Il mattino seguente mi svegliai di soprassalto. Il sole era già alto da un pezzo, l'orologio segnava l'ora di pranzo. Avevo sete, un fastidioso senso di nausea e un gran mal di testa. Ancora frastornata dalla serata e confusa dal sonno, percepii la sensazione di non essere sola. Mi voltai di scatto nel letto e vidi una grande sagoma che si muoveva al ritmo del suo respiro. Ci volle solo qualche istante per capire chi fosse. Guardai sotto il lenzuolo e con sollievo, ogni indumento era al suo posto. Non ricordavo cosa ci facesse quell'uomo nel mio letto né cosa fosse successo, ma ricordavo chiaramente di aver bevuto troppo e di aver fatto una pessima figura davanti a tutti. Provai una gran vergogna. Qualunque cosa fosse successa, l'avrei cacciato dal mio letto, dalla mia vita e dopo non mi sarei più fatta vedere da nessuno di loro. Forse sarebbe stato meglio cambiare città. Senza attendere oltre mi fiondai sotto la doccia, per togliermi di dosso i postumi e schiarirmi le idee. Mi vestii in bagno e mi guardai allo specchio per farmi coraggio, non riuscivo neanche a guardarmi in faccia. Come un flash mi era venuta in mente una scena, io che tentavo in tutti i modi di stare in piedi nel prato davanti l'entrata del residence, spingevo via Tyler che tentava di aiutarmi, poi sono inciampata e caduta, lui che mi ha raccolto come fossi stata un sacco di patate e mi ha portato dentro. Ricordavo solo Jason, il suo volto ancora una volta divertito, Tyler che gli lanciava le chiavi dell'auto e che lo salutava con l'espressione 'capo', poi più nulla.
Al mio ritorno dal bagno Tyler dormiva ancora. Mi avvicinai per svegliarlo, ma prima mi soffermai ad osservarlo, solo qualche istante. Indossava un pantalone ed era senza la maglietta, la sua figura era forte ed armoniosa ma, prono e ancora privo di sensi pareva vulnerabile. Scorsi sulla schiena muscolosa, tra le scapole proprio sotto il collo e parzialmente coperto dai lunghi capelli, un sole tatuato. I raggi finivano a punta ognuno in una direzione diversa, ribelli, disordinati e al centro, un fitto vortice riempiva l'interno. Mi inginocchiai accanto al letto, attratta da quel disegno, lo sfiorai con le dita e a quel contatto l'uomo si mosse appena, allontanai la mano e lo chiamai.
<<Svegliati!>> A quel punto volevo sapere, non che mi sarebbe dispiaciuto, ma avrei preferito essere in condizione di ricordarmelo. Egli aprì finalmente gli occhi, mi guardò per un lungo momento, probabilmente aveva necessità di fare chiarezza e richiamare alla memoria cosa facesse nella mia stanza, glielo concessi poi, solo dopo qualche istante sorrise.
<<Ehi!>> salutò e si mise seduto. Feci un cenno e sorrisi appena. <<Sei splendida anche appena sveglia.>>esordì. Sembrava sincero, non mi stava prendendo in giro. <<Oltretutto nonostante la sbronza di ieri sera...>> ed ecco che la sensazione che mi avesse fatto un complimento svanì. Mi morsi il labbro per l'imbarazzo e distolsi lo sguardo. Senza girarci troppo intorno infine feci quella domanda:
<<Cosa è successo stanotte?>> lo guardai in attesa di una risposta.
<<Non ricordi? Non mi meraviglio, ci hai dato dentro ieri sera!>>
Scossi il capo. <<No, poche cose e confuse, niente che riguardi 'noi'.>>
<<Non è successo niente.>> disse trattenendo un sorriso, si prendeva gioco del mio imbarazzo. <<Sarebbe stato così terribile?>>
Ignorai la domanda e lo guardai severa, si rese conto del mio disappunto e senza farsi pregare ancora, spiegò come erano andate le cose.
<<Ti ho accompagnata dal pub con la Mustang, poi ti ho portata dentro perché non ti reggevi in piedi.>> a quel punto mi era venuta di nuovo in mente quella scena, io che ero caduta pateticamente per terra e lui che mi aveva raccolto come un sacco. <<Ti ho messa giù quando siamo arrivati davanti alla porta della stanza, non riuscivi ad aprirla, alla fine ho aperto io. Ti ho accompagnata fino al letto. Stavo andando via e mi hai afferrato il braccio. Mi hai chiesto di rimanere. Hai detto che avevi paura, che non volevi stare da sola, hai blaterato qualcosa su tuo marito.>> spalancai gli occhi per la sorpresa, gli avevo parlato di lui? <<Sono rimasto. Poco dopo sei svenuta nel letto, ti ho tolto i pantaloni perché erano sporchi di erba. Tutto qui. È stata dura addormentarmi.>> strizzò l'occhio. Mi tranquillizzai, la storia era credibile e ignorai i suoi allusivi commenti.
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Una sola via d'uscita
RomanceLei si chiama Sole, vive a Roma e sta vivendo un incubo. L'uomo che ha sposato, Roberto è un boss della criminalità organizzata. Investita da un coraggio che non credeva neanche lei di avere, ruba una valigia al marito e salta su un aereo. Smarrita...