia girevole, e ridacchiava guardando un programma in tv.

<<Dov'è J?>> chiesi.

<<Ha fatto la notte per aspettare voi, starà dormendo adesso!>> rispose Tom. Quel tono d'accusa mi infastidì ulteriormente.

<<Dov'è Tyler?>>

<<J gli ha dato un incarico. Probabilmente per tenerlo qualche giorno lontano da te.>>specificò tanto per farmi stare peggio.

<<Qualche giorno?>>domandai <<AJ dov'è? Ha spedito via anche lui?>> a quel punto oltre ad essere confusa ero anche furiosa. Tutto quello che stava succedendo mi sembrava eccessivo.

<<Sì, è con Tyler.>>rimase vago, non dava informazioni, probabilmente erano gli ordini, ma niente mi toglieva dalla testa che si stava divertendo tantissimo. Ci dirigemmo in garage, la rabbia stava montando rapidamente e cominciai a pensare a tutto ciò che avrei detto a Jason non appena l'avrei visto.

Tom mi ordinò di salire sulla sua moto e io altrettanto bruscamente rifiutai, non avevo nessuna intenzione di condividere con lui una cosa del genere. Probabilmente il sentimento era reciproco, perché non fece alcuna resistenza. Si avvicinò alla Mustang e si mise alla guida. Durante tutto il tragitto cercai di trattenere ciò che volevo dirgli. Presi il cellulare e provai a chiamare Tyler. Il telefono squillò incessantemente prima che qualcuno si decidesse a rispondere.

<<Sono AJ. In questo momento non può venire al telefono. Quando avrà finito ti faccio richiamare.>> la conversazione fu interrotta bruscamente, ed io, continuavo a non capire. Ero all'oscuro di tutto e nessuno si era ancora scomodato di spiegarmi cosa diavolo stesse accadendo. Tom fermò l'auto. Eravamo arrivati, la spense e prima di scendere si assicurò che conoscessi la sua opinione:

Una sola via d'uscitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora